Parte VI — Domande e risposte: St. Joseph's College

Domanda: In una delle tue poesie hai scritto: "Al di sopra della fatica della vita, la mia anima è un uccello di fuoco che vola sull'Infinito." Vorrei che me lo spiegassi.

Sri Chinmoy: Sono molto felice che tu abbia letto la mia poesia. Questa poesia descrive un'esperienza che ebbi quando avevo quattordici anni. La mia anima volava nel cielo dell'Infinito, dell'Eternità e dell'Immortalità.

Arriva un momento nella vita di ogni cercatore in cui ha un nuovo risveglio, un risveglio superiore. In quel momento, vede e sente la Verità superiore in un modo diverso. Quando la nostra coscienza viene risvegliata a un regno superiore della realtà, sentiamo che le cose che una volta sembravano impossibili o fuori portata non sono solo possibili e praticabili, ma anche inevitabili.

In questo momento siamo tutti ingabbiati. In questo momento, quando pensiamo a noi stessi, pensiamo al corpo. All'interno del corpo ci sono il vitale, la mente, il cuore e così via. Ma la coscienza corporea generalmente ci domina, mentre la realtà dell'anima sembra qualcosa di estraneo e strano. Ma quando preghiamo e meditiamo regolarmente, nutriamo l'anima che aspira. Poi un giorno distruggiamo la minuscola gabbia in cui siamo stati intrappolati per millenni, e una volta usciti, la nostra coscienza corporea scompare. In quel momento cresciamo e diventiamo la realtà dell'anima. E la realtà dell'anima è il canto dell'Infinito, dell'Eternità e dell'Immortalità. In quel momento, diventiamo l'anima stessa. Dentro il nostro cuore aspirante vediamo una coscienza universale, e dentro quella coscienza universale vediamo la nostra stessa anima, che è la nostra Realtà eterna. Sta volando, offrendo il suo tesoro nascosto a chi ne ha bisogno, a chi lo vuole e a chi lo rivendica come proprio.