L'Atletica di Nolini

L'utilità dei giochi e degli sport, specialmente nella vita spirituale, ci è stata insegnata dalla stessa Divina Madre: "Con l'esempio personale"… Se lei stessa non avesse giocato a ping-pong e incoraggiato direttamente con la sua presenza giorno dopo giorno per ore e ore la nostra stagione sportiva; se non avesse rivolto a ciascuno di noi il suo sorridente apprezzamento in ogni occasione, le nostre attività atletiche non avrebbero raggiunto il livello che hanno ora. Vedendola prendere parte ad attività fisiche, anziani sadhak come Nolini, Amrita, Pavitra, Purani, Anilbaran, il defunto Naren Das Gupta, Nolini Kanta Sen e altri più o meno coetanei si sono uniti agli esercizi di marcia. Dietro l'entusiasmo delle nostre ragazze per lo sport e il gioco, e dietro la loro parità, anche superiorità con i ragazzi in alcuni sport, c'è la premura della Madre per la perfezione fisica. Non mancano sciocche argomentazioni contro lo sport nel nostro Paese: "Quando mai i nostri antichi yoghi e santi praticavano sport? Se non avevano tale bisogno, perché dovrebbero averne bisogno gli yoghi di oggi?" Ma gli antichi non mancavano mai di sport e divertimenti. Il Rishi Jamadagni praticava il tiro con l'arco. È scritto che un giorno stava scagliando frecce, e sua moglie, Renuka Devi, lo aiutava riportandole indietro. Il sole cocente la affaticava così tanto che il Rishi pose la sua freccia all'arco per colpire il Sole. Spaventato, il Dio Sole si ritirò. Apparendo davanti al Rishi, disse che secondo la divina dispensazione la sua funzione era quella di dare calore e luce alla Terra, ma per salvare la signora dal disagio le avrebbe regalato un paio di sandali e un ombrello. Si dice che da allora l'ombrello e le scarpe siano in uso. Non solo le donne aiutavano i loro mariti e parenti in tali sport; quando necessario, combattevano fianco a fianco con gli uomini. Quando la regina Vishpala, moglie del re Khela, perse la coscia sul campo di battaglia, i medici gemelli, i divini Aswinikumaras le diedero una coscia di ferro su richiesta del sacerdote del re, Agastya. Fu questo l'inizio degli 'arti artificiali'? Anche tra gli dèi era prevista una felice competizione. Surya, figlia di Surya, doveva selezionare l'aspirante che potesse divenire suo marito. La regola della competizione era che chiunque avesse raggiunto per primo il mondo del Sole, avrebbe vinto la sua mano. Gli Aswinikumara vinsero la gara e il premio. Il nostro amato Capitano Manoj (lui stesso un campione di atletica leggera, uno studente di primo livello del suo tempo ed esperto di istrionismo, ora professore presso lo Sri Aurobindo International Center of Education) ha elaborato in modo notevolissimo, in: 'Educazione fisica nell'antica India' [articolo pubblicato] nel numero di aprile del nostro 'Bollettino di Educazione Fisica'. Veniamo ora all'atletica di Nolini. La differenza tra un normale atleta e Nolini è che lui considera l'atletica come parte dello Yoga Integrale di Sri Aurobindo. Anche dopo essere entrato nel suo 70° anno ha fatto notevole progresso. Ciò è stato possibile grazie al suo serio impegno personale e alla Grazia della Madre. Ha dimostrato che il principale nemico dell'atletica non è l'età ma la mancanza del senso della giovinezza. Nel 1955, all'età di 66 anni, nonostante avesse praticato il salto in lungo tutto l'anno, fu squalificato, davanti alla Madre, in tutti e tre i salti competitivi. Le risate degli spettatori svanirono nel nulla perché Nolini rimase la stessa figura imperturbabile di sempre. Ma sapeva come tali sconfitte colpiscano i nervi dei più giovani. "Può un essere sempre felice, anche in un momento di distrazione, percepire il sentimento degli afflitti? Come può qualcuno che non è mai stato morso da un serpente velenoso sentire il suo dolore lancinante?" Qui in questo frangente, il 'morso' è la frustrazione. Qui lo yoghi deve pagare il prezzo più alto del suo Karmayoga (Yoga nell'Azione): sama jaya parajayo (equanime, nella vittoria e nella sconfitta). Solo due anni dopo, nel suo 68° anno, Nolini conquista il primo posto nel salto in lungo e ci ricorda così le grandi parole di Sri Aurobindo in Savitri: "Il suo fallimento non è il fallimento di chi Dio guida." E "L'uomo può accettare il suo destino; può rifiutarlo." Se potesse saltare dall'ultimo punto possibile, potrebbe facilmente superare il suo record del 1957 di 3 m e 85 cm, non di diversi pollici ma di due piedi o più. Per altri della sua età sarebbe un'impresa inimmaginabile. Essere emozionati, sebbene indesiderabile, è naturale per noi nell'ora della competizione. La dea del sonno tiene lontano da noi il suo volto benigno anche per una settimana, prima di quell'ora. È un po' difficile per i sadhaka come noi ammettere che il nostro nervosismo è causato dalla debolezza del nostro essere vitale. Con nostra grande sorpresa, Nolini non ci ha dato alcuna possibilità di vederlo agitato. Il nostro Amrita è diventato un membro del Gruppo Blu. Ha fatto esercizi di marcia, inaspettatamente, incredibilmente, del tutto contrari alla sua natura. Lasciò il Gruppo pochi anni dopo. Tuttavia, pur essendo travolto da un vortice di lavoro, è stato presente sul campo sportivo nei giorni delle gare atletiche del 'suo' Nolini. Si può facilmente prevedere che dovunque Nolini sia presente, sicuramente ci sarà anche Amrita. Laksmana sapeva, e anche noi, che non aveva eguali quando era al fianco di Rama; Anche Rama sentiva nel profondo del suo cuore:

Dese dese kalatrani dese dese ca bandhavah Tattu desam no pasyami yatra bhrata sahodarah.

