L'ashram di Gandhi

Dopo aver lasciato l'Africa ed essere tornato in India, il Mahatma Gandhi aprì un ashram su richiesta dei suoi amici in­timi. I membri più stretti della sua fami­glia e alcuni amici andarono a vivere nell'ashram. Lì conducevano una vita molto semplice e pia, e pregavano e me­ditavano.

L'ashram era sostenuto da ricchi mer­canti che venivano in molte occasioni; perciò stava andando bene e tutti erano felici che esistesse un ashram così.

Un giorno, Gandhi ricevette una lette­ra da un insegnante. "Sarò così felice e grato se mi permetterai di rimanere nel tuo ashram con mia moglie e mio figlio. Farò qualsiasi cosa tu voglia che faccia." Alla fine della lettera l'insegnante scrive­va: "Solo una cosa esito a dirti, ma devo essere sincero con te. Sono un intoccabi­le."

Quando Gandhi lesse questo, seppellì la testa tra le mani. "O Dio, io amo gli in­toccabili, perché sono figli di Dio. Ma ora la mia famiglia sarà furibonda. Come posso permettere a quest'uomo di en­trare nell'ashram? D'altra parte, come posso rifiutarlo? Ha scritto una lettera così profonda. Mi si spezza il cuore!"

Gandhi parlò della questione con i membri della sua famiglia. Loro furono comprensivi: "Se vuoi avere quest'uomo qui, invitalo sicuramente a unirsi a noi" dissero. Ancora Gandhi esitava. "I mer­canti che sostengono l'ashram sono mol­to fanatici. Appartengono alla società e si preoccuperanno di ciò che la società penserà di loro." Poi Gandhi disse: "No, permetterò a questo insegnante di lavo­rare e vivere qui, nell'ashram!"

L'intoccabile venne all'ashram. Non appena i mercanti lo seppero, smisero di dare soldi a Gandhi. Dissero: "Stai rovi­nando la società. Vieni da una buona fa­miglia, una buona casta. Come puoi fare queste cose? Non ti daremo soldi per so­stenere una cosa così impensabile!"

Gandhi disse loro: "Va bene, non date­ci soldi. Ma se qualcuno vuol servire questo ashram sinceramente e con tutta l'anima, glielo permetterò. Anche gli in­toccabili sono figli di Dio."

Ben presto Gandhi incontrò difficoltà finanziarie. Un giorno, passeggiando per la strada, vide un mercante con una car­rozza. Il mercante gli si avvicinò e gli disse: "Sono un ricco mercante che aiuta­va a sostenere il tuo ashram. Da quando hai fatto entrare un intoccabile nel tuo ashram, non mi è stato più possibile aiutarti, perché ho paura di ciò che po­trebbero dire i miei amici. Il mio cuore è tutt'uno con te, ma devo vivere nella so­cietà. Tu sei al di sopra della società, quindi puoi accogliere un intoccabile nella tua comunità. Ma voglio darti soldi in segreto. Per favore, promettimi che non lo dirai a nessuno."

Gandhi gli promise: "Non lo dirò a nessuno."

Il mercante disse: "Allora domani vieni qui e ti darò una grande quantità di de­naro."

Gandhi credette al mercante e il gior­no seguente tornò nello stesso luogo. Il mercante arrivò e gli diede molto de­naro. Gandhi non conosceva nemmeno il nome dell'uomo, poiché molti mercanti avevano aiutato il suo ashram e non li conosceva tutti personalmente. Gandhi gli chiese il suo nome, ma il mercante non volle dirglielo. "Scusami" disse "non posso dirti il mio nome. La tua è una causa nobile e sono pienamente d'accor­do con te, ma devo vivere nella società, quindi questo deve rimanere un segreto. Stai facendo la cosa giusta; perciò so­stengo la tua causa; ma non è necessario che tu conosca il mio nome."

Quel giorno, il destino di Gandhi cam­biò.