Scena 3

(Casa di Elisabetta. Entra Maria.)

ELISABETTA: Maria, Maria, ho sentito. Ma non devo più chiamarti Maria. D'ora in poi ti devo chiamare Madre, Madre del mio Signore Supremo. Beata e senza pari tra le donne. Beato e senza pari è tuo figlio tra gli uomini.

MARIA: Possa la divina Madre, Madre dell'universo, benedirmi, benedire il mio piccolo cuore. Possa la sua Coscienza Universale guidarmi, guidare la mia umile vita. Possa la sua luce trascendentale illuminarmi, illuminare il mio piccolo mondo.

ELISABETTA: Ti assicuro che lo farà. La Madre dell'universo soddisferà tutti i tuoi desideri e altro ancora.

MARIA: Grazie. Grazie. Ah, ho dimenticato di chiederti la cosa più importante. L'angelo mi ha detto che anche tu sei stata benedetta con un bambino divino. È vero?

ELISABETTA: Sì, è vero. Ma il mio non si può confrontare col tuo. Ciò non significa che la gelosia dimori nel mio cuore. No, non permetterò mai alla gelosia di oscurare la porta del mio cuore. Mio figlio sarà il precursore dell'arrivo supremo di tuo figlio. Mio figlio dirà al mondo chi è tuo figlio. Mio figlio condurrà il mondo sano e salvo a tuo figlio, la Dimora Suprema. È tuo figlio, ma sarà il mio Signore. Sarà il mio Supremo. Sarà il mio Tutto.

(Elisabetta canta.)

Dio è un Uomo,
Amo il Suo Volto.
Il suo amore blu-oro,
La mia gara legata al cielo.

MARIA: O Dio, concedimi tre doni. Vorrei vedere mio figlio sempre come Elisabetta lo vede. Vorrei sentire mio figlio sempre come Elisabetta. Vorrei fare tesoro di mio figlio sempre come Elisabetta lo valorizza.

Sri Chinmoy, Il Figlio, Agni Press, 1973