Parte IV: Scienza, religione e spiritualità

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Ciò che abbiamo lo vogliamo perfezionare. Ma non siamo consapevoli di dove sia la meta, che aspetto abbia o cosa rappresenti. Non siamo nemmeno consapevoli che esista. Quindi, naturalmente, la confusione ci assale quando pensiamo alla meta. Cerchiamo di perfezionare gli strumenti che usiamo, ma per cosa li stiamo usando, per non parlare di quale sia la nostra amata meta, non lo sappiamo. Disse Einstein: “La perfezione dei mezzi e la confusione degli obiettivi sembrano caratterizzare la nostra epoca.”

La scienza ci dà i mezzi; la religione ci mostra la meta. Nelle parole dello scienziato: “Sebbene la religione possa essere ciò che determina la meta, ha tuttavia appreso dalla scienza, nel senso più ampio, quali mezzi contribuiranno al raggiungimento della meta che si è prefissata.” Quindi scienza e religione sono interdipendenti.

La scienza vede; la religione sente. La scienza dice alla religione: “Vedo solo per darti quello che vedo.” La religione dice alla scienza: “Sento solo per darti quello che sento.” Il beneficio della scienza è riconosciuto prima nel mondo mentale, poi nel mondo fisico. Il beneficio della religione è riconosciuto prima nel mondo psichico, poi nel mondo fisico.

La scienza dice: “La scoperta della verità è padronanza della vita.” La religione dice: “La padronanza della vita è scoperta della verità.” La scienza cammina lungo la strada che porta dalla perfezione alla soddisfazione. La religione cammina lungo la strada che porta dalla soddisfazione alla perfezione.

All’interno della mente della scienza, Dio la Creazione si espande. Nel cuore della religione, Dio il Creatore si espande. La mente della scienza sorride quando scopre la verità. Il cuore della religione piange quando scopre la verità. La scienza dice alla sua scoperta: “Sono felice perché ti ho conquistato.” La religione dice alla sua scoperta: “Sono felice perché alla fine mi hai conquistato.”

Lo scienziato-saggio in Einstein ha scoperto la vera verità: “La scienza senza religione è zoppa; la religione senza scienza è cieca.” Ha anche rivelato un’altra verità: “L’esperienza religiosa cosmica è la forza trainante più forte e più nobile per la ricerca scientifica.”

In un’altra occasione disse: “La cosa più bella che possiamo sperimentare è il misterioso. È l’emozione fondamentale che sta alla base della vera arte e della vera scienza. Colui che non sa questo e che non può più meravigliarsi, non provare più stupore, è come morto… È stata l’esperienza del mistero… che ha generato la religione.”

Le cose materiali non potevano piacere ad Einstein; neppure le cose politiche potevano piacergli: i tesori della spiritualità: la semplicità della vita, la sincerità del cuore e la luminosità dell’anima, gli piacevano in modo speciale. Disse: “La base di tutto il lavoro scientifico è la convinzione che il mondo sia un’entità ordinata e comprensiva, il che è un sentire di tipo religioso. Il mio sentimento religioso è un umile stupore per l’ordine rivelato nel piccolo pezzo di realtà in cui esiste la nostra debole intelligenza.”

Le Vie di Dio sono imperscrutabili. La mente umana è sconcertata quando cerca di misurare Dio l’Insondabile. Ma ciò non significa che Dio ne tragga un piacere malizioso. No, il Dio ‘sottile’ vuole che godiamo delle divinità e delle realtà ‘sottili’, che sono infinitamente più belle, più significative, più piene di sentimento e più feconde delle divinità e delle realtà esteriori. Dio sente che anche noi possiamo vivere i mondi interiori in modo più palpabile e convincente diventando ‘sottili’ come Dio stesso. In poche parole profetiche, Einstein insegna al mondo: “Il Signore Dio è ‘sottile’, ma non è malvagio.”

Una volta Einstein scrisse a un amico qualcosa sull’esistenza di Dio. Ciò che disse illumina coloro che amano non solo Dio la Creazione ma anche Dio la Legge Universale, che custodisce la perfetta armonia travestita da apparente disordine: “Tu credi in un Dio che gioca a dadi, mentre io credo in leggi perfette in un mondo di cose esistenti, in quanto reali, che cerco di comprendere con libere speculazioni.”

Ogni credente, crede in Dio secondo le sue capacità interiori e la sua fiducia esteriore. Osserviamo in che tipo di Dio Einstein credeva e rivelava al mondo in generale: “Credo in un Dio che si rivela nell’armonia di tutti gli esseri.”

L’amante della vita e colui che realizza la vita, in Einstein, non avevano il tempo per preoccuparsi né dell’inizio né della fine della vita. Nascita, morte e vita provengono dalla stessa fonte, la Fonte Perenne, la Dimora dell’Immortalità. Pertanto, la vita non poteva confonderlo e la morte non poteva distoglierlo. “Mi sento così tanto parte di tutta la vita che non mi preoccupo minimamente dell’inizio o della fine dell’esistenza concreta di una persona particolare in questo flusso senza fine” disse.

Per il cercatore spirituale, il momento fugace è molto importante. Un momento fugace ha la capacità di conquistare il Respiro dell’Eternità se il Supremo può utilizzarlo a Suo Modo in e attraverso un Suo strumento prescelto. Questo è vero per qualsiasi campo dell’attività umana. Pertanto si dovrebbe sempre cercare di essere vigili e consapevoli, e aspirare più profondamente alla propria carriera, valutando non solo il calendario storico ma anche il momento individuale. In questo modo si può diventare uno strumento cosciente del Supremo e trasformare la propria vita in una conquista suprema, di cui sia il Paradiso che la Terra possano essere orgogliosi.

Nessuno è più consapevole di un fotografo, dell’importanza suprema del momento fugace. Einstein una volta ha commentato che un fotografo è come un chirurgo: “Hai una vita nelle tue mani ogni volta che usi la tua macchina fotografica e stai fotografando qualcuno, perché la foto che scatti oggi potresti non ottenerla domani, quindi devi stare molto molto attento.” In effetti, potrebbero volerci solo pochi secondi per scattare una foto, ma quella fotografia potrebbe essere apprezzata da qualcuno per tutta la vita.

In tutto ciò che facciamo c’è il modo esteriore e il modo interiore. La via esteriore è la via della possibilità. La via interiore è la via dell’inevitabilità. Il cercatore porta in primo piano le inevitabilità e le manifesta in maniera solida e concreta. Un individuo comune, che non è un cercatore, non ha libero accesso alla fonte interiore. Di solito trasforma la possibilità in inevitabilità con il duro lavoro, combinato con la Grazia dall’Alto, di cui è totalmente inconsapevole.

È la nostra libertà di scelta che alla fine ci aiuta a migliorare sia la nostra vita esteriore che interiore. La vita esteriore ci dice: “Diventa e dona.” La vita interiore ci dice: “Dai. Dai quello che hai e quello che sei. Nel processo del tuo dono di te stesso, con tua grande sorpresa vedrai che sei diventato non solo ciò che desideri, ma qualcosa di infinitamente di più.”

L’osservazione di Einstein su come la libertà sia collegata allo sviluppo spirituale e alla perfezione della natura è allo stesso tempo ispiratrice e illuminante: “Solo se la libertà esteriore ed interiore sono costantemente e consapevolmente perseguite, c’è una possibilità di sviluppo spirituale e perfezione, e quindi di migliorare la vita esteriore ed interiore.”