Cosa mi ha insegnato la vita?2

Cari cercatori, care sorelle e fratelli, desidero fare una breve conferenza sul tema "Cosa mi ha insegnato la vita?" La vita mi ha insegnato che ci sono molte persone sulla terra che vedono Dio in tutti e in ogni cosa. Nella creazione di Dio non vedono altro che Dio. Pertanto, esistono solo per Dio. Ogni loro respiro di vita lo offrono al Dio amorevole.

Ci sono alcune persone che vivono sulla terra solo per gli altri. Non sono pienamente consapevoli dell'esistenza di Dio negli altri; ma sentono che se possono vivere per gli altri, allora la loro vita di egoismo, grettezza e meschinità scomparirà. Vivono per gli altri, non perché vedono Dio negli altri, ma perché sentono che trarranno soddisfazione nella vita solo offrendo il loro servizio agli altri. Il servizio, il servizio dedicato, è per loro la soddisfazione nella sua forma più pura.

Poi ci sono altri che vivono solo per se stessi. Per loro non c'è Dio, non ci sono altri esseri umani, se non se stessi.

Come individuo, posso vivere per Dio, posso vivere per gli altri, posso vivere per me stesso. Quando vivo per Dio, solo per Dio — Dio il Creatore e Dio la creazione — allora sento che sto facendo assolutamente la cosa giusta. Pertanto, sono perfetto.

Quando vivo per gli altri, cioè quando espando ed estendo la mia coscienza, allora sento che sto facendo una cosa divina che eleverà la coscienza, illuminerà le menti e soddisferà i bisogni degli altri. Pertanto, io sono divino.

Ma quando vivo solo per me stesso, per esaltare il mio ego e soddisfare i miei brulicanti desideri, e quando ignoro le mie innumerevoli imperfezioni, limitazioni e schiavitù, in quel momento sono a dir poco imperfezione, limitazione, schiavitù e morte. Sento che sono di me stesso e per me stesso. Canto la canzone dell'ego, la canzone della mia coscienza egocentrica. Ogni secondo, consapevolmente e deliberatamente scavo la mia stessa fossa. In quel momento, la divinità e la perfezione rimangono ben lontane.

Ci sono vari posti in cui vivere. Possiamo vivere nel corpo, possiamo vivere nel vitale, possiamo vivere nella mente, possiamo vivere nel cuore, possiamo vivere nell'anima. Quando viviamo nel corpo, il corpo fisico grossolano, non godiamo nient'altro che il sonno, l'inerzia, l'accidia e il divertimento continuo della vita di divertimento. Quando viviamo nel fisico, sentiamo che una vita di piacere, è per noi la vita della realtà.

Quando viviamo nel vitale, il vitale che non aspira, sentiamo che l'aggressività è ciò che vogliamo e di cui abbiamo bisogno. Sfortunatamente, ciò che si profila nell'aggressività è la distruzione, e prima di distruggere gli altri vediamo che siamo totalmente distrutti. Prima di cercare di renderci conto di ciò che abbiamo effettivamente fatto, sentiamo che i nostri giorni sono contati, anzi, che siamo già morti. Il vitale senza aspirazione ci identifica con Giulio Cesare, che disse: Veni, vidi, vici, "Sono venuto, ho visto, ho vinto." Ma cosa abbiamo conquistato? Abbiamo conquistato proprio le cose che devono essere utilizzate per Dio: l'amore, la fede, la sincerità, l'umiltà. Abbiamo conquistate queste cose divine per dominare sugli altri. Il nostro vitale senza aspirazione conquista le buone qualità degli altri e cerca di dominare gli altri.

Quando viviamo nella mente, la mente che ragiona, sentiamo che non c'è altro che ragione e dubbio. Riteniamo che usando la mente razionale, un giorno arriveremo alla verità. Ma questo è impossibile. La verità è ben oltre la mente razionale. Riteniamo che se dubitiamo degli altri e dubitiamo dell'esistenza di Dio, ciò significa che siamo in grado di giudicare la creazione di Dio. Ma il sincero cercatore in noi sa che il dubbio è un lento veleno. Se dubitiamo degli altri, non guadagniamo nulla. Se dubitiamo di Dio, non guadagniamo nulla. E nel momento in cui dubitiamo di noi stessi, cosa che facciamo abbastanza spesso, roviniamo tutte le nostre possibilità e distruggiamo la potenzialità divina dentro di noi.

Quando viviamo nel cuore, il cuore che aspira, otteniamo una fiducia costante, sentiamo di avere una Sorgente. Questa Sorgente è Luce infinita, Delizia eterna. Possiamo cantare con i saggi indiani, i veggenti dell'antico passato: Anandadd hy eva khalv imani bhutani jayante … "Dalla Delizia siamo nati. Nella Delizia cresciamo. Alla fine del nostro viaggio, nella Delizia ci ritiriamo." Poiché sentiamo che Dio l'infinito Supremo è la nostra Sorgente, sentiamo che abbiamo anche l'opportunità di diventare l'Infinito e di diffondere la Luce dell'Infinito per tutta l'estensione del mondo.

