Poi ci sono i saggi. I saggi sono, diciamo, mille gradini più in alto dei santi. I saggi pregano e meditano molto, più dei santi. I saggi possono entrare in una vita davvero austera. Vogliono acquisire potere in larga misura. Ma al contempo non vogliono scendere al livello dell'umanità. Dicono: "Venite voi su al mio livello. Per primo, per voi cercatori c'è il maestro d'asilo; poi se completate l'asilo, verrete alle elementari, io sono pronto ad insegnare agli studenti delle elementari, non a quelli dell'asilo.
Poi ci sono i veggenti. I veggenti hanno la visione: la visione del passato, la visione del futuro. Vogliono rimanere completamente in un altro mondo. I veggenti non vogliono scendere neanche al livello dei saggi; sono pieni di misticismo; sono innamorati del mondo mistico; lì, è tutto come bellissima neve. Loro vogliono vedere il passato, il presente, e il futuro, in quel mondo come la neve. Il veggente dice: "Noi vediamo qualcosa di divino. Se volete, anche voi potete venire a vedere, ma non vi mostreremo la strada, non faremo nulla per aiutarvi". A volte gli insegnanti delle elementari e quelli dell'asilo vogliono degli studenti, e dicono: "Vorrei avere alcuni allievi". I veggenti dicono: "Se vieni sono pronto ad insegnarti, ma non sono impaziente di avere degli studenti".
C'è una grande differenza tra i veggenti e gli yoghi. Uno yoghi è milioni di miglia più alto di un veggente. La sua meta è solo quella di identificare se stesso con Dio in ogni singola azione. Uno yoghi prega e medita 24 ore al giorno. Ma l'approccio dello yoghi non è quello dei santi e dei saggi. I saggi vorrebbero ottenere poteri occulti ed altri poteri. I veggenti non vogliono poteri occulti, vogliono essere contenti solo dal conoscere cosa succede ed alcuni di loro dicono che la stessa conoscenza è potere. Io so cosa c'è in quella stanza; come posso saperlo? Per via di una saggezza, di facoltà intuitive. Ma gli yoghi pregano e meditano solo per rimanere nella Coscienza di Dio. Vogliono essere tutt'uno con Dio.
Arjuna diceva Sì ad ogni cosa che gli diceva Sri Krishna. Se Sri Krishna diceva che qualcosa fosse nero, Arjuna era immediatamente d'accordo. Dicendo Sì al mio Maestro, non agisco come uno sciocco. Io sono una goccia, e voglio diventare l'oceano infinito. Il mondo dirà che sono un pazzo, che non ragiono. Ma Arjuna disse a Sri Krishna: "Se sento devotamente che io sono una goccia e tu sei l'oceano, allora se io vedo quello che tu vedi, entro nella tua coscienza". In questo modo Arjuna ottenne la 'coscienza di Krishna'.
Uno yoghi è colui che è uno con la Volontà del suo Signore Dio. Gli altri forse non hanno sempre interesse per la Volontà di Dio. Se i veggenti vedono da qui cosa accade in Africa, sono soddisfatti; ed i saggi dicono: "Se riesco ad avere un poco di poteri occulti, sarò soddisfatto". I santi dicono solamente: "Vivo in modo santo, tocco ogni cosa con un sentimento sacro". Tutti e tre hanno un sentimento di separazione, anche se sono migliaia di passi più in alto del resto dell'umanità; ma uno yoghi vuol rimanere sempre nella coscienza di Dio; lì lui è tutt'uno con Dio. Se Dio vuole che lui faccia qualcosa, lui la farà. Cerca solo, instancabilmente e a perdifiato, di diventare uno con la Volontà di Dio.
Poi ci sono gli Avatar. Possiamo dire che lo yoghi è un'enorme onda. Ma quando arriva un Avatar, c'è un vasto oceano con migliaia di onde. Quando queste migliaia di enormi onde da tutto il mondo si uniscono, diventano l'oceano stesso. E chi è l'oceano? Dio stesso è l'oceano.
