A volte l'anima entra dopo la prima riga; a volte l'intero canto è composto e non vedo ancora l'anima, poi quando lo canto essa arriva: non c'è un momento predefinito. Va bene ogni momento, perché l'anima arrivi; ma quando trovo le note più belle, in quel momento, come un fiore, l'anima sboccia.
Alcuni canti li vedo semplicemente con il terzo occhio, le parole e la musica arrivano insieme immediatamente; invece a volte non creo la melodia nello stesso momento. Uno dei miei canti preferiti è Jiban Debata: la melodia venne immediatamente mentre stavo componendo le parole, ma forse non lo cantai immediatamente.
M'è accaduto moltissime volte che la melodia arrivasse mentre scrivevo le parole. Non canto tra me e me, ma mentre scrivo le parole trovo che la musica è già lì. A volte vedo molto chiaramente la notazione bengalese sulle parole, non appena le scrivo. Ma poi quando la suono con una tastierina per sentire la melodia, a volte la cambio un po'.
Mi piacciono sia i canti lenti che quelli veolci, ma se devo scegliere, preferisco i canti lenti. I canti veloci scuotono solamente l'albero della vita: a volte se vedi scuotere un albero ne ricevi gioia, non è gioia malevola perché sai che l'albero non verrà sradicato, ma viene scosso e tu ne hai gioia. A volte ci piace vedere nella natura una tempesta che colpisce e scuote un albero. Gli alberi non vengono sradicati, ma riceviamo un tipo di gioia solo perché vengono scossi. Ma, negli alberi fermi c'è profondo silenzio, e se io sono ai piedi dell'albero apprezzerò profondamente il Silenzio e la Pace dell'albero.From:Sri Chinmoy,Sri Chinmoy risponde, parte 17, Agni Press, 1999
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