Vishnu

Vishnu è onnipervadente, onnicomprensivo. È l’aspetto del Supremo che sostiene l’intero Universo. Secondo la mitologia indiana impiega solo tre passi per coprire tutto l’Universo. Usa due passi per attraversare la Terra ed il terzo per toccare il Cielo. I primi due passi sono visibili agli esseri umani, ma il terzo ci è invisibile. Si dice che neanche gli uccelli che volano in cielo possano vedere il terzo passo di Vishnu!

La prima menzione del Dio Cosmico Vishnu si trova nel Rig Veda. Secondo il Rig Veda, Vishnu ha novanta destrieri, ed ognuno di questi novanta destrieri ha quattro nomi. Novanta per quattro fa trecentosessanta: è da qui che otteniamo i 360° del cerchio, che rappresenta l’interezza del nostro mondo materiale. I quattro nomi di ogni destriero sono anche connessi, nelle leggende, con le quattro stagioni dell’anno.

Molto spesso gli aspiranti hanno un grande desiderio di sapere chi, tra gli Dei principali, sia il più compassionevole: Brahma, Vishnu o Shiva. Tutti e tre questi Dei posseggono Potere spirituale illimitato, ma quando si parla di Compassione, il più compassionevole è Vishnu. Brahma e Shiva hanno anch’essi Compassione, sono potenti, e mostrano infinita Premura per la nostra vita quotidiana; ma quando parliamo di immediata e diretta Compassione, Vishnu è al primo posto.

Vorrei raccontarvi una storia: il grande saggio Bhrigu era anche un astrologo ai massimi livelli. Voleva sapere con certezza chi fosse il più compassionevole tra i tre Dei Cosmici principali: Brahma, Vishnu, e Shiva; cosicché si recò a casa di Brahma senza permesso ed entrò come un intruso, poi parlò a Brahma in modo rude: Brahma divenne furioso! Disse: “Che diritto hai di entrare nella mia casa e discutere con me senza necessità? Non c’è alcun vero motivo per le tue azioni!”

Quindi il saggio uscì ed andò a testare la Compassione di Shiva: entrò in casa di Shiva forzando la porta, poi iniziò a criticare Shiva ingiustamente. La rabbia di Shiva fu immediata! Immediatamente divenne furente e stava per incenerire il saggio, ma quest’ultimo lasciò rapidamente la casa ed arrivò presto a quella di Vishnu. Quest’ultimo era in un sonno profondo, disteso sul dorso. Lentamente il saggio gli si avvicinò e si disse: “Ora metterò alla prova la Compassione di Vishnu!” e poggiò il piede destro proprio sul petto di Vishnu. Quest’ultimo aprì gli occhi, e con gran sorpresa del saggio gli afferrò la gamba ed iniziò a massaggiargli il piede devotamente e con tutta l’anima. “Mi dispiace!” disse Vishnu “Ti sei fatto male? Il mio petto è forte, e tu hai messo il piede sul mio petto. Forse ti sei fatto male.” In tal modo il saggio capì immediatamente chi fosse il più compassionevole tra i tre Dei.

Da questa storia impariamo che quando vogliamo avvicinarci all’aspetto più compassionevole del Supremo, dovremmo avvicinarci a Vishnu. L’adorazione di Vishnu in quanto personaggio divino ha invero avuto inizio nei Purana. I Purana sono storie ed insegnamenti tradizionali basati sulla filosofia spirituale dei Veda e Upanishad. I Purana sono molto semplici ed appassionanti: sono racconti coloriti e dissertazioni adattate in modo specifico per le persone comuni, e non contengono alcuni degli argomenti esoterici o filosofici delle scritture sacre più antiche, Veda e Upanishad; sono puro divertimento, scritti per l’edificazione delle masse.

Nei Purana, Vishnu è adorato con emozione intensa, emozione divina. Questa adorazione si è gradualmente sviluppata in India, fino a raggiungere il suo culmine nel Vishnavismo (o adorazione di Vishnu) di Sri Chaitanya, nel XVI secolo d.C. Il culto di Vishnu divenne una parte massimamente significativa dell’induismo e lo è tuttora.

Vishnavismo

Il Vishnavismo è amore per Dio, amore puro. Nel Vishnavismo non è necessario alcun rituale o alcuna capacità intellettuale. Ciò che è richiesto è solo l’amore del cuore per Il Più Alto, per l’Assoluto. Il Vishnavismo non usa i rituali dei Veda, non è interessato agli innumerevoli Dei menzionati nelle Upanishad. Il sistema Vedanta dice che il mondo è un’illusione, ma il Vishnavismo, in forza del suo amore, dice ‘No, il mondo è realtà’.