(Mogli e amici si possono trovare ovunque, Ma in nessun luogo un mio fratello.)

Il 13 Gennaio 1962, giorno del compleanno di Nolini, un compagno dell'Ashram volle sapere da Amrita se i suoi rapporti con Nolini fossero amichevoli o fraterni. Amrita rimase in silenzio per un po', preso alla sprovvista. Poi disse: "È mio amico? Potresti pensarlo. Ma io lo considero sempre il mio fratello maggiore". Due fiori su uno stelo: tali vite congiunte dedicate alla Madre sono un esempio per tutto l'Ashram. Ora un aneddoto, che suona come una favoletta ma non lo è. Un giorno Abinash Bhattacharya, un compagno di prigionia del nostro Sudhir (il padre del Capitano Mona) nelle Andamane, stava assistendo agli esercizi di marcia nel cortile dell'Ashram. La vista di Nolini che correva sconvolse il signore. Disse a Sudhir: "Sudhir, impedisci a Nolini di correre! Dio sa che figuraccia farebbe se cadesse! Non si rende conto che ha superato da tempo la sua giovinezza? Tremo a vederlo!" "Papà" disse Sudhir "hai visto Nolini partecipare alla gara di corsa e salto?" "Competizione! Alla sua età? Se non l'avessi visto, non ci crederei. Certo, tutto è possibile per uno yoghi. Se mi chiedessero di saltare, salterei nell'altro mondo in un solo balzo, anche se potrei passare il resto della mia vita a letto con gli arti spezzati. Sudhir, stai ridendo, ma il mio cuore è preoccupato per Nolini!" Anche se può sembrare incredibile, nel 1954, all'età di 65 anni, Nolini toccò il nastro dei 100 metri con il suo miglior tempo di 14,9 secondi. Avrebbe potuto facilmente migliorarlo di un secondo se fosse stato in grado di mantenere la sua velocità dall'inizio alla fine. Ahimè, gli ultimi venti metri di gara non si sono arresi completamente ai suoi piedi volanti. Naturalmente, novanta su cento subiscono questo destino. Ma mai Nolini fu costretto a percorrere gli ultimi venti metri con la velocità di una corsa lenta come fece il velocista pachistano, ovviamente suo malgrado, alle Olimpiadi di Londra del 1948. Nel 1954 Nolini si classificò non solo primo nei 100 metri ma anche terzo nei 200 metri. Il suo tempo per quest'ultima gara è stato di 32,4 secondi. Ma un anno dopo l'atleta Nolini è salito al suo miglior tempo (31,6) nei 200. Un evento clamoroso: nel 1958, mentre si allenava sui 200 m, cadde dopo aver corso i 40 m, e si ferì in due o tre punti. Si alzò e disse al suo compagno: "Chi se non io dovrei cadere? Non sono riuscito a raccogliere la piena concentrazione che avrei dovuto avere prima della partenza". Ecco la differenza tra noi e Nolini. In un caso simile, noi diamo la colpa al nostro destino, mentre chi crede nell'impegno personale incolpa se stesso della sua caduta. In pochi secondi Gangaram, il nostro geniale preparatore atletico (lui stesso un atleta ineguagliabile ai suoi tempi) corse sul posto e prestò i primi soccorsi a Nolini. Nel 1955 Nolini partecipò alla più ardua di tutte le corse, che richiede velocità e resistenza: i 400 m. Il suo tempo fu 1,20,6. Gareggiare in una gara di 400 metri all'età di 66 anni è sorprendente, non solo per un indiano, ma per qualsiasi atleta del mondo. Un'altra sorpresa: due anni prima aveva scelto il più impegnativo e difficile di tutti gli eventi di salto: Hop, Step and Jump. In questo conquistò il terzo posto, battendo i suoi compagni concorrenti con meno della metà dei suoi anni. Un esempio dei tempi di Nolini nei 100m: 1955 - 15,2 sec 1956 - 15,3 sec 1957 - 15,3 sec 1958 - 15,4 sec 1959 - 15,4 sec. Mantenere lo stesso standard con variazioni trascurabili per cinque anni consecutivi, specialmente nei 100 metri, è inimmaginabile. Qui nell'Ashram tutto il lavoro fa parte della nostra sadhana. Guardare al successo e al fallimento con occhio fermo è il nostro primo elemento essenziale. Vittoria o sconfitta non facevano differenza per Nolini, con il suo entusiasmo ardente e duraturo. Abbiamo osservato che l'indifferenza ai risultati non può portare alla perfezione in qualcosa. Avere entusiasmo per un'azione da parte di chi non è interessato ai relativi risultati, è molto difficile. "Hai diritto all'azione, ma solo all'azione, mai