Sette è un numero occulto. Nel mondo spirituale, il numero sette ha un significato estremamente speciale. Nei tempi antichi vi erano sette grandi saggi Indiani che videro la Verità, vissero la Verità e divennero la Verità.
Ci sono sette fiumi importanti in India. Un fiume significa movimento, acqua significa coscienza. Il movimento della coscienza è un progresso continuo verso il più lontano Aldilà.
Ci sono sette note nella scala musicale. Ogni nota ha un proprio valore speciale. La musica è la lingua madre dell’umanità. Dio è il Musicista Supremo. È attraverso la musica che possiamo entrare nell’armonia universale. È attraverso la musica che la Bellezza di Dio è manifestata in tutta la Sua creazione che tutto-ama.
Ci sono sette colori nell'arcobaleno. Questi colori indicano le tappe del nostro viaggio spirituale verso l'obiettivo finale. Qui, tutti sappiamo che un arcobaleno è il segno della buona sorte e dei progressi futuri. Nel mondo spirituale, ogni colore dell'arcobaleno è il precursore di una nuova alba.
Ci sono sette mondi superiori e sette mondi inferiori. Un essere umano che aspira entra in uno dei sette mondi superiori e fa progressi nella vita interiore. Come un uccello, la sua coscienza che aspira, vola da un mondo all'altro, finché alla fine si ritrova nel settimo mondo, satchidananda, il mondo dell'Esistenza, della Coscienza e della Beatitudine. Là diventa coscientemente e inseparabilmente una sola cosa con il Pilota Supremo. Ma quando un essere umano deliberatamente e consapevolmente fa cose sbagliate, cose odiose, è costretto ad entrare in uno dei sette mondi inferiori, che sono i mondi dell'oscurità, della schiavitù e dell'ignoranza.
La Madre India è un albero che aspira. Questo albero che aspira ha come unica radice i Veda. La radice è la Verità, l'albero è la Verità, l'esperienza dell'albero è la Verità, la realizzazione dell'albero è la Verità, la rivelazione dell'albero è la Verità, la manifestazione dell'albero è la Verità.
I veggenti vedici vedevano la Verità con le loro anime, nelle loro visioni celesti e nelle loro azioni terrene.
> Satyam era jayate nanritam
> Solo la Verità trionfa, non la falsità.Questa verità ci insegna come essere veri fratelli dell'umanità, amanti consapevoli e devoti di Dio e perfetti padroni della natura.
Gli insegnamenti Vedici sono universali. Nello Yajur Veda osserviamo chiaramente che gli insegnamenti dei Veda sono per tutti: i Bramini, gli Kshatriya, i Vaishya, i Sudra, anche i Chandala, che sono i degradati e gli abbandonati. Uomini e donne possono studiare i Veda. Dio è per tutti. I Veda sono per tutti. Nella chiesa vedica nessuno è superiore, nessuno è inferiore, tutti sono uguali, tutti sono figli di Dio. Questi figli di Dio possono vivere nel cuore della Verità e diventare il vero orgoglio di Dio.
Ogni veggente vedico è un poeta e un profeta. Nel caso di un comune poeta, le sue poesie sono spesso basate sull'immaginazione. L'immaginazione fa nascere la sua poesia. Nel caso dei poeti vedici, è stata l'intuizione che ha dato vita alle loro poesie. Questa intuizione è la conoscenza diretta della Verità. Per quanto riguarda il profeta, molto spesso vediamo che la profezia di un comune profeta si basa su una specie di mistero sconosciuto, ma nel caso dei profeti vedici, non era così. Le loro profezie si basavano sulla loro piena e cosciente consapevolezza della Verità diretta e immediata. Portarono solo al di fuori questa Verità dinamica per operare nella manifestazione cosmica.
Il mondo attuale crede che la mente possa offrire la più alta esperienza possibile della Realtà. I veggenti Vedici davano la dovuta importanza alla mente, ma non hanno mai considerato la mente come la fonte della più alta esperienza possibile della Realtà.
I Veda hanno l'eterna saggezza. È per noi. I Veda sono più che disponibili a illuminarci se osiamo ascoltare il loro messaggio.> Shrinvantu vishwe amritasya putra
> Ascoltate, voi figli dell'immortalità.Questo è il loro generoso invito.
Quando viviamo nella mente e non vogliamo andare oltre i confini della mente, rimaniamo legati nelle reti del corpo. Restiamo in schiavitù. Solo la Luce interiore e la Guida dall'alto possono liberarci dalla brulicante ignoranza che ci ha avvolto. Quando viviamo nella mente viviamo nel tessuto della forma. Quando viviamo nell'anima entriamo nel senza forma e alla fine andiamo sia oltre la forma che l'assenza di forma. Diventiamo, in quel momento, l'anima individuale universalizzata e l'Anima Universale individualizzata.