Alcuni sono dell'opinione che le mani sono mani, la testa è la testa e il cuore è il cuore, che non possono essere combinati. Ma vorrei dire che questo non è vero. Poiché le mani sono una creazione di Dio, poiché la testa è una creazione di Dio, poiché il cuore è una creazione di Dio, devono essere combinate. Con il cuore sentiremo la Pace trascendentale di Dio e la Beatitudine infinita. Con la mente scopriremo il mondo dell'ignoto. E con le mani serviremo ciò che sappiamo e ciò che possiamo sentire. Quello che sappiamo è il messaggio costante di Dio: "Fai il bene; sii buono." Quello che possiamo sentire è che Dio è tutto Amore. Quello che serviamo è Dio il Sorriso. Noi serviamo qui sulla terra il Sorriso di Dio e l'aspirante umanità accetta questo servizio da noi, dai cercatori della Verità infinita ed eterna.

Qui siamo tutti cercatori. Nella vita di un cercatore, la qualità viene prima di tutto, immancabilmente; poi arriva la quantità. La qualità viene da Dio; anche la quantità viene da Dio. Se un cercatore ha l'anelito interiore e se Dio viene da lui con la Sua discendente Luce, se la Grazia viene dal Paradiso e l'aspirazione viene dalla terra, quando si incontrano la qualità può moltiplicarsi in quantità. In questo caso anche la quantità può trasformarsi in qualità.

Qui sulla terra la nostra vita è una battaglia continua; siamo sempre nel campo di battaglia della vita. Anche gli esseri umani che non aspirano lottano costantemente per la sopravvivenza. Stanno cercando di soddisfare i loro bisogni animali e i loro bisogni umani. Quando lottano, significa che lottano contro qualcosa per ottenere ciò di cui hanno bisogno o che vogliono. Anche i cercatori che aspirano combattono costantemente. Combattono contro chi? Contro la propria natura, contro il proprio dubbio e la propria paura, contro l'ansia, la preoccupazione e l'imperfezione. Alla fine del loro viaggio saranno incoronati da un trionfante successo.

La vita è accettazione e la vita è rifiuto. L'umano in noi rifiuta il divino, ma il divino accetta l'umano. Il finito in noi ha paura dell'Infinito. Sente che se entra nell'oceano dell'Infinito, allora l'Infinito divorerà la sua esistenza. È pronto a stare per sempre sulla riva. Ma il divino in noi sa bene che la vita è fatta per l'accettazione. Il finito in noi deve essere accettato e poi deve essere trasformato in Infinito. Se abbiamo un briciolo di un buon pensiero, un briciolo di pensiero amorevole, allora dobbiamo aumentarlo nell'Infinito. Il divino in noi ci dice che è nel finito che dovremmo ascoltare il canto dell'Infinito. Come ascoltiamo il canto dell'Infinito nell'Eternità, nell'Immortalità e nell'Infinito stesso, così dovremo ascoltare e infine cantare il canto dell'Infinito nel finito qui sulla terra.

La vita mi ha insegnato ad andare avanti. Questa è l'aspirante vita. Nel momento in cui abbiamo percorso un passo, vediamo che il nostro amorevole Padre corre verso di noi per novantanove passi. Questa è un'esperienza che un sincero cercatore della Verità ultima è destinato a fare. Ma se uno non è un cercatore, allora le forze non divine, le forze ostili lo tenteranno a cenare con l'ignoranza. E ignoranza significa distruzione inconscia o cosciente.

La vita mi ha insegnato come dimenticare, come perdonare e come disimparare. Ci sono molte cose che devo dimenticare. Se non dimentico, allora la mia vita diventa un mare di dolori atroci. Di nuovo, ci sono molte cose che devo perdonare. Se non perdono, sento il carico di tutto il mio corpo proprio sulla mia testa; Sento un pesante carico di imperfezione del mondo, di cui sono parte integrante. Nel momento in cui perdono, scarico il pesante fardello. Poi devo disimparare. Ci sono molte cose che la mente mi ha insegnato che sono infruttuose, inutili, futili. Quando semplicemente le trattengo, per non parlare di farne tesoro, sento di essere estremamente pesante e che non posso correre velocissimo verso la Sponda d'Oro. Se disimparo, divento leggero. E se divento leggero, posso correre come un cervo.

La vita mi ha insegnato un'altra cosa molto significativa: che l'importanza personale deve essere messa da parte. Provo a pensare e sentire sinceramente che non sono affatto indispensabile. Chi è indispensabile? Dio. Quando sento di non essere indispensabile, in quel momento Dio, con la Sua infinita Bontà, inonda il mio essere interiore di Gioia, Amore e Beatitudine. Se ho bisogno di Pace, se ho bisogno di Amore, se ho bisogno di qualcosa che valga la pena realizzare, allora posso averla solo quando servo Dio con amore, devozione, incondizionatamente e con sentimento di umiltà, con la sensazione di non essere affatto indispensabile. Oggi Dio mi sta usando come cercatore. Domani può utilizzare qualcun altro come cercatore della più alta Verità. Finché Lui mi usa come cercatore, devo cercare la Verità più alta. Finché mi usa come servitore, servirò l'umanità. Ma io non sono assolutamente indispensabile, né in terra né in Cielo. Quando ho quel tipo di realizzazione, Dio può utilizzarmi nel Suo modo inimitabile. In quel momento divento il Suo strumento perfetto e scelto, uno strumento fedele, devoto, colmo d'anima e incondizionato dell'Assoluto Supremo.


FFB 155. University of Utah, Salt Lake City, Utah, 24 aprile 1974 — 10:00.