ai suoi frutti"; è in dubbio se Hillary e Tenzing, il 29 maggio 1953, avrebbero potuto scalare l'Everest e piantare la bandiera della vittoria sulla sua vetta [per la prima volta al mondo; cosa che fecero] se avessero seguito letteralmente questo principio della Gita. Nel 1955 due anziani sadhak dell'Ashram che partecipavano alla gara di atletica scesero in pista per mostrare il loro valore alla Madre. Non pensavano alla vittoria o alla sconfitta, all'onore o al disonore. Non erano mai stati visti agli allenamenti. Si presentarono nel giorno stabilito all'ora stabilita e nel posto stabilito per una gara di 80 metri. Il gruppo davanti a loro corse via. Ora toccava a loro. Presero posizione con qualche difficoltà senza l'aiuto dei blocchi di partenza. Gli ordini stentorei di Pranab (Direttore dell'Educazione Fisica) si susseguivano uno dopo l'altro: "Mettetevi ai vostri posti!" "Pronti!" "Via!" Stranamente non c'era segno d'inizio. Quelli vicini chiesero: "Perché ritardano?" Rivolgendosi al suo compagno, uno dei due disse: "Allora cominciamo". "Vai tu per primo". "Come posso? Sei alla mia destra. Dobbiamo correre al passo". Durante gli esercizi di marcia quotidiani avevano sentito Pranab dire: "Rimanete in riga mantenendo la destra!" Come potrebbe essere altrimenti qui? Alla fine, alle grida impazienti degli spettatori, arrivarono alla posizione di 'attenzione'. Poi iniziò la loro corsa, basata sul principio di niskama-karma. I due arrivarono insieme al traguardo, nessuno precedendo l'altro. Se uno rallentava un po', l'altro regolava di conseguenza la sua velocità, giusto per restare in linea. Così si avvicinarono alla Madre. È così che a volte il nostro niskama-karma viene travisato, ridotto a una regola senza vita, e ridicola. Ma in ogni azione di Nolini si può vedere tutta la misura del suo entusiasmo e del suo ardore. Il suo interesse, la serietà e l'entusiasmo per lo sport non si esaurivano con lui: condivideva i suoi sentimenti con tutti. Nolini partecipò anche al lancio del martello e al lancio del peso dopo un allenamento regolare e sistematico. Il suo allenatore nel martello era il suo amato Rajen, sempre giovane, sempre zelante e sempre amichevole con tutti gli sportivi. Ignorando dolori qua e là nel suo corpo, Nolini continuava la sua pratica quotidiana in queste due specialità, senza interruzione. I tipi sconsiderati come noi potrebbero leggere in questa attività l'ambizione di conquistare un posto elevato! Ma il fatto è che lui era del tutto contrario ad alleviare il dolore restando a letto e convincendosi di essere impotente. Il suo scopo era ignorare il dolore, e rifiutarlo del tutto dal suo corpo. In effetti, qui sta il segreto di un vero sportivo. Non c'è ombra di dubbio che Nolini avrebbe potuto eccellere nell'atletica ai tempi della scuola come fece nel calcio, se l'atletica fosse stata introdotta in Bengala in quel momento. Mentre l'autore di Swapani (Robi Gupta) era uno studente alla Scuola Nilphamari H.E. nel distretto di Rangpur, un giorno i suoi compagni di gioco stavano ammirando profondamente la sua abilità nel calcio davanti al loro insegnante sportivo, Sri Amulya Banerjee. Con un sorriso disse: "Non hai visto giocare suo padre (Nolini Kanta)! Se tu l'avessi visto… !" Nel 1945, il defunto Monsieur Benjamin presentò il nostro calciatore in ascesa, Robi Gupta, al presidente patrono del Cercle Sportif Ground al termine di una partita di calcio. Il suo commento immediato fu: "Mais il ne joue pas comme son pere!" ("Ma non gioca come suo padre!") Al nostro Austin piacque così tanto l'articolo di Nolini su Football che ne inviò una copia, insieme alla foto autografata di Nolini, ai suoi amici canadesi, noti calciatori. Nolini non solo era un brillante sportivo ma anche un atleta della mente. A soli tredici anni superò l'esame di maturità con borsa di studio. A causa della sua tenera età, suo padre aveva dei dubbi. Ma suo zio era ben consapevole dell'acutezza della sua intelligenza e della sua memoria. Quindi lo incoraggiò a sostenere l'esame. E il risultato fu il successo, ottenuto con una borsa di studio.