L'insegnante di italiano5
Questo avvenimento accadde centocinquant'anni fa in una comunità spirituale. Due adolescenti, profondamente interessati alla letteratura, organizzarono un incontro letterario. Chiesero al loro insegnante di italiano di presiedere l'incontro, e lui accettò volentieri. Circa duecento anime amanti della letteratura assistettero al programma, che consisteva in canti, brevi commedie e recitazioni. Durò circa due ore e fu un grande successo.Al termine dell'incontro l'insegnante di italiano, che si chiamava Mihir, disse: "Dio ha voluto che questa nostra comunità spirituale fosse divina, ma purtroppo il nostro leader spirituale sta trasformando la giovane generazione in una generazione di scimmie invece che in una generazione di Dio." Immediatamente il pubblico iniziò a protestare con veemenza. Lo contestarono senza pietà, e Mihir dovette lasciare la sala nella massima umiliazione.
Quella notte, verso mezzanotte, un giovane sfondò la porta della casa di Mihir e gli puntò una pistola contro. "Come osi parlare male del nostro Maestro spirituale!" Disse. "Creatura ingrata, bestia spudorata! Vivi qui nella nostra comunità spirituale, eppure hai l'audacia di parlar male del nostro Maestro! Non è colpa del nostro Maestro se non siamo ancora totalmente divini. Ha lavorato duramente per renderci divini, ma noi amiamo l'ignoranza. Non è il Maestro che sta facendo di noi delle scimmie, ma la nostra stessa vita che ama l'ignoranza. Inutile dire che tu sei sulla stessa barca! Se diventeremo tutti scimmie, tu non farai certo eccezione. Ma contraddico totalmente la tua affermazione che stiamo diventando scimmie. No, abbiamo fatto notevole progresso e continueremo a fare progresso, lentamente, costantemente ed efficacemente. Comunque, non sono venuto qui a quest'ora della notte per farti una lunga predica. Sono venuto qui per toglierti la vita!"
Mihir era terrorizzato. "Per favore, ti prego di risparmiarmi la vita" balbettò. "Non criticherò mai più il nostro Maestro!"
Il giovane esitò. Poi disse: "Questa volta il perdono è concesso, ma ti avverto che non sarà offerto di nuovo."
Purtroppo, pochi giorni dopo Mihir annunciò agli studenti di una delle sue classi: "Avrei potuto scrivere poesie spirituali molto migliori di quelle che ha scritto il Maestro. È perché non mi interessano molto le poesie spirituali e mi manca l'inclinazione, e perché non ho tempo, che non ne ho scritte. Se avessi scritto poesie, avrei superato di gran lunga il genio poetico del nostro Maestro!"
Gli studenti non credevano alle loro orecchie. Due studenti corsero sul palco e uno di loro lo colpì brutalmente sul naso mentre l'altro lo tirò con veemenza per l'orecchio. La sofferenza dell'insegnante avrebbe potuto esser meglio sentita che descritta! Diversi studenti si recarono subito dal presidente della comunità spirituale e raccontarono tutta la vicenda.
Il presidente disse: "Non devo parlarne con il Maestro. Sono io che devo agire. Vai a dire al tuo professore di italiano che tra un quarto d'ora i miei inservienti saranno a casa sua per accompagnarlo alla stazione ferroviaria in modo che possa tornare al suo paese natale."
Con o senza il suo consenso, Mihir fu messo sul treno, e le autorità dell'ashram si considerarono libere da lui. Tuttavia lui non tornò nella sua città natale, ma si recò in una grande città, dove fece domanda per un lavoro presso il più grande giornale della città. Ottenne il lavoro e dopo un po' diventò lo scrittore più prolifico del giornale. Scrisse molto, sia in inglese che in italiano. In sei anni, i dirigenti del giornale lo nominarono caporedattore.
Ora, Mihir non aveva dimenticato la sua umiliazione nella comunità spirituale. Molto spesso inventava storie non-divine sul suo ex Maestro spirituale e sul suo ashram. Naturalmente, a volte c'era del vero dietro i suoi attacchi spietati, perché aveva vissuto nell'ashram dall'età di dieci fino a trentacinque anni, e lo conosceva bene. Infine, scrisse una biografia del suo ex Maestro, ovviamente senza chiedergli il permesso. Nella maggior parte delle sezioni del libro la sua immaginazione si scatenava, e quando il libro uscì, le autorità dell'ashram lo citarono in giudizio.
