Parte II

SCA 1231-1233.-it Sri Chinmoy rispose a queste domande a Sanya, Cina, il 26 Novembre 2004.

Domanda: Prima dell’ultra maratona che feci lo scorso Settembre, mi stavo chiedendo cosa dovremmo fare, come corridori, durante la gara. Una maratona dura solo qualche ora, ma un’ultra maratona dura giorni e giorni. Sento che sia molto importante, come discepolo, seguire la nostra disciplina, leggere, cantare, meditare, ma è molto difficile fare le stesse cose come al solito. Puoi dirmi qualcosa su ciò?

Sri Chinmoy: La cosa migliore da fare è invocare la Presenza del Supremo nella tua velocità o nella tua corsa. Invoca le Sue Presenza, Benedizioni e Guida. Questo è tutto. Se non riesci ad immaginare il Volto del Supremo in Paradiso o nei cieli, immagina almeno un Essere che è molto, molto bello.

Se non ti soddisfa, puoi pensare ai miei sorrisi, pensa alle molte volte in cui ti ho sorriso. Io non sono il Supremo, no, no, no. Tu ed io siamo discepoli del Supremo, ma siccome tu non conosci chi sia il Supremo, tutti noi non lo conosciamo, il modo più facile ed efficacie è immaginare il mio sorriso. Tu mi conosci. Il mio nome è Sri Chinmoy, Chinmoy Kumar Ghose. Ti ho sorriso innumerevoli volte nel corso degli anni. Se puoi sinceramente sentire o vedere o, almeno, immaginare i sorrisi che ti ho offerto nel corso degli anni, ciò è destinato a toglierti parte della fatica. La sofferenza sarà minore e la gioia che riceverai aumenterà la tua velocità. Allora sarai in grado di continuare e continuare. Così, sia che siano un miglio o venti miglia, prova solo ad immaginare il mio sorriso.

Alcune persone, mentre corrono, pensano ai loro rivali. Da questo approccio ottengono una certa energia animale, ma questa energia animale non li aiuta. Possono inciampare o cadere. Vedranno che ogni cosa va per il verso sbagliato. Ancora, altri si arrabbiano con qualcuno e parlano male di quella persona. Pensano che quando si arrabbiano, il loro sangue possa circolare più velocemente e possa dare loro più energia.

Per i miei discepoli, invece, il mio sorriso ha un enorme potere. Quando sorrido, il sorriso proviene dalla pianta dei miei piedi fino alla sommità della mia testa. Che lo crediate o no, il mio sorriso ha anche curato malattie mortali di alcuni discepoli. Solo ricordando il mio sorriso, in che luogo ho loro sorriso, in che occasione e così via, hanno avuto risultati miracolosi. Sapevano che non era il mondo medico, ma il mio sorriso, che li ha curati.

Se do un sorriso a qualcuno, un sorriso sincero, quel sorriso incorpora un enorme potere divino, un potere della volontà divina e potete immaginare che tale sorriso è già entrato nel vostro essere interiore, quindi quel sorriso è la medicina delle medicine.

Se non puoi ricordare qualsiasi altro sorriso ti abbia dato durante l’intero anno, almeno ricorda il sorriso che ti diedi il giorno del tuo compleanno. Verso la fine della meditazione del compleanno, per gli ultimi pochi secondi, quando ti sorrido, in quel momento io riverso e riverso i miei amore, affetto, dolcezza, tenerezza e potere dentro di te. Se non sei ricettivo, se sei un solido muro che pensa a qualcun altro o a qualcos’altro, cosa posso fare? Ma se puoi ricordare quei momenti e se sei nella tua coscienza più elevata, allora è come mettere del denaro in banca. In ogni momento, durante l’anno, prelevi dal tuo cuore-banca.

Così, miei cari, vi prego, per favore prendete i miei sorrisi colmi d'anima molto, molto seriamente. I miei sorrisi incarnano un enorme potere divino.

Ora voglio raccontarvi una storia divertente sul sorriso. A quel tempo vivevo a Manhattan, vicino a Gracie Mansion. L’appartamento era al quinto piano e non c’era l’ascensore. Ero solito salire e scendere le scale praticamente danzando. Non camminavo mai. Correvo, correvo, correvo, come esercizio. Sia che andassi al lavoro al Consolato Indiano o che tornassi dal lavoro o andassi a fare compere, era sempre lo stesso.

La proprietaria era di animo molto gentile. Ella divenne mia discepola e rimase con noi per molti anni. In molte occasioni non accettava il denaro dell’affitto da me. Ella provò molto intensamente a migliorare la mia pronuncia inglese. Poi rinunciò! Voleva che io parlassi con lo stile Americano. Ahimè, ahimè, non imparai mai.

Lei aveva un amico che venne nel nostro appartamento alcune volte per meditare. Era un uomo forte e robusto con un cuore molto gentile. Un giorno voleva avere un colloquio privato con me. A quel tempo ero solito fare molti, molti colloqui privati. Erano circa le 7:30 di mattina e la mia affittuaria mi telefonò. Stavo per andare al Consolato Indiano. Mi disse che il suo amico aveva un serio problema. Aveva bisogno di un incontro che sarebbe durato al massimo circa dieci minuti, forse persino meno.

Io ero sempre puntuale quando lavoravo al Consolato Indiano. Ero solito arrivare persino prima dell’ora corretta. Ero il primo ad arrivare all’ufficio per i passaporti e i visti. Quel particolare mattino, stavo per scendere come al solito correndo e saltando. Li vidi entrambi, la mia affittuaria ed il suo amico, in piedi in fondo alle scale. l’uomo voleva raccontarmi i suoi problemi ed io ebbi una tale compassione per lui. Fosse stato un altro momento, gli avrei sicuramente garantito il suo colloquio, come avevo già fatto alcune volte, ma in questa occasione, gli sorrisi solamente e letteralmente corsi via. Mi immisi sulla strada e camminai verso il Consolato Indiano.

In seguito, mi sentii infelice. Se fossi arrivato in ritardo di alcuni minuti in ufficio, forse non sarebbe successo nulla.

La stessa sera, dopo il mio ritorno a casa, la mia affittuaria venne e bussò alla mia porta. Le chiesi: “Cos’è successo al tuo amico?”

Allora lei mi diede un biglietto da dieci dollari.

Le chiesi: “Per cosa è?”

Lei mi spiegò: “Il mio amico aveva un problema molto serio. Voleva raccontartelo, ma tu gli hai sorriso e sei corso via, ma quando gli hai sorriso, egli ha sentito qualcosa dentro di lui, qualcosa di veramente importante. Il tuo sorriso ha portato via tutti i suoi problemi. Così mi ha dato i dieci dollari per te.”

Io dissi semplicemente: “Bene!”

Non sapevo nulla dei suoi problemi. Persino oggi non conosco quale fosse il suo problema. Così, qualche volta, non si deve conoscere quale sia il problema perché Dio sa ogni cosa, il Supremo sa. Il Supremo sorrise attraverso me. Attraverso il mio sorriso, Egli risolse i problemi di quell’uomo.