Domanda: È necessario soffrire o provare dolore per fare progresso spirituale?

Sri Chinmoy: Diciamo che la mia meta è il Supremo. Il Supremo è l'Amato Padre della mia Eternità e io sono Suo figlio. Supponiamo che sia a dieci metri da me e io voglia andare da Lui. Credi che voglia che mi tagli una gamba così che io possa dire: "Guarda, nonostante la mia sofferenza, vengo da te?" Se vado da Lui sorridendo, allegramente e amorevolmente, sarà molto più contento. Ma sulla strada per Lui, se c'è un ostacolo o una difficoltà che devo attraversare, allora potrei cadere e rompermi una gamba. Se le forze ostili mi attaccano, cosa posso fare? Soltanto non mi arrenderò. Andrò da Lui e porterò con me la mia sofferenza, ma non mi creerò deliberatamente sofferenza per dimostrare al mio Padre Divino quanto Lo amo. È assolutamente inutile! Dio non si compiace di noi se amiamo la sofferenza.

La nostra realizzazione indiana recita così: "Siamo venuti dall'infinita Delizia. Cresciamo nell'infinita Delizia. E alla fine del nostro viaggio, entriamo nell'infinita Delizia." Questo tipo di Delizia non la sperimentiamo nella nostra vita quotidiana. Nel corso delle nostre molteplici attività incontriamo molti problemi e soffriamo. Ma da parte nostra, non dobbiamo amare la sofferenza. Sarebbe un errore deplorevole.

Se gli altri stanno soffrendo, naturalmente simpatizzeremo con loro. Se sono malati o se qualcuno nella loro famiglia ha subito una catastrofe, saremo solidali con loro. Questo è un modo diverso di esprimere o incarnare la sofferenza. Ma non accogliamo con favore la sofferenza con l'idea che ci aiuterà a fare un progresso molto rapido. La sofferenza in quanto tale non è affatto necessaria per il progresso spirituale.