Il mondo esteriore è sinonimo della mente. Il mondo interiore è sinonimo del cuore. Il mondo dell'eterno Aldilà è sinonimo dell’anima. Il mondo esteriore ha passato, presente e futuro. Il mondo interiore ha il futuro luminoso e appagante. Il mondo dell’Aldilà ha solo l'eterno Ora. Quando viviamo nel mondo esteriore, l'"io" ignorante ci distrugge. Quando viviamo nel mondo interiore, l’“Io” illuminato ci soddisfa. Quando viviamo nel mondo dell'Aldilà, l'infinito "Io" affettuosamente ci personifica, ci rivela e ci appaga. Quando viviamo nella mente, non possiamo andare oltre il giudizio del destino. La nostra volontà umana è condizionata dal destino. Quando viviamo nell'anima, abbiamo il libero arbitrio. Questo libero arbitrio è la Volontà del Supremo. È la volontà dell'anima, che si identifica costantemente con la Volontà dell'infinito Aldilà.
Sia che gli altri ci credano o no, gli amanti dei Veda sanno perfettamente che i Veda rappresentano un significativo contributo al mondo della letteratura. Queste sublimi scritture letterarie non sono solo di interesse nazionale, poiché hanno ispirazione internazionale e aspirazione universale. Proprio perché sono internazionali e universali, affascinano e illuminano i cercatori sinceri di diversi paesi in ogni tempo.
I mantra Vedici, o incantesimi, ci aiutano a sviluppare la forza di volontà in misura illimitata. Anche se non facciamo la fatica di imparare e ripetere i mantra, coltiviamo un po’ di forza di volontà anche solo studiando devotamente i Veda. La domanda fondamentale è come useremo questa forza di volontà: dominare il mondo o servire Dio nell'universo. Se viviamo nel corpo per i piaceri del corpo, vorremmo dominare il mondo, ma se viviamo nell'anima per la trasformazione e l'illuminazione del corpo, allora serviremo Dio, ameremo l'uomo e realizzeremo sia Dio che l'uomo.
Dire che i Veda sono gravemente contaminati dall'ascetismo e dal distacco dal mondo terreno, è svelare la propria ignoranza. I Veda sono divinamente pratici e il loro messaggio ha un costante valore pratico. Inutile dire che un gran numero di veggenti Vedici erano capofamiglia, e la maggior parte dei loro alunni alla fine delle loro lezioni tornarono a casa e divennero uomini di famiglia. Gli insegnanti nei veggenti hanno trasmesso ai loro studenti il segreto della vita eterna e non il segreto della morte senza fine, che impariamo da alcuni insegnanti di scienza che amano la distruzione.
I Veda non incarnano depressione, repressione, auto-mortificazione, consapevolezza del peccato o coscienza infernale. I Veda incarnano il divino dovere della vita terrena e la bellezza sempre crescente della vita celeste. I veggenti Vedici accettarono il cuore della vita per fondare la Realtà ultima sulla terra. I veggenti vedici accettarono il corpo della morte per portarlo nella terra dell'Immortalità. Amavano l’ispirazione della mente serena. Amavano l’aspirazione del cuore puro. Divennero la realizzazione dell'anima sicura.
VI-it 1. Wellesley College, Wellesley, Massachusetts, 14 Novembre 1972↩
La saggezza del passato era l'intuizione spontanea. La saggezza del presente è il costante sospetto. Nell'età Vedica le persone conoscevano l'arte divina dell’auto-abnegazione e dell’auto-dedizione come oggi conosciamo l'arte umana dell'auto-glorificazione e della distruzione del mondo. Si sono, innanzi tutto, preoccupati dell’auto-perfezione e poi della perfezione del mondo. Noi non ci curiamo dell'auto-perfezione, ci preoccupiamo solo della perfezione del mondo. Essi erano convinti che l'autodisciplina li avrebbe liberati. Noi pensiamo che l'autodisciplina ci limiterà. Essi sapevano che l'autodisciplina non era il fine, ma un mezzo per il fine, e che il fine era l’Ananda, la Delizia. Sappiamo anche che l'autodisciplina non è il fine, ma un mezzo per il fine, ma per noi, ahimè, la fatale fine è l'autodistruzione. I veggenti Vedici avevano bisogno di libertà. Anche noi abbiamo bisogno di libertà. Per loro, la libertà era l'auto-dedizione alla vita divina e all’Aldilà che sempre trascende Se Stesso. Per noi, la libertà è l'imposizione della nostra realtà-potere sugli altri.
Vi sono quattro Veda: il Rig Veda, il Sama Veda, lo Yajur Veda e l'Atharva Veda. Il Rig Veda ha 10.552 mantra. Mantra significa incantesimo o semplicemente stanza poetica. Il Sama Veda ha 1.875 mantra, lo Yajur Veda ha 2.086 e l'Atharva Veda ne ha 5.987. Un certo numero di versi del Rig Veda si trovano anche negli altri tre Veda. Nei Veda la maggior parte dei mantra è sotto forma di lucida poesia, ad eccezione di alcuni scritti in prosa ritmica e che invoca il pensiero. I Veda rappresentano la prima letteratura poetica e di prosa dell'anima umana che aspira, cerca e lotta. Colui che pensa che la poesia Vedica sia primitiva e la letteratura Vedica insignificante manca inequivocabilmente di illuminazione mentale. Come può la poesia primitiva offrire al mondo in generale una saggezza tanto sublime e duratura?
