Parte III

SCA 413-419.-it Domande poste a Sri Chinmoy da suoi discepoli il 22 giugno 1996, all’Aspiration Ground, New York.

Domanda: Sul nostro sentiero può succedere che le necessità esteriori di una persona vengano soddisfatte, ad esempio qualcuno può trovare vitto e alloggio, amici, e piú dà l'impressione di essere spirituale, piú viene apprezzato dagli altri, magari resta per motivi esteriori, mentre interiormente potrebbe non avere la piú alta aspirazione per il Supremo. Per una persona cosí, è meglio restare sul sentiero con un'aspirazione insincera, con la speranza che un giorno essa divenga sincera, oppure cambiare vita?

Sri Chinmoy: Diciamo che qualcuno ha iniziato la sua vita spirituale con la massima sincerità, ma poi questa ha iniziato a scemare, se questa persona capisce di non essere stata in grado di recuperare tale sincerità durante gli ultimi cinque o sei anni, allora deve cercare la sua nuova barca, in altre parole, deve tornare alla vita ordinaria, perché non è solido nella vita spirituale, sta solo facendo una vita comoda, la sua disciplina spirituale è quasi nulla anche se, come dici, fa sentire agli altri di essere molto devoto, ma se vuole davvero sviluppare la sua sincerità, allora qualcosa dentro di lui lo pungerà, facendogli sentire che non è sincero.

Se dopo cinque o sei anni una persona non riesce a ritrovare la sua sincerità ardente, è inutile che rimanga sul sentiero, con la speranza che un giorno tale sincerità ritornerà di punto in bianco. Alcuni pensano che un giorno ogni cosa ritornerà, anche se hanno perduto la sincerità, hanno perduto la purezza, hanno perduto la sicurezza, hanno perduto la confidenza. Ognuno inizia con la sincerità: ogni persona che accetti la vita spirituale, vuol conquistare l'insicurezza, la gelosia, e le altre imperfezioni, ma dopo quattro o cinque anni di discesa, alcuni discepoli prendono quelle stesse debolezze come loro forza. Le debolezze cominciano a prender la forma di pretese: "Sono insicuro, perciò il Maestro dev'essere piú compassionevole verso di me, sono geloso, perciò il Maestro dev'essere piú compassionevole verso di me, deve pur sapere che sono debole, che sono impuro, perciò dev'essere piú compassionevole verso di me, lui vede che sto lottando per la purezza."

All'inizio quella pretesa non era nella mente del discepolo: se era insincero, stava disperatamente cercando di diventare sincero, se era impuro, stava cercando di diventare puro, se era insicuro, stava cercando di diventare sicuro. Stava aspirando per raggiungere tutte queste qualità divine attraverso il giusto metodo: preghiera e meditazione. Dopo cinque o sei anni, queste debolezze prendono un'altra forma: il discepolo avanza delle pretese verso il Maestro: "Io sono debole, sono stato con te per tanti anni! Cos'hai fatto tu? Come mai non mi stai rendendo perfetto?" Prima stava disperatamente cercando di diventare un perfetto discepolo, dopo alcuni anni, la sua teoria è cambiata, ora dice: "Ti ho dato molti anni della mia vita, ora è tuo preciso dovere rendermi perfetto!"

Se questi discepoli, che sono discesi considerevolmente nel corso degli anni, sentono che non c'è speranza per loro di risalire di nuovo le scale, allora per loro è una perdita di tempo restare sul sentiero. La nostra filosofia è quella della trascendenza e del progresso. Se dopo cinque o sei anni non riescono a ritrovare la sincerità o la purezza o le altre qualità divine con le quali hanno iniziato, se non possono tornare al punto di partenza, come avranno mai la determinazione di correre veloce, velocissimo, ed alla massima velocità? Io sento che quella di un carro indiano trainato da buoi, non è vera "velocità." Per queste persone, la destinazione rimarrà irraggiungibile, perché la meta è lontana, molto, molto lontana!
Piú avanti ancora, quelle stesse persone che procedevano alla velocità di un carro da buoi indiano, odieranno la vita spirituale ed il loro Maestro. Diranno: "Cos'hai fatto? Ho dato trenta o quarant'anni della mia vita alla spiritualità: non mi hai reso sicuro, non mi hai reso confidente, non hai accresciuto il mio amore, non hai accresciuto la mia devozione, non hai accresciuto il mio abbandono! Hai fatto cosa?" Inizieranno a biasimare la vita spirituale, biasimare il Maestro, biasimare tutti quanti. Biasimando il Maestro, biasimando la vita spirituale, o il sentiero, non si arriva da nessuna parte.

Se non riescono a tornare al punto di partenza, in cui sanno quanta aspirazione, quanto amore per il sentiero, quanta devozione, e quanto abbandono avessero, se sono discesi, discesi, discesi, e dopo cinque o sei anni non c'è speranza che tornino al loro livello iniziale, se ora trovano difficile andare piú in alto, piú in profondità, piú avanti, verso la destinazione, per loro non c'è alcun vantaggio nel rimanere sul sentiero. Ci sono moltissimi in questa situazione, molti restano semplicemente perché hanno una vita confortevole.
Ancora, devo dire che ci sono alcune persone che sono estremamente disciplinate. Stanno mantenendo la loro sincerità, e svolgono attività divine con tutto il cuore e l'anima. Devo dire che alcune persone hanno fatto un grandissimo progresso nel corso degli anni. Se non fosse per questo, la nostra nave sarebbe già affondata! Specialmente quest'anno, l'anno delle sorprese, i discepoli qui e in altri luoghi, hanno fatto grandissimo progresso. Esteriormente non può essere misurato, chi ha conquistato la gelosia, chi ha conquistato l'insincerità, chi ha conquistato altre imperfezioni: solo il Maestro può giudicare questo. I discepoli non possono giudicare nessuno, perché non sono nella posizione di poter entrare nel cuore di coloro che hanno fatto enorme, enorme progresso. Di nuovo, ci sono alcuni che mi hanno dato esperienze scioccanti nel corso degli anni, con la loro discesa: dire che sono discesi considerevolmente non è abbastanza.

Se ho capito bene la tua domanda, mi stai chiedendo: se qualcuno si sta auto-ingannando, se qualcuno non ha sincera aspirazione, dovrebbe continuare sul sentiero, con la speranza che un giorno la recuperi? . In passato di solito dicevo: "Anche se sbadigli solamente, sulla nave, va bene lo stesso: puoi dormire!" Ma ora vedo che alcune persone che dormono da tempo, tutt'a un tratto di svegliano e si allarmano, dicendo: "Dove siamo?!" Poi sentono che l'acqua è un luogo piú sicuro, cosicché saltano fuori dalla nave, in acqua. La sola consolazione è che ci sono persone che hanno fatto grandissimo, grandissimo progresso, interiormente ed esteriormente, specialmente quest'anno, l'anno delle sorprese. Ci sono anche quelli che sono discesi.

Ora, cosa possiamo fare? Mi dispiace per loro, perché stanno sprecando la loro vita, specialmente i giovani, se non recuperano la loro aspirazione dopo che l'hanno perduta, poi quando arriveranno a quaranta o cinquant'anni, se la prenderanno con me. Diranno: "Perché non ci hai aiutati a fare progresso? Perché non ci hai aiutati a conquistare queste difficoltà?" Io potrò solo dire di aver provato davvero a fare assolutamente del mio meglio, ma che loro non hanno avuto la necessaria ricettività.