L'impareggiabile sincerità di Gandhi

Un amico di Gandhi una volta aveva bisogno di soldi e chiese a Gandhi se po­tesse aiutarlo. Lui dapprima disse: "Non ho soldi." Poi si corresse: "Va bene, farò del mio meglio."

Gandhi rubò un oggetto d'oro a suo fratello e lo vendette, poi diede i soldi al suo amico. In seguito, si sentì infelice per aver rubato.

Diceva sempre tutto a suo padre. Non gli nascondeva alcun segreto. Sebbene suo padre fosse molto malato e costretto a letto, Gandhi gli scrisse un biglietto, di­cendo: "Ho rubato un oggetto d'oro e mi sento molto triste e infelice. Per favore, perdonami."

Non appena suo padre lesse il bi­glietto, si alzò immediatamente dal letto. Gandhi temeva che lo avrebbe colpito. Ma c'erano lacrime agli occhi di suo pa­dre. Allora Gandhi pensò che suo padre fosse molto triste che suo figlio avesse rubato qualcosa a suo fratello, e si sentì ancora più infelice. Ma suo padre strap­pò il biglietto… c'erano altre lacrime nei suoi occhi.

Gandhi assicurò a suo padre: "Padre, non ruberò mai più. Questa è la prima e ultima volta. Per favore, non piangere."

Suo padre era così commosso che piangeva e piangeva. "Sto piangendo, fi­gliolo, non perché hai rubato qualcosa, ma per la tua sincerità. Sei sempre così sincero! Non ho mai visto nessuno since­ro come te. Piango per la tua sincerità, non perché hai commesso un furto. Sono così orgoglioso della tua sincerità e one­stà!"