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Il corpo della poesia Vedica è semplicità.Il vitale della poesia Vedica è sincerità.
La mente della poesia Vedica è chiarezza.Il cuore della poesia Vedica è purezza.
L'anima della poesia Vedica è luminosità.```
Ci sono due modi per studiare i Veda. Quando studiamo i Veda con la mente, siamo costantemente ammoniti dalla severa vigilanza della coscienza. Quando studiamo i Veda con il cuore, siamo incessantemente ispirati dalla fluente spontaneità della splendente coscienza. Il risultato della mente è uno studioso dei Veda. Il risultato del cuore è un amante dei Veda. Lo studioso cerca di soddisfare il mondo senza essere egli stesso soddisfatto. L'amante nutre il mondo con la Luce della illuminante manifestazione e la Delizia della appagante Perfezione.Ci sono due parole nei Veda che sono importanti quanto i Veda stessi. Queste due parole sono satya e rita, eterna Verità ed eterna Legge. Realizzazione e Verità si incarnano l'una nell'altro. Manifestazione e Legge si completano a vicenda. Se non viviamo la Verità, non possiamo raggiungere la Meta. Se non seguiamo la legge, non possiamo crescere nella Meta.
I veggenti Vedici accettarono le leggi degli altri non solo con la franchezza dei loro cuori ma anche con l'unità delle loro anime. Videro l'Uno nei molti e i molti nell'Uno. Per loro, l'Assoluto non era loro unico monopolio.> Satyam eva jayate nanritam
> Solo la Verità trionfa, non la falsità.
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Asato ma sad gamayaTamaso ma jyotir gamaya
Mrityor ma amritam gamayaConducimi dal non-reale al Reale
Conducimi dall’oscurità alla LuceConducimi dalla morte all’Immortalità
```L'irrealtà non è vera e la Realtà è la Verità. Satya è invocata dal cuore puro. Rita è invocata dal coraggioso vitale. L'amore della Verità ci salva dall'oscurità. L'amore per l'Ordine divino ci porta dal corpo umano alla vita divina.
VI-it 2. Radcliffe College, Cambridge, Massachusetts, 14 Novembre 1972↩
I veggenti Vedici osservarono la paura nel mondo esteriore, sentirono la libertà nel mondo interiore. Volevano rivelare la libertà del mondo interiore attraverso l'aspirazione. Nell'Atharva Veda, i veggenti ci hanno offerto una preghiera significativa: "Possiamo noi non avere paura sia di coloro che non conosciamo che di quelli che conosciamo."
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La paura dell'oscurità è la paura dell'ignoto.La paura della luce è la paura del conosciuto.
La paura dell'ignoto è stupidità.La paura del conosciuto è assurdità.
```Quello di cui abbiamo bisogno è la volontà dell’anima, che è la Libertà di Dio.
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Uru nastanve tanUru ksayaya naskridhi
Uru no yandhi jivase```
L'ardente espressione del Rig Veda significa: "Libertà per il nostro corpo. Libertà per la nostra casa. Libertà per la nostra vita."Il modo di vivere Vedico non può essere separato dal rituale. Nei tempi Vedici, i rituali erano parte integrante della vita. I cercatori nell'era Vedica compirono notevoli progressi eseguendo i rituali. Nel Rig Veda, tuttavia, vediamo più enfasi sulla filosofia mentale e interiore che sul rituale. Questa combinazione di rituale e saggezza filosofica è la ricchezza della cultura Vedica. La devozione e la dedizione si manifestano nel rituale. L'aspirazione e la meditazione si espandono nella saggezza filosofica. In quei tempi il rituale disciplinava e regolava la vita. La filosofia interiore ha illuminato e liberato la vita. Nel cuore della filosofia si scopriva la Luce. Nel corpo del rituale si manifestava la Luce.
I Veda parlano specificamente di tre mondi: Prithivi - la terra, Antariksha - il cielo, Dyaus - la regione celeste, il Paradiso. Sulla terra, la materia è tutto. Nel cielo, l'attività divina è tutto. In Paradiso, la coscienza è tutto.