Gli Avatar sono infinitamente ed infinitamente più grandi degli yoghi, perché sono pienamente coscienti della loro più elevata divinità, la loro unione con Dio. Ma qualche volta Dio dice loro: "Non potrai manifestarmi se resti tutto il tempo nella tua più alta coscienza. Se resti sempre nel tuo aspetto impersonale, non riuscirai a far nulla per me. Devi andare giù sulla Terra. Voglio che tu costituisca l'aspetto personale. Io rimango qui con il Mio aspetto assoluto. Tu vai giù come aspetto personificato e diventa il Mio rappresentante. Ti do la Mia Divinità e la Mia Licenza per andar giù e svolgere il Mio Lavoro. Ma a volte dovrò velarti, altrimenti tu non riuscirai ad essere parte dell'umanità, che dirà: 'C'è tantissima distanza tra la tua vita e la nostra; tu sai tutto di Dio; per noi è impossibile diventare come te; ci vorranno milioni di incarnazioni!'"
Gli Avatar, come gli yoghi, pregano e meditano, ma hanno la velocità di un proiettile. Il loro accesso a Dio è come una linea telefonica diretta: non importa quando vogliano contattare Dio, per loro la porta è sempre aperta; hanno libero accesso a Dio, ed hanno il tocco-di-Dio. Dio, in ed attraverso un Avatar, compie miliardi di cose che Lui non vuol fare nel Suo aspetto assoluto. Nel Suo aspetto personificato, come Avatar, Dio deve prendere un corpo umano; avrà malanni umani ed ogni sofferenza; la natura del corpo umano è quella di patire il dolore, sofferenza, e malanno.
Dio dice all'Avatar: "Prendi la sofferenza dagli esseri umani; io sto già prendendo moltissimo dall'umanità; sono pronto a prendere la sofferenza da te, ma non voglio prenderla direttamente da ogni individuo; la mia Creazione è così vasta! Ci sono miliardi di persone; tu ti prenderai cura in modo diretto di migliaia di loro, e gli yoghi si occuperanno di qualcuno di loro". Al di sotto degli yoghi, il livello dei veggenti e degli altri, è di tipo completamente diverso. Il povero Avatar soffre così tanto! Ma mentre soffre, allo stesso tempo, interiormente è felice di compiacere Dio.
Purtroppo l'aspetto personificato è quasi sempre frainteso dall'umanità. La maggioranza delle persone non riesce ad accettare un essere umano come Dio stesso. Anche se in sogno vedete la vostra anima, direte: "È quella la mia anima? Pensavo che essa fosse infinitamente più bella!" Se Dio stesso vi appare di fronte, e se cercate di vederlo con la vostra capacità limitata, osserverete che il Naso di Dio non è bello come avreste pensato, penserete che le Orecchie di Dio dovrebbero essere un po' più grandi, o che Dio dovrebbe avere molti capelli. Ogni volta che giudicate qualcosa con la mente, non sarete soddisfatti, direte: "No, pensavo che Lui fosse diverso!"
Voi non vedete l'aspetto assoluto di Dio: quello è il migliore! Qui voi chiacchierate con me, scherziamo insieme, e facciamo molte cose diverse, mentre qualcuno in Germania o in Svizzera pensa: "Forse Guru ora sta meditando, è nella sua più elevata coscienza". Se non mi vedono, quelle persone possono sviluppare più devozione per l'aspetto assoluto di Dio. Di nuovo, è molto facile avere amore, devozione, e abbandono per l'aspetto personificato, ma avere fede, amore, devozione, e abbandono costanti, per l'aspetto assoluto, è molto difficile.
Quando si parla di accettare un Avatar, la maggioranza degli esseri umani fanno un serio errore. Hanno grandissima difficoltà a prendere un essere umano come rappresentante-di-Dio. Se fossero saggi, saprebbero che dev'esserci un ponte per andare da questa, all'altra sponda dell'oceano dell'ignoranza. Chi è quel ponte? Chi è la guida sul percorso? L'Avatar deve essere il ponte. Deve essere la guida. Dopo che ha trasportato gli esseri umani attraverso il ponte — e lui si è reso tale ponte — e dopo essersi stabilito sull'altra sponda, solo allora quegli esseri umani dicono: "O mio Dio, era lui!" In quel momento la stessa persona che ha creato il ponte, ed ha servito come guida, si pone di fronte a loro come Dio stesso.From:Sri Chinmoy,Sri