Il più grande patriota e leader politico dell’India, il Mahatma Gandhi, era un Vishnavita assoluto. In India insegnò il significato della nonviolenza. Questo concetto di nonviolenza viene dal Vishnavismo. Il Vishnavismo dice che dove c’è amore non può esserci violenza, non può esserci distruzione. L’uso di Gandhi della nonviolenza venne in essere dall’amore divino, e questo sentimento di amore nel suo senso più puro viene dal culto di Vishnu, il Vishnavismo.

I cercatori spirituali nella maggior parte delle religioni, vogliono unirsi alla più alta Verità. Di solito l’aspirazione umana vuol perdere la sua individualità e diventare totalmente una sola cosa con il Divino, ma nel Vishnavismo è diverso: l’amante e l’Amato diverranno tutt’uno, ma l’amante vuol mantenere la sua individualità. Perché? Egli sente che se diventa inseparabilmente uno con l’oggetto della sua adorazione, la dolcezza, la vicinanza e la più profonda intimità, che è l’estasi stessa, non ci saranno; in altre parole, quando un aspirante diviene uno con il suo Signore, entrambi sono diventati Signori; in quel momento il più dolce sentimento dell’aspirante per il suo Adorato svanirà.

Un bambino e suo padre sono inseparabilmente una cosa sola, la coscienza del bambino e la coscienza del padre sono tutt’uno, ma il bambino sente che anche se lui e suo padre sono tutt’uno, suo padre è più compassionevole e più disponibile al perdono. Il bambino riceve gioia nel ruolo dell’inferiore, sentendo di essere in contatto con qualcuno che è onnipervadente, onnisciente, onnipotente, onnipresente, non vuol essere allo stesso livello di suo padre. Si può dire che in questo caso l’individualità voglia testare il suo amore a volte in una coscienza separata. I Vishnaviti puri ricevono la gioia più grande quando sentono in profondità nei recessi più profondi del loro cuore, di essere gli schiavi di Dio.

I Vishnaviti sono sempre pronti a dedicare la propria esistenza al servizio di Dio: vogliono rimanere i più cari, i più speciali figli di Dio, ma non vogliono diventare Dio, vogliono mantenere la propria individualità nel senso assolutamente più puro del termine.

Ramakrishna diceva che se vuoi mantenere il tuo ego o il senso di separazione, mantienilo nella forma di uno schiavo o di un servitore, in modo che tu possa dire: “Sono il figlio di Dio, come potrei mai far cose sbagliate? Come potrei crogiolarmi nei piaceri dell’ignoranza?” Questo tipo di ego è migliore dell’ego in cui leghi te stesso cercando di mostrare la tua supremazia e facendo molte altre cose sbagliate. Ma diceva anche di non voler diventare lo zucchero, di voler mantenere un senso di individualità, così da poter gustare lo zucchero. Anche nel Vishnavismo il cercatore individuale vuol gustare il più alto Nettare Divino, per questo vuole la sua individualità, sente che se c’è una sottile separazione tra la sua coscienza e quella di Dio, si sentirà supremamente fortunato di essere in contatto costante con il suo Signore. Mentre altre filosofie dicono: “Diventiamo uno, totalmente uno, con la nostra Meta”.

Ramakrishna pregava la sua Madre Kali: “O Madre, mantienimi in questo mondo ‘with the Rose and the Kase’”: voleva che la sua connessione con il mondo fosse piena di agrodolce e di sapore; diceva: “Non rendermi un arido asceta. Mantienimi qui sulla Terra, in modo che i Tuoi figli possano amarmi”. Dal Vishnavismo riceviamo il senso della dolcezza, affetto, amore, intimità, ed estasi. Vishnavismo significa amore dentro e fuori, l’amore che si espande e non l’amore che lega. La preghiera di un devoto Vishnavita è: “O Signore, dammi il puro amore, amore intenso, che trascende tutto l’amore umano”.

Il Vishnavismo ha il suo ruolo nella filosofia così come nella religione. Voi tutti sapete che il Vedanta, specialmente il Vedanta di Shànkara che è puro monismo, viene direttamente dal vecchio Vishnavismo tradizionale. Ci sono anche altri sistemi filosofici derivati da esso.

Vishishtadvaita.

Vishishtadvaita è ‘monismo qualificato’. Questo vuol dire unità dell’anima e della materia, nell’insieme che è l’Essere Assoluto. Materia e spirito sono inseparabili, e le loro qualità inseparabili vengono dall’Essere Trascendentale. Il fondatore di questo sistema fu Ramanuja, un grande devoto e studioso.

Dvaita.

Dvaita significa dualismo. In questa dottrina la materia e l’anima sono entità separate, sono anche differenti da Dio, non hanno unità inseparabile con Dio: Dio e uomo non sono uno, neanche l’uomo e l’anima sono uno. Il fondatore di questo sistema è Madhava, un altro grande personaggio intellettuale. Anche se Madhava e Ramanuja non erano così intellettuali o così spiritualmente sviluppati e profondi come Shankara.

Dvaitadvaita.

Nel Dvaitadvaita il dualismo e il monismo vanno insieme. Ora l’anima, la materia e Dio, sono inseparabili; ma poi essi si separano facilmente. Quando andiamo dentro in profondità, sentiamo che l’anima, la materia, l’uomo, e Dio sono inseparabilmente uno, l’esistenza interiore e l’esistenza esteriore sono una sola, ma quando viviamo nel corpo, nella coscienza esteriore, sentiamo che il corpo non ha niente a che vedere con Dio, che noi non abbiamo niente a che fare con Dio, inoltre sentiamo che Dio, da parte Sua, non ha niente a che fare con questi corpo, mente, e cuore ignoranti. Shuddhadvaita

Shuddhadvaita.

Suddhadvaita significa puro monismo. ‘Shuddha’ significa ‘puro’ in sanscrito, e ‘advaita’ significa ‘monismo’. Shuddhadvaita significa puro monismo. Qui la realtà di Dio viene veduta tutt’attorno. Il mondo non è un’illusione o un sogno, il mondo non è irreale: il mondo è la realtà stessa. Il fondatore di questo sistema era in disaccordo con Shankara. Ovvio è che la filosofia di Shankara è stata considerevolmente fraintesa dai cercatori ed anche da cosiddetti grandi filosofi.

La parola ‘Avatar’ significa: diretto discendente di Dio, l’incarnazione dell’Essere Supremo. Anche se un Avatar discende direttamente da Dio, la nostra tradizione indiana sostiene che ci sono dieci Avatar maggiori, e che sono tutti incarnazioni del Dio Vishnu. Alcuni di loro sono animali. Il nome del decimo Avatar, che deve ancora giungere, è Kalki. Questo è ciò che dice la tradizione, ciò che gli studiosi affermano, ma dal punto di vista spirituale, gli Avatar sono connessi con Vishnu solo perché quest’ultimo rappresenta il Supremo nel Suo aspetto di Sostenitore divino, Continuità divina, e Unità suprema, al di qua e al di là di ogni cambiamento. Ci sono stati diversi Avatar. Sri Chaitanya era un Avatar, Sri Ramakrishna era un Avatar, Lord Rama e Sri Krishna erano Avatar.

Concluderò con una storia divertente. Vishnu e Brahma una volta ebbero una discussione: volevano sapere chi dei due era il migliore! Dato che gli serviva un giudice, Shiva divenne il giudice. Shiva disse: “Benissimo, presto sapremo chi è il migliore fra voi due: porrò qui una colonna di Luce bianca: chiunque riuscirà a raggiungere la cima o la base della colonna e tornare da me per primo, sarà il vincitore”. Brahma disse: “Bene, cercherò di salire su questa colonna di Luce bianca!” e Vishnu disse: “Io cercherò di scendere in basso!” Quando iniziarono, immediatamente la colonna di Luce divenne lunga, più lunga, sempre più lunga! Brahma e Vishnu provarono al loro meglio, ma non riuscirono a raggiungere la fine: era impossibile. Continuarono per anni, ma nel momento in cui sentivano che stavano per toccare la fine, la colonna di Luce si allungava.

Infine Brahma perse la pazienza e disse: “La cosa migliore è andare da Shiva e dirgli che ho toccato la cima, come potrà sapere se l’ho fatto davvero?!” Mentre scendeva vide un uccello bianco, e chiese all’uccello di far da testimone: “Quando arrivo” disse “dirai a Shiva che ho toccato la cima!” L’uccello assentì, Brahma e l’uccello discesero, ma il povero Vishnu stava ancora tentando. Brahma disse: “Ho toccato la cima della colonna di Luce, quindi sono il vincitore!” Shiva disse: “Aspetta, sentiamo cosa ha da dirci Vishnu”. Proprio in quel momento arrivò Vishnu, Shiva gli chiese: “Vishnu, che novità ci porti?” “Mi dispiace” replicò Vishnu “ho provato in tutti i modi ma non ci sono riuscito. Non sono riuscito a toccare la fine di quella misteriosa colonna di Luce!” Shiva immediatamente s’infuriò con Brahma per avergli mentito. Povero Brahma, era stato scoperto! Shiva aprì il suo terzo occhio, che era pieno di fuoco distruttivo, e voleva realmente uccidere Brahma! Disse: “Mi hai detto una bugia, perciò taglierò una delle tue teste!” Quindi tagliò una testa a Brahma, ecco perché vediamo solo le quattro teste frontali di Brahma: quella posteriore fu tagliata da Lord Shiva. Così Vishnu provò di essere sincero: non sapeva dir bugie. Il creatore, invece, disse una bugia, e questa è la punizione che ricevette dal Signore Shiva!