Poesia e filosofia corrono fianco a fianco con i Veda. La filosofia illuminò le menti dei veggenti vedici. La poesia immortalò i loro cuori. Il filosofo è un poeta nella mente. Il poeta è un filosofo nel cuore. Il filosofo ama la religione esteriore e la scienza interiore. Il poeta ama l'arte esteriore e la letteratura interiore. Il filosofo dice al poeta: "Ti do la mia preziosa ricchezza: la saggezza, che è lo strumento costante e consapevole dell'intuizione." Il poeta dice al filosofo: "Ti do la mia preziosa ricchezza: la mia devota unione con la vita della Luce."Molti veggenti hanno visto la Verità, ma quando rivelano la Verità, molto spesso le loro rivelazioni non sono identiche. Ciò che è veramente deplorevole è che in diverse occasioni, in circostanze diverse, le loro rivelazioni della stessa Verità si mostrano tutt'altro che identiche. Qui dobbiamo sapere che le differenze esistono solo nella realizzazione e rivelazione della Verità. Non può esserci differenza nella Verità stessa. Perché si verificano le differenze? Le differenze si verificano perché l'individualità e la personalità umane non vedono la Verità come deve essere vista. Quando la personalità umana e l'individualità sono dissolte, la Verità rimane una nella realizzazione e una nella rivelazione. Inutile dire che i Veda sono la rivelazione diretta dell'illuminazione dei veggenti, e non doni dall’alto dei cieli sconosciuti.
Ci sono persone che pensano che i Veda trattano solo di spiritualità, e non di scienza, si sbagliano. Cercatori avanzati e Maestri spirituali sono dell'opinione che nello Yajur Veda ci siano molte verità scientifiche che la scienza moderna non ha ancora scoperto o riconosciuto. La conoscenza scientifica dell'Atharva Veda non può essere guardata dall'alto in basso. I veggenti Vedici erano consapevoli del processo di formazione delle nubi. Erano pienamente consapevoli delle diverse stagioni. Conoscevano la scienza dell'aritmetica e lavoravano con cifre di milioni, miliardi e trilioni. Nello Yajur Veda c'è qualcosa di ancora più sorprendente. Lì vediamo prove dell'esistenza di aeroplani. I veggenti Vedici erano soliti fare veri e propri voli non-stop per centinaia di miglia. Sapevano anche i segreti della geologia, della medicina e di altre scienze. Tutto questo, quattromila anni fa!
I Veda sono stati tradotti in molte lingue e ammirati e apprezzati da molti stranieri. Il grande filosofo tedesco Schopenhauer considerava le Upanishad la consolazione e l'illuminazione della sua vita. Sappiamo che le Upanishad sono i figli più potenti e illuminanti dei Veda, ma c'è molta verità nel dire che una traduzione non può rendere piena giustizia all'originale. Nel caso dei Veda questo è sicuramente vero. Molte persone hanno tradotto i Veda, ma per quanto sinceramente o devotamente abbiano lavorato, è stata persa una notevole quantità della bellezza Vedica.Ci sono quattro Veda: il Rig Veda, lo Yajur Veda, il Sama Veda e l'Atharva Veda. Il Rig Veda si occupa principalmente delle forme di preghiera. Lo Yajur Veda si occupa di formule sacrificali. Il Sama Veda si occupa di musica. L'Atharva Veda si occupa di medicina, scienza e formule magiche. Nel Rig Veda inizia il messaggio dell'evoluzione umana. Il Rig Veda ci dice il significato dell'esistenza e del contributo dell'uomo al mondo. Lo Yajur Veda ci insegna come eseguire correttamente i sacrifici e come controllare l'universo. Questo Veda dà più importanza al lato meccanico dei sacrifici che al loro aspetto spirituale. Il Sama Veda ci insegna come la musica divina può elevare la nostra aspirante coscienza nel regno supremo della Beatitudine e come renderci canali coscienti di Dio il Musicista Supremo per la trasformazione dell'oscurità umana in Luce divina, dell'imperfezione umana nella Perfezione divina, dell’impossibilità umana in divina Inevitabilità e dei sogni umani in Realtà divine. L'Atharva Veda ci insegna come controllare gli spiriti e le divinità minori e come proteggerci dagli spiriti maligni e dagli esseri distruttivi.
VI-it 3. Vassar College, Poughkeepsie, N. Y., 15 Novembre 1972↩
Quando si deve fare una scelta tra qualità e quantità, il saggio desidera la qualità e l'ignorante brama la quantità. La massima qualità e la massima quantità non vanno quasi mai insieme, ma con nostra grande gioia, il Rig Veda supera in modo sorprendente gli altri tre Veda sia in quantità che in qualità. Lo Yajur Veda, il Sama Veda e l'Atharva Veda hanno preso in prestito una considerevole quantità di ricchezza dal Rig Veda.
Nel Rig Veda, gli dei sono visti come personificazioni del potere della natura. I veggenti invocano gli dei cosmici con le preghiere del loro cuore e la dedizione della loro vita. Si supponeva che questi dei fossero in numero di trentatré. Ogni dio ha avuto la sua origine, tutti loro non sono nati nello stesso momento. Si dice che all'inizio accettarono l'incarnazione umana e furono mortali, come noi lo siamo ora, ma bevendo “soma”, il nettare, divennero immortali. Sul piano fisico sottile, conservano la quintessenza delle loro forme fisiche e delle apparenze terrene. Alcuni sono guerrieri, mentre altri sono sacerdoti. Indra è il capo dei guerrieri, e Agni è il capo dei sacerdoti.