Mentre il caso era in tribunale, Mihir corruppe sette dei suoi ex fratelli discepoli perché gli fornissero le storie più sensazionali, ma private, sulla comunità spirituale. Queste storie le pubblicò sul suo giornale, nonostante fosse già stato citato in giudizio dalla comunità spirituale. I proprietari del giornale erano molto contenti di lui. Grazie al suo giornalismo sensazionalistico, il giornale guadagnava diverse migliaia di nuovi abbonati.
Un giorno apparve sul giornale un articolo sulla causa dell'ashram. Conteneva accuse di un discepolo del Maestro contro Mihir, e accusava l'editore di calunnia e inganno. Le autorità giornalistiche si schierarono tutte dalla parte del loro direttore e lo difesero strenuamente. Per fortuna o purtroppo, l'editore vinse la causa. Ahimè, durante questo periodo il Maestro stesso iniziò a soffrire dei disturbi più gravi, quindi l'umore nell'ashram era molto basso. Le autorità della comunità spirituale volevano portare la questione davanti a un tribunale superiore. Ma il Maestro disse: "Non credo che servirà a niente. Se avete altri suggerimenti, comunque, per favore ditemeli."
Uno di loro disse: "Maestro, sappiamo che hai un grandissimo potere occulto. L'hai usato moltissime volte. Ti prego di usarlo ancora una volta. Questa volta usa il tuo potere occulto per paralizzare la mano destra di quel furfante in modo che non possa mai più scrivere!"
Il Maestro disse: "Non ha bisogno di una mano per scrivere. Anche se non scrive, qualunque cosa voglia dire contro di me può dettarla al suo segretario. Potranno comunque pubblicarlo sul giornale."
I discepoli allora dissero: "Maestro, allora fai qualcosa al suo cervello. Con il tuo potere occulto, danneggia il suo cervello in modo che non possa pensare correttamente. Rendilo senile in modo che non possa più criticarti."
Il Maestro disse: "Bene, si può fare…" Quindi usò il suo vasto potere occulto e danneggiò il cervello dell'editore. "Inoltre" disse ai suoi discepoli "ho fatto qualcos'altro che vi piacerà ancora di più! L'ho reso cieco da un occhio."
Essendo diventato parzialmente cieco e totalmente senile, il professore non poté più lavorare al giornale. Dovette dimettersi, ma le autorità del giornale furono estremamente gentili e comprensive. Continuarono a dargli il suo stipendio regolare e gli dissero che lo avrebbero fatto finché fosse rimasto sulla Terra.
Ora, la segretaria di Mihir era una ragazza molto devota al suo capo. Semplicemente non riusciva a spiegare il suo improvviso difetto cerebrale e la sua cecità. Alla fine decise di andare da un famoso occultista che viveva nella stessa città dell'ex Maestro di Mihir, e a lui raccontò tutta la triste storia, per quanto ne sapeva, dall'inizio alla fine.
L'occultista, il cui nome era Khudhu, vide chiaramente che l'ex Maestro era il responsabile della cecità e del danno cerebrale dell'editore, e si sentì estremamente dispiaciuto per il pover'uomo. Interiormente si avvicinò al Maestro spirituale e gli disse: "Che Maestro spirituale sei? Se le persone parlano male di te, le punisci senza pietà! Il perdono non è il primo requisito nella vita spirituale? Comunque, visto che tu non hai perdonato questo signore anziano, nemmeno io ti perdonerò." Quindi Khudhu usò tutto il suo potere occulto e diede al Maestro spirituale un colpo molto grave.
Nel giro di pochi minuti il Maestro morì, ma appena prima di lasciare la scena terrena, disse tre volte: "Khudhu, Khudhu, Khudhu."
All'inizio i suoi discepoli, nel loro estremo dolore, rimasero semplicemente sconcertati dall'ultima parola del loro Maestro, ma alla fine capirono che il Maestro si riferiva al grande occultista Khudhu. Alcuni di loro si precipitarono nella minuscola casa di Khudhu ed entrarono nella sua stanza. Quando videro il volto di Khudhu rimasero semplicemente paralizzati dalla paura. Non lo videro come un vero essere umano, ma come una tigre vorace. Eppure, nonostante la loro paura, caddero ai piedi di Khudhu e dissero: "Siamo sicuri che sei tu che hai ucciso il nostro Maestro. Poiché hai il potere di uccidere, hai anche il potere di far rivivere. Per favore, riporta in vita il nostro Maestro."
Khudhu disse: "Sì, ho il potere, ma non userò il mio potere per far rivivere il vostro Maestro. L'ho ucciso perché è stato estremamente ingiusto con il povero Mihir. Con il suo potere occulto lo ha reso cieco e gli ha distrutto il cervello. Così ora, con il mio potere occulto, l'ho ucciso. Ma per voi non è una perdita. Ora che siete venuti a sapere che il mio potere occulto è di gran lunga superiore a quello del vostro Maestro, potete diventare tutti miei discepoli. Vi insegnerò come acquisire il potere occulto. Anche voi, come me, potrete fare miracoli e mettere ai vostri piedi il mondo intero!"
I discepoli del Maestro gridarono: "O grande Khudhu, cosa faremo? Ci hai resi orfani!"
"Ma vi ho appena detto che ora potete trovare vostro padre in me. D'ora in poi, posso essere il vostro padre spirituale" disse Khudhu.
I discepoli si sentivano estremamente tristi e infelici. Dissero: "Non importa quanto sei grande, anche se sei il più grande occultista vivente sulla Terra, non possiamo diventare tuoi discepoli. Il nostro Maestro è il nostro Maestro. Rimarremo leali e fedeli a lui fino al nostro ultimo respiro."
"Che Maestro avete avuto!?" chiese Khudhu. "Non aveva nemmeno una goccia del latte della bontà umana. Posso perdonare tutti voi perché so che siete persone [spiritualmente -n.d.t.] ignoranti. È vero, avete istigato il vostro Maestro a punire Mihir. Ma perché lui ha ascoltato la vostra richiesta? E peggio: perché ha fatto del male al pover'uomo anche più di quanto voi gli chiedeste? Ecco cosa farò. Farò rivivere il vostro Maestro a condizione che voi possiate darmi la piena certezza che quando lo aiuterò a riprendere conoscenza, la prima cosa che farà sarà baciare la polvere dei piedi di Mihir."
Immediatamente i discepoli esclamarono: "Oh no! Impossibile! È al di sotto della dignità del nostro Maestro toccare i piedi di quel mascalzone!"
Khudhu disse: "Voi lo chiamate mascalzone, ma in che modo il vostro Maestro è superiore a lui? Potete giustificare la punizione che il vostro Maestro gli ha inflitto? Ha parlato male di voi e del vostro Maestro, ma ciò non significa che il vostro Maestro potesse arrivare al punto di distruggerlo. Poiché non volete accettare la mia proposta, uscite subito da casa mia. Non voglio avere niente a che fare con voi!"
Ma uno dei discepoli disse a Khudhu: "O occultista della massima grandezza, cosa accadrebbe se resuscitassi il nostro Maestro e lui toccasse i piedi del nostro ex fratello spirituale?"
Khudhu rispose: "Sono contento che tu lo chiami fratello, ma devi sapere che il tuo Maestro non deve semplicemente toccare i piedi di quest'uomo, ma baciare letteralmente la polvere dei suoi piedi." A questo punto, tutti i discepoli nascosero la testa tra le mani, pieni di vergogna e disgusto. Ma Khudhu continuò: "Nel momento in cui il vostro Maestro tocca la polvere dei piedi di Mihir, il suo ex discepolo riacquisterà la vista e il suo cervello tornerà normale."
Uno dei discepoli disse: "O Khudhu, perché il nostro Maestro deve affrontare questa umiliazione? La nostra supplica non è sufficiente? Non ti basta la nostra preghiera ai tuoi piedi per perdonare il nostro Maestro? Se sei un Maestro spirituale più grande di lui, non dovresti mostrare più compassione di lui?"
Khudhu disse: "Avete ragione. La vendetta non risolve mai nessun problema. Solo la Luce può risolvere tutti i problemi umani. Perdono il vostro Maestro. Lo riporterò in vita e curerò io stesso Mihir. Il più alto Potere spirituale del Supremo punirà a suo modo i poteri inferiori e subordinati. Essi, a loro volta, puniranno quelli ancora più bassi. Dal più alto punto di vista, non ho fatto la cosa giusta, quando ho punito il vostro Maestro. Avrei dovuto permettere al Supremo di trattare con lui a Modo Suo, o almeno avrei dovuto aspettare il messaggio interiore del Supremo prima di agire io stesso. La Divina Compassione e la Luce-Saggezza sono le più alte forme di azione. Solo la Divina Compassione e la Luce della Saggezza possono crescere e sbocciare."
MSR 5. 16 gennaio 1974↩