Rinuncia2

Cari cercatori, cari fratelli e sorelle, desidero fare un discorso sulla rinuncia. Qui siamo tutti cercatori, quindi non abbiamo paura della parola "rinuncia". Una persona comune e senza aspirazione di solito è allarmata nel momento in cui sente la parola "rinuncia". Per lui, la rinuncia significa rinunciare a tutto ciò che ama e a cui tiene, a tutto ciò che afferma essere suo. Ma come persone spirituali, sappiamo che la rinuncia significa qualcos'altro. Significa rinunciare alle cose che sono non-divine, irreali, imperfette, cose che ci costringono costantemente a restare indietro nella nostra marcia verso Dio. A tutto ciò che è reale in noi, a tutto ciò che è divino in noi, a tutto ciò che è perfetto in noi non rinunceremo mai. Come cercatori della Verità trascendentale, non abbiamo paura della rinuncia proprio perché sappiamo a cosa rinunceremo e cosa otterremo con la rinuncia. Rinunceremo al finito per raggiungere l'Infinito, l'Eterno e l'Immortale che dimora in noi.

A cosa rinunciamo? Rinunciamo al nostro ego. Rinunciamo all'ego proprio perché il nostro ego è limitato e cieco. A cos'altro rinunciamo? Rinunciamo al nostro dubbio. Rinunciamo al dubbio perché il dubbio è un lento veleno che alla fine ci ucciderà. Rinunciamo alla nostra ignoranza. Rinunciamo all'ignoranza perché l'ignoranza ci lega e ci fa sentire che siamo condannati per sempre alla coscienza legata alla terra. L'ignoranza ci fa sentire deboli e impotenti, e che una vita di Infinito, Eternità e Immortalità è ben lontana.

La rinuncia non può essere ottenuta dall'oggi al domani. Né possiamo ottenerla per caso. Per la rinuncia, dobbiamo andare nel profondo, pregare e meditare. Inoltre, dobbiamo conoscere la necessità dell'autoconquista. Questa autoconquista non è altro che la nostra scoperta di noi stessi, nient'altro che la realizzazione di Dio. La scoperta di sé e la realizzazione di Dio sono la stessa cosa, il dritto e il rovescio della stessa moneta divina, spirituale, immortale.

Il più grande poeta indiano, Tagore, una volta osservò che avrebbe rinunciato, ma non in modo austero. Ci sono persone che vogliono rinunciare a tutto e abbracciare la vita dell'austerità, ma l'austerità non è una vera rinuncia. La vera rinuncia dice che dobbiamo godere della libertà della liberazione qui in mezzo alle nostre molteplici attività; dobbiamo raggiungere la liberazione attraverso la purificazione, l'illuminazione e la trasformazione dei nostri limiti, imperfezioni e schiavitù. Dobbiamo condurre una vita normale, naturale, ma essere costantemente consapevoli delle cose a cui dobbiamo rinunciare interiormente per una vita più elevata, migliore, più appagante.

Il motto dello stato dell'Oklahoma è molto significativo: "Il lavoro vince ogni cosa." La rinuncia è lavoro dedicato, servizio dedicato. Quando offriamo con tutta l'anima il nostro servizio dedicato, conquistiamo tutto e raggiungiamo tutto. Qual è la cosa che ospita tutto? Il Sorriso di Dio. Quando offriamo il nostro lavoro dedicato a Dio, il Sorriso di Dio sorge nella nostra vita di dedizione. Un lavoratore sincero e dedicato sa che la sua vita è come un albero. Un albero lavora molto per offrirci fiori e frutti, per offrirci ombra e riparo. Dalla sua radice al suo ramo più alto, tutto ciò che un albero ha è un'offerta disinteressata. Dall'inizio alla fine, la vita di un albero è sacrificio. Anche quando tagliamo un ramo dell'albero, l'albero continua a offrirci riparo e protezione con i suoi rimanenti rami. Allo stesso modo, quando il nostro servizio dedicato viene frainteso, non smetteremo di servire o di offrire la nostra Luce. Continueremo con il nostro servizio dedicato, perché sappiamo di essere venuti al mondo per donarci. Un uomo di servizio dedicato ottiene soddisfazione costante e duratura dal suo lavoro, indipendentemente dal fatto che il mondo lo accetti o meno.

Questa è la preghiera di un sincero, genuino servitore dell'umanità, di un divino lavoratore:

O ignoranza, desidero essere un albero di compassione.
O uomo, desidero essere un albero di devoto servizio.
O terra, voglio essere un albero di pazienza.
O Paradiso, desidero essere un albero di costante aspirazione, che sale in alto, più in alto, altissimo.

La rinuncia cosciente è la manifestazione della pace. Una persona comune è soddisfatta del tipo di pace che i cercatori spirituali vedono come un mero compromesso. È un compromesso tra marito e moglie, tra nazione e nazione, tra un avversario e l'altro. Questo mondo ha bisogno di vera pace, ma nel momento in cui si raggiunge un accordo temporaneo, un compromesso, il mondo pensa di aver raggiunto la pace. Ma la vera pace è qualcosa di infinitamente più significativo e fruttuoso di questo. La vera pace è l'estasi infinita del nostro cuore e l'eterna soddisfazione della nostra anima.

La rinuncia è la manifestazione della nostra coscienza risvegliata. Una coscienza risvegliata è il ponte tra il cielo e la terra. Nella coscienza, l'uomo diventa; nella coscienza, Dio è. L'uomo diventa la sua Realtà più alta, che era una volta. Dio è la Sua Coscienza onnipervadente, trascendentale e universale, che Egli è stato eternamente.

Un uomo di rinuncia eleva la coscienza degli altri che aspirano o che stanno per aspirare. Questo suo atto disinteressato è il dono più grande che può offrire all'umanità. Il mondo è affascinato dai miracoli, ma il più grande, il più appagante di tutti, è elevare la coscienza degli altri. Un miracolo ordinario dura un fugace secondo e quando finisce ci ritroviamo nella stessa coscienza in cui eravamo prima. Ma quando avviene il vero miracolo, la nostra coscienza è elevata e illuminata. Mentre l'uomo della rinuncia marcia in avanti verso l'Aldilà più lontano, sale su una scala in evoluzione di coscienza trasformante e divinizzata. Con il suo stesso atto di autotrascendenza, l'uomo che rinuncia ispira ed eleva la coscienza dei suoi fratelli e sorelle che vogliono salire per la stessa scala.

Una persona comune ha paura della trascendenza. Sente che la trascendenza è qualcosa di sconosciuto, e forse inconoscibile. Sente che nel momento in cui entrerà nell'ignoto, sarà gettato nelle fauci stesse di una tigre divoratrice. Ma per i veri cercatori, l'ignoto non è un animale feroce. L'ignoto è qualcosa o qualcuno che non abbiamo ancora visto, ma la cui amicizia un giorno apprezzeremo e di cui faremo tesoro. Non abbiamo paura dell'ignoto perché preghiamo e meditiamo. La nostra preghiera e meditazione è come un riflettore che ci permette di vedere lontano. Se non usiamo questo riflettore di preghiera e meditazione, non saremo in grado di vedere nulla davanti a noi. La persona che non aspira sente che l'unica luce è dove si trova ora, e che un passo davanti a lui c'è tutta l'oscurità sconosciuta. Ma in noi, noi cercatori, c'è una lampada costantemente accesa che illumina il nostro cammino finché non vediamo che è diventato illuminato dal sole e abbastanza sicuro. E cos'è questa lampada? È la nostra fede: la nostra fede in Dio e la nostra fede in noi stessi.

Per il principiante, per chi ha appena iniziato a camminare lungo il sentiero, la rinuncia è necessaria e obbligatoria. Ma per un cercatore avanzato, la rinuncia non è necessaria. Se qualcuno è sul punto di realizzarsi o ha fatto enorme progresso nella vita interiore, la rinuncia assume per lui una forma diversa. In realtà non rinuncia più, ma cerca di trasformarsi. Se sente paura nel mondo o in se stesso, non rinuncia alla paura, ma con la sua luce interiore e saggezza la trasforma in coraggio. Se vede il dubbio del mondo o il proprio dubbio, con la sua luce interiore lo trasforma in fede. Quando trasforma la paura in coraggio, questo coraggio non è altro che una manifestazione divina. E quando trasforma il dubbio in fede, questa fede è il sentiero eternamente illuminato dal sole verso l'Aldilà supremo. A questo punto, la rinuncia è la trasformazione della nostra coscienza legata alla terra nella libera coscienza del Paradiso. Le pene e le privazioni della Terra si trasformano nella Delizia illimitata ma sempre crescente del Paradiso. L'ignoranza si trasforma in Sapienza divina, le tenebre in Luce, l'imperfezione in Perfezione e la schiavitù umana in Liberazione trascendentale.

"Amare
  L'Amore Divino è una fioritura di gioia e di dono di sé.
  L'amore umano è la capriola delle sofferenze e dei limiti."


FFB 109. 6 marzo 1974, 16:00 Sala Grande, Westby Student Center, Università di Tulsa, Tulsa (Oklahoma)