Scena 11

(Benares. Una scuola di studio religioso. Diversi studenti, incluso Gesù, sono seduti in un semicerchio.)

INSEGNANTE: Oggi vi insegnerò qualcosa di nuovo. Vi ho già insegnato Chandi e lo Yoga Vashishtha. Oggi inizierò con un nuovo libro, la Bhagavad-Gita, il Canto Celeste. La Gita è la nostra Bibbia. Quindi, caro Gesù, sono sicuro che hai letto la tua Bibbia. A partire da oggi, studierai la nostra Bibbia. Gesù, mio ​​Dio! Cosa c'è che non va? Perché sei così triste e depresso? C'è qualcosa che non va in te? È successo qualcosa?

GESÙ: Niente di particolare, signore.

INSEGNANTE: Dimmi, dimmi cosa ti sta torturando il cuore.

GESÙ (scoppiando in lacrime): Ho ricevuto notizie da casa che mio padre è morto.

INSEGNANTE: Tuo padre! Quando? Dove?

GESÙ: Tre mesi e mezzo fa mio padre è morto. È morto in Israele. Signore, sei stato estremamente gentile con me. Ti sono molto grato. Mi hai insegnato alcune delle scritture Indù con grandissimo amore e cura. Ma purtroppo domani dovrò partire per casa.

INSEGNANTE: Come tornerai a casa, figlio mio?

GESÙ: Tornerò da dove sono venuto. Sono venuto in India con una carovana e tornerò con un'altra carovana. Domani partirò. Sono stato in India per circa un anno. Qui tutti sono stati estremamente gentili con me. Porterò con me l'amore dell'India, la sollecitudine dell'India, la compassione dell'India da offrire alla mia gente.

INSEGNANTE: Caro figlio, migliaia di studenti mi sono passati davanti, ma nessuno può avvicinarsi a te. Sei un vero genio. Sei senza pari. Oggi soffri gravemente per la perdita del tuo caro padre. Come vorrei poterti consolare. Ah, un'idea geniale mi è balenata in testa. Leggerò alcuni versetti di Gita.

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Vāsāṁsi jīrṇāni yathā vihāya

navāni gṛhṇāti naro ’parāṇi

tathā śarīrāṇi vihāya jīrṇāny

anyāni saṁyāti navāni dehī

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(Come un uomo getta via i suoi indumenti logori e ne indossa di nuovi, così anche l'anima incarnata getta via il corpo logoro ed entra in una nuova forma per la manifestazione.)

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Nai ’naḿ chindanti śastrāṇi

nai ’naḿ dahati pāvakaḥ

na cai ’naḿ kledayanty āpo

na śoṣayati mārutaḥ

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(Le armi non possono ferire l'anima. Il fuoco non può bruciare l'anima. L'acqua non può inzuppare l'anima. Il vento non può asciugare l'anima.)

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Ti piacerebbe recitare con me?

GESÙ: Certamente. Sarò felice e grato se posso unirmi a te.

(L'insegnante e Gesù recitano insieme. Gli altri studenti li ascoltano con grande attenzione. Gli occhi di Gesù sono raggianti di gioia.)

GESÙ: Signore, ti sono molto grato. Queste parole divine della Gita hanno consolato completamente il mio cuore.

INSEGNANTE: Ho sempre visto e sentito qualcosa di speciale in te. Esteriormente non l'ho mai detto a nessuno, ma tu sei il mio studente preferito. Apprezzo la tua sincerità, la tua umiltà e la tua purezza. Ora Gesù, poiché non sarai in grado di studiare la Gita con me, vorrei dirti qualcosa che ti ispirerà senza dubbio. Sai che la Gita è il colloquio tra il Signore Krishna ed il suo più caro discepolo amico, Arjuna. Il Signore insegnò al discepolo qualcosa di unico. Gli disse che Dio è realmente colui che agisce. Gli esseri umani sono semplici strumenti. Sia che siamo qui sulla terra o là in Cielo, è Dio che agisce dentro e attraverso di noi. Siamo semplici strumenti: Nimitta matram bhava savyasachin.

GESÙ: L'ho già sentito prima. L'ho sentito altrove. Purtroppo, non riesco a ricordarmelo. (Dopo una pausa.) Ah, lo so! Mio Padre Supremo mi ha parlato di questo mantra poco prima che io lasciassi il Paradiso.

(Tutti gli studenti scoppiarono in una fragorosa risata.)

UNO STUDENTE (in modo beffardo): Il suo Supremo Padre nei Cieli! Cos'altro? Tu sciocco, come puoi ricordare cosa è successo in Paradiso? Oggi non sei più il nostro Gesù, ma il re dell'immaginazione.

INSEGNANTE: Lazzaroni, state zitti! Nascondete la vostra ignoranza in silenzio. Cosa c'è di strano nel ricordare la propria esistenza in Paradiso? Voi sciocchi non avete ancora letto la Gita. Ecco perché vi comportate come una pecora senza cervello. Nella Gita il Signore dice chiaramente che tutti noi abbiamo attraversato molte, molte incarnazioni. Questa non è la nostra prima e ultima vita. Nella Gita il Signore racconta ad Arjuna tutto sulle sue precedenti incarnazioni.

UNO STUDENTE: Nostro Signore Krishna può fare questo tipo di cose. Noi crediamo in Krishna. Ma per il nostro Gesù, il re dell'immaginazione, agire come il nostro Signore Krishna è assurdo.

INSEGNANTE: Stupidi! Oggi state chiamando il mio Gesù re dell'immaginazione. Lo state prendendo in giro. Vi dico che un giorno verrete a sapere chi è. Il vostro re dell'immaginazione diventerà non solo il re di Israele ma anche il re del mondo. Il mio cuore mi dice che non è un mortale come noi. È un salvatore del mondo. È un altro Krishna.

(Gesù viene e tocca i piedi del suo maestro con la massima umiltà.)

GESÙ: Signore, sono tutta gratitudine.

INSEGNANTE: Oggi mi stai toccando i piedi con tutta l'umiltà del tuo cuore. Nel prossimo futuro non solo io, ma il mondo intero, toccheremo i tuoi piedi e ti adorereremo.

From:Sri Chinmoy,Il Figlio, Agni Press, 1973
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