Hanno potere. Sono potere. Alcuni hanno il potere del Silenzio e della Pace, mentre altri hanno il potere della Luce e della Delizia. Hanno combattuto incessantemente contro le formidabili forze del male, e alla fine hanno ottenuto la vittoria.
Gli dei del Rig Veda sono gentili e compassionevoli. Con la loro sconfinata gentilezza e compassione, soddisfano i desideri del mondo che ama la materia e le aspirazioni della vita che invoca lo spirito. Vivono in diverse case: Paradiso, aria e terra. Il Paradiso è la casa di Vishnu, Varuna, Surya, Mitra e pochi altri. La regione atmosferica è per Indra, Rudra, Maruts e altri. Agni e Brihaspati sono ben noti tra coloro che sono considerati degli dei terrestri.Nel Rig Veda vediamo la pura presenza della devozione e la sicura presenza della conoscenza. La devozione ci dice quanto sia dolce e compassionevole Dio. La conoscenza ci dice quanto è elevato e grande Dio. La devozione e la conoscenza trovano la loro completa soddisfazione solo nel servizio. Il servizio è concentrazione. La devozione è preghiera. La conoscenza è meditazione. Solo il servizio concentrato, la preghiera devota e la meditazione illuminata possono renderci divinamente grandi e supremamente perfetti.
Secondo i Veda, l'azione è una parte essenziale della vita. L'azione è l'accettazione consapevole della nostra esistenza terrena. L'azione ha bisogno del corpo, che è il suo tempio e la sua fortezza. L'azione ha bisogno della vita, che è la sua ispirazione e aspirazione. Un uomo d'azione è un ideale eroe sul campo di battaglia della vita. Vive con il corpo umano di Dio, la terra, e lavora per la vita divina di Dio, il Cielo. L'azione è sacrificio esteriore e unità interiore. Il Rig Veda ci offre un segreto supremo riguardo a quale tipo di sacrificio possiamo fare con la forza della nostra unità. Nell'azione vediamo la presenza universale di Dio. Nell’azione incarniamo lo spirito e riveliamo la forma. Nello spirito è Dio l'Assoluto. Nella forma è Dio l'infinito. Il Rig Veda parla di Dio il Potere:
> Twam Indra balad adhi sahaso jata ojasah...
> O Dio, l'esistenza si basa su forza, valore ed energia. O Potente Uno, Tu sei la Forza stessa.Per manifestare Dio sulla terra in modo considerevole, il cercatore deve vivere una lunga vita.
> Aum bhadram karnebhih srinuyam deva...
> O divinità cosmiche, possiamo ascoltare con le nostre orecchie ciò che è buono e di buon auspicio. Possiamo vedere con i nostri occhi ciò che è buono e di buon auspicio ...Tuttavia, vivere semplicemente una lunga vita priva di divinità è a dir poco pura ignoranza.
I veggenti del Rig Veda considerano Dio come l'eterno Padre, Madre e Amico. Sentono anche che Dio è il loro Amato. Dio ha molti aspetti, ma un veggente devoto preferisce l'aspetto di Dio come Signore. Prega il suo Signore per avere compassione e benedizione. È arrivato a rendersi conto che, se ha l'amore di Dio e Dio l'amore, non ha bisogno di nient'altro dalla terra o dal cielo.
I veggenti del Rig Veda sono gli insegnanti dell'umanità. I dei del Rig Veda sono i salvatori dell'umanità. Gli insegnanti stanno insegnando al mondo il messaggio di Luce e Verità. I salvatori stanno guarendo il mondo che non aspira, cieco e sordo e difendono i veri cercatori. I veggenti del Rig Veda sono i costruttori della cultura indù e della civiltà indù. Rappresentano l'alba dell'ispirazione indù e il mezzogiorno dell'aspirazione indù. Offrono al mondo il significato ultimo della religione. Secondo loro, la religione è il codice della vita interiore. In ogni religione c’è il ramo-amore dell'Albero della Verità. Le divinità del Rig Veda ci dicono di accettare la vita con amore, di gioire della vita con la rinuncia e appagare la vita con la resa alla Volontà dell'Assoluto.
I Veda ci dicono che siamo bestiame degli dei. Sfortunatamente, ora siamo costretti a sentire che siamo schiavi delle macchine. Aspiriamo. La nostra aspirazione tornerà a fare di noi bestiame degli dei. Più tardi, la nostra realizzazione ci renderà agnelli degli dei. Infine, la nostra manifestazione ci farà diventare leoni dell'Assoluto Supremo.
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Aspirazione, noi abbiamo.Realizzazione, noi ne abbiamo bisogno.
Manifestazione, Dio e noi ne abbiamo bisogno insieme.```
Con amorevole gratitudine, offro questo discorso al mio fratello maggiore, Hriday Ranjan Ghose, che è un grande amante della tradizione del Rig Veda ed un erudito esponente dei quattro Veda.VI-it 4. Barnard College, New York, N. Y., 17 Novembre 1972↩
I Veda incarnano visioni intuitive, esperienze divine e realtà che illuminano la vita. Dal mare dell'ignoranza dobbiamo entrare nel Mare della Conoscenza. Il Rig Veda ci ispira, affermando: "I vascelli della Verità portano uomini di buone azioni attraverso l'oceano dell'ignoranza."
L’attuale vita umana non è altro che uno sconfinato sconforto. Uscire dalla trappola dell’avvilimento è quasi impossibile, ma lo Yajur Veda ci offre una soluzione: "Colui che vede tutte le esistenze nel Sé ed il Sé in tutte le esistenze, non cade nella trappola dello sconforto che avvilisce e indebolisce."
I Veda sono universali, quindi, sia l’Occidente che l'Oriente possono rivendicarli. Il grande filosofo americano Thoreau disse qualcosa di molto significativo sui Veda: "Ciò che si ricava dai Veda che ho letto ricade su di me come la luce di una entità luminosa più elevata e più pura, che descrive un percorso più nobile attraverso uno strato più puro, libero da particolari, semplice, universale. I Veda contengono un rilevante resoconto di Dio." Indubbiamente lo fanno.
La ferma convinzione di Sir William Jones è stimolante e allo stesso tempo illuminante: "Posso avventurarmi ad affermare, senza intenzione di strappare una foglia dagli allori, che non appassiscono mai, del nostro immortale Newton, che tutta la sua teologia, e parte della sua filosofia, possono essere trovate nei Veda."
Il comandamento Vedico per il fisico umano è “shaucham”. Shaucham significa purezza: purezza nel corpo e purezza del corpo. Senza la purezza del corpo nulla in noi di divino può espandersi, nulla in noi di divino può essere permanente.
Il comandamento vedico per l'umano vitale è “ahimsa”. Ahimsa significa non violenza: non violenza nel vitale e non violenza del vitale. È dalla non violenza che l'uomo ottiene la sua più grande opportunità di sentire che non appartiene a una piccola famiglia, ma alla più grande famiglia di tutti: l'universo. La filosofia indiana della non violenza è stata messa in pratica per la prima volta dal compassionevole Signore Buddha e dai suoi seguaci. La non violenza di Gandhi fu un dono molto prezioso per l'attuale umanità che ama-la-vita.
Il comandamento Vedico per la mente umana è “satyam”. Satyam significa verità o veridicità. La sincerità nella mente e la veridicità della mente sole possono condurci ad una vita superiore, una vita dell’illuminante Divinità e dell'appagante Immortalità.
Il comandamento Vedico per il cuore umano è “ishwarapranidhan”. Ishwarapranidhan significa l'amorevole devozione del cuore al Signore Supremo. Quando abbiamo una devozione pura e spontanea per il Signore Supremo sentiamo la nostra unità inseparabile con Lui, con l'Eternità del Suo Spirito, con l'Infinito del Suo Corpo e con l'Immortalità della Sua Vita.
Nei Veda il concetto di sacrificio si espande. Sacrifichiamo a Dio ciò che abbiamo: l'ignoranza. Dio sacrifica a noi quello che è: la Perfezione. Il sacrificio di Dio è sempre incondizionato. Il nostro sacrificio, a volte, è condizionale e, a volte, è incondizionato. Nel sacrificio condizionale combattiamo e vinciamo la battaglia. Nel sacrificio incondizionato non dobbiamo affatto combattere, perché la Vittoria è già ottenuta. La Vittoria è il nostro diritto di nascita, per sempre nostro.
Il sacrificio è offerta-di-sé. L’offerta-di-sé è l'auto-appagamento. L'auto-appagamento è la manifestazione dell'Amore e la perfezione della Verità. Attraverso il nostro sacrificio esteriore diventiamo una parte divina della Madre Terra. Attraverso il nostro sacrificio interiore diventiamo una parte immortale di Padre Celeste. Noi facciamo il sacrificio esteriore quando usciamo dal dominio dei desideri che ci legano ed entriamo nel dominio dell'aspirazione che libera. Facciamo il sacrificio interiore quando cerchiamo di manifestare Dio nel mondo dell'ignoranza dopo aver raggiunto la realizzazione di Dio. Il sacrificio esteriore richiede la forza di un eroe. Il sacrificio interiore richiede il potere di un esercito. Con il nostro sacrificio esteriore vediamo la Verità. Con il nostro sacrificio interiore diventiamo la Verità.
VI-it 5. Mount Holyoke College, South Hadley, Massachusetts, 28 Novembre 1972↩
Quando diciamo che i Veda sono eterni, non intendiamo che le quattro Scritture non abbiano né inizio né fine. Ciò che intendiamo è che il vero significato dei Veda è che la Conoscenza di Dio non ha né inizio né fine. I Veda sono le esperienze e le rivelazioni dirette dei Rishi dell’antico passato. Queste esperienze le può avere qualsiasi sincero cercatore della Verità, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo.
