Chi vuole studiare?

Mio padre trascorreva tutta la settimana in città. Dormiva nell'edificio della banca, dove c'erano molte stanze. Tornava a casa venerdì sera, e rimaneva per il fine settimana poi tornava al lavoro lunedì mattina. Di tanto in tanto ero ispirato ad andare con lui.

Mio fratello Mantu ed io avevamo un tutor privato. Il tutor privato ci dava le lezioni proprio vicino al tempietto che avevamo per la dea Lakshmi. Il tempio era lungo una trentina di metri - circa le dimensioni di tre stanze - e c'era anche un piano superiore.

Con la coda dell'occhio vedevo mio padre andare al tempio per le benedizioni e poi iniziare a camminare verso il piccolo molo per prendere il traghetto. Diverse volte cercavo di seguirlo in segreto. Lo guardavo per due isolati e poi gli correvo dietro. Volevo farlo di nascosto, ma mio fratello e il tutor privato mi gridavano contro, quindi venivo sempre beccato.

Quando mio padre mi vedeva, iniziavo a piangere che non volevo andare a scuola. Lui diceva: "Come posso portarti sempre con me? Devi andare a scuola!" Mio fratello raccontava a mia madre cosa era successo. Sentiva anche che dovevo andare a scuola, ma sapeva che era un caso disperato. Quindi mandava la domestica con dei vestiti extra da farmi indossare in città, dato che altrimenti avrei indossato solo pantaloncini e una maglietta.

Così, molte volte andavo in città invece di andare a scuola. Chi vuole studiare? Per alcuni anni non studiai mai seriamente. Imparavo da mio fratello e dal mio tutor. Poi, quando arrivavano gli esami, ero sempre il migliore. Naturalmente, anche il mio insegnante era molto, molto indulgente con me perché mio padre era un pezzo grosso nel villaggio.

Quando ero in città, girovagavo tutto il giorno. Ero affascinato dai ladri, quindi andavo in tribunale a guardarli. Mi piaceva anche andare al fiume Karnaphuli per vedere le barche e le navi.

Mio zio e mia zia materna vivevano in città e io stavo sempre con loro. Questo zio ci è stato molto vicino. Sua moglie era una cuoca eccellente e poteva preparare pasti deliziosi dal nulla. Spesso ci passavo un'intera settimana. Ma se avessi insistito per restare in città per più di una settimana, o mia madre sarebbe venuta in città lei stessa, oppure avrebbe mandato qualcun altro a riportarmi indietro.

Quando andavo a trovare le mie zie nei villaggi, mia madre non mi permetteva di restare per più di due giorni alla volta. Ma parecchie volte mi permetteva di stare a casa di mio zio in città per una settimana. Piangevo sempre quando dovevo tornare a casa. Come mai? Nonostante fossi molto affezionato a mia madre, non volevo tornare a casa perché odiavo studiare. Studiare era troppo, troppo!

A mia madre non piaceva quando stavo lontano troppo a lungo. Non era che pensasse che sarei diventato un pessimo studente se non fossi andato a scuola. Era solo che ero il suo figlio più caro, e senza di me si sentiva infelice. Questo era il motivo per cui non voleva che andassi in città.

Durante le vacanze scolastiche mia madre mi raccontava storie del Mahabharata. Non potevo leggere libri così grandi, ma ascoltavo le sue storie e le raccontavo ai miei parenti.

Molto spesso capitava che il suo unico scopo nel raccontarmi delle storie fosse quello di farmi addormentare quando volevo stare fuori a giocare o mangiare i manghi. Nel tardo pomeriggio mi chiamava in casa e cominciava a raccontarmi storie. Dopo cinque minuti fingevo di dormire profondamente. La mamma era molto felice; chiudeva il libro e poi guardava attentamente per vedere se stavo davvero dormendo. Ma io pure la stavo guardando. Alla fine lei si addormentava, e così io mi alzavo e scappavo.

Dopo un'ora si svegliava e mandava il cuoco e la servitù a cercarmi. Sapevano cosa stavo facendo! Mi avrebbero trovato nel giardino dei manghi. Feci quel tipo di trucco molte, molte volte.

From:Sri Chinmoy,Mio padre Shashi Kumar Ghosh: vita di affetto, cuore di compassione, mente di illuminazione, Agni Press, 1992
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