A differenza di altre scritture, i Veda hanno il cuore sincero e coraggioso per dire che non sono indispensabili, no, nemmeno importanti. Dicono che ciò che è veramente importante e supremamente indispensabile è la realizzazione del Brahman, l'Uno senza secondi. Tuttavia, se vogliamo studiare i Veda, li dobbiamo studiare con l'aiuto di un insegnante illuminato. I Veda stessi istruiscono il cercatore ad avvicinarsi a un insegnante. Dicono anche che l'insegnante deve essere avvicinato con un cuore di umiltà e una vita di servizio dedicato.
Karma, che significa lavoro o servizio, e Jnana, o conoscenza, sono i principali insegnamenti dei Veda. Attraverso Jnana realizziamo la Verità assoluta, e attraverso il Karma manifestiamo la nostra realizzazione.
Secondo i Veda ci sono quattro fasi importanti nella vita: vita da studente, vita matrimoniale, vita in pensione e vita di rinuncia. La vita studentesca è autodisciplina. La vita matrimoniale è autocontrollo e autoregolazione. La vita di pensionamento è pace e tranquillità. La vita di rinuncia è l'offerta di ciò che si ha e di ciò che si è nell'Assoluto Supremo.> Ekam sat vipra bahudha vadanti
> La Verità-esistenza è una.> I saggi la chiamano con vari nomi.
Questa Verità-esistenza è sperimentata e realizzata in modi diversi da ciascun cercatore della Verità infinita secondo il proprio sviluppo interiore. Proprio a causa di questo elevato messaggio dei Veda, il cuore religioso dell'India è grande e cosmopolita. Il cuore spirituale dell'India sa come accettare le altre religioni, come apprezzare le altre religioni e come ammirare le altre religioni. Il cuore spirituale dell'India ha capito che per ogni nuova religione c'è un nuovo approccio alla Meta. Ogni percorso è giusto e indispensabile per i suoi seguaci.
Per realizzare la verità più alta abbiamo bisogno di tre cose: ispirazione, aspirazione e intuizione. L'ispirazione ci chiede di correre verso la Meta. L'aspirazione ci chiede di volare verso la Meta. L'intuizione ci chiede di vedere e sentire direttamente la Verità e di crescere nell'essenza stessa della Verità.
La parola sarama simboleggia l'intuizione. Sarama è il segugio del Cielo che entra nel mondo dell'incoscienza e scopre i suoi tesori nascosti: Luce e Delizia. Sarama è l'alba della Verità in un corpo dedicato, in un dinamico vitale e in un cuore che aspira. Sarama e la retta via vanno insieme. Sarama segue il sentiero dritto e illuminato dal sole e arriva alla Verità. Sarama non segue mai la via della paura e del dubbio, dell'errore e del terrore. Sarama entra segretamente e cautamente nel cuore dell'illuminazione, e cammina apertamente e coraggiosamente nella vita della rivelazione, in modo che le forze ostili non possano contrastare o distruggere i suoi progressi. Sarama viaggia tra il pianto della terra ed il sorriso del Cielo in modo che la coscienza della Verità possa essere realizzata nel suo insieme da tutti i cercatori. Sarama è il cercatore che cerca la coscienza della Verità. Sarama è l'amante che ama l'ascesa consapevole della terra e la discesa illuminante del Cielo. Sarama è il giocatore che gioca con la visione del veggente nel mondo interiore e gioca a nascondino con l'ispirazione del principiante nel mondo esteriore.
I Veda sono allo stesso tempo il Cielo della Luce e il Mare della Delizia. Il Cielo-Luce è la vastità della Verità. Il Mare-Delizia è l'immensità della Verità. Luce e Delizia sono corridori perpetui. A volte la Luce precede la Delizia. A volte la Delizia precede la Luce. Quando la Luce tocca la coscienza della Terra, la Terra è divinamente trasformata. Quando la Delizia tocca la coscienza della terra, la Terra è appagata in modo supremo.
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La Luce è la nascita di DioLa Delizia è la vita di Dio.
La Luce è il sorriso dell'Unità universale.La Delizia è il sorriso della perfezione trascendentale.
La Luce è ciò che Dio ha.La Delizia è ciò che Dio è.
```VI-it 6. Smith College, Northampton, Massachusetts, 28 Novembre 1972↩
I veggenti dell’antico passato hanno visto la Verità e hanno rivelato la Verità. I cercatori di tutte le età sentono la Verità e usano la Verità. La maggior parte degli studiosi, però, non si cura della realizzazione della Verità, essi si preoccupano solo della manifestazione della Verità. Si preoccupano più per la forma che per lo spirito dei Veda. La maggior parte degli storici evidenzia le verità minori menzionate nei Veda, quelle relative al sistema delle caste e le formule magiche, nel corso delle loro discussioni, e prestano poca attenzione alla più alta Verità, la Conoscenza del Brahman. Non hanno il tempo di conoscere in modo profondo e devoto i messaggi che energizzano e appagano la vita, che i Veda in realtà contengono. I messaggi dei Veda che danno la vita e rivelano la vita non sembrano soddisfarli. La nascita dei Veda, la crescita esteriore dei Veda e il declino dell'influenza Vedica sull'India sono più che sufficienti per soddisfarli.
I Veda sono pensati per gli amanti del Tempo eterno, non per gli amanti del fugace tempo terrestre. I Veda sono pensati per coloro che amano Dio, la Verità, e non per coloro che amano semplicemente il corpo di una storia oscura, che incarna la vita di complicazioni e confusione.
Il professor Max Müller ha indubbiamente amato l'India. Egli scrisse molto sulle scritture indiane, ma c'era qualcosa in lui che non può essere accettato da chi ama veramente l'India. Coloro che sentono che l'amore di Max Müller per l'India ha un motivo segreto hanno perfettamente ragione. Nella massima segretezza, nei recessi interiori del suo cuore sembrava che volesse convertire l'India, la mente indiana e il cuore indiano, al cristianesimo. Ad esempio, scrisse al Segretario di Stato per l'India, il Duca di Argyl, nel 1868:
> L'antica religione indiana è condannata e se il cristianesimo non interviene, di chi sarà la colpa?
E a sua moglie nel 1886, scrisse:
> Spero di finire il lavoro, e mi sento convinto, anche se non vivrò per vederlo, che questa mia edizione e la traduzione dei Veda da qui in poi racconteranno in larga misura sul destino dell'India e sulla crescita di milioni di anime in quel Paese. È la radice della religione e per mostrare loro qual è la radice, ne sono certo, l'unico modo è sradicare tutto ciò che è emerso negli ultimi 3000 anni.
Quando esaltava l'India fino al cielo, era sincero nel suo elogio. Veniva dal profondo del suo cuore, ma il suo desiderio di convertire l'India al cristianesimo era altrettanto sincero. Anche quel sentimento, ne sono certo, veniva dal profondo del suo cuore. La sua era una vita di complessità.
Se Max Müller non avesse studiato le Upanishad, se non fosse stato illuminato dalla Luce delle Upanishad, non sarebbe stato acclamato dal mondo intero. Il suo nome sarebbe rimasto sconosciuto nella letteratura mondiale. Se è vero che ha portato le Upanishad al mondo in generale, allora è altrettanto vero che il tocco della Luce delle Upanishad lo ha portato alla fama.
I Veda e gli inni vedici sono inseparabili. Ogni inno è un'invocazione a un particolare dio o divinità. Ogni inno è una scoperta di un kavi, rishi o vipra: un poeta Vedico, un veggente Vedico o un saggio Vedico. Ogni scoperta Vedica è un dono di Dio. Ogni dono è una scintilla di Luce. Ogni scintilla di Luce è una realizzazione di Dio nell'uomo e una realizzazione dell'uomo in Dio. Il risultato finale dell'uomo è la trasformazione della natura umana. L'ultimo traguardo di Dio è la perfezione della coscienza terrestre.
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La vita è un'ideaLa vita è un ideale
La vita ha un'animaLa vita ha una meta.
```L'idea Vedica della vita è l'idea della Verità. L'ideale Vedico della vita è l'ideale della Beatitudine. L'anima Vedica è l'anima della molteplicità nell'unità. L'obiettivo Vedico è l'obiettivo dell'unificazione dell'ampiezza della terra e dell'abbondanza del Cielo.
L'India ha avuto i veggenti Vedici della Verità. L'India ha i cercatori della Verità. Il compito supremo dei veggenti era di portare gli dei e le divinità cosmiche nella coscienza terrestre. Hanno eseguito il loro compito. Ora è compito dei cercatori mantenere gli dei e le divinità qui sulla terra e aiutarli nel loro gioco cosmico. Il Supremo vide le Sue infinite potenzialità e possibilità nei veggenti. Il Supremo vede la Sua Realtà che si manifesta e la Sua Perfezione che appaga nei cercatori.
VI-it 7. Bryn Mawr College, Bryn Mawr, Pennsylvania, 29 Novembre 1972↩
In Sri Chinmoy, l'India ha prodotto nei tempi moderni un titano spirituale di statura uguale al più grande dei suoi giganti del passato. La pienezza della sua realizzazione gli consente di interpretare i Veda in quanto solo un Maestro può interpretare le espressioni di un altro Maestro. Sebbene abbia familiarità con i Veda nel loro sanscrito originale, Sri Chinmoy non li avvicina accademicamente, né parla dal punto di vista dogmatico della tradizione religiosa ortodossa. Con l'intuizione di un grande Yogi, egli oltrepassa le forme culturali esterne di queste scritture e penetra nell'essenza della spiritualità che esse incarnano. Egli stesso possiede pienamente l'esperienza dei saggi Vedici, e si muove in totale libertà nei regni della coscienza a loro noti. Entrando nell'anima dei Veda, fa emergere le verità più assolute dalle loro profondità e offre ai lettori di questo libro queste verità.
Nella mente intuitiva di Sri Chinmoy sentiamo le profondità ispiratrici dei Veda e nel suo cuore illuminante vediamo le altezze incoraggianti dei Veda. — KFrom:Sri Chinmoy,I VEDA: La prima chiamata dell’Immortalità, Agni Press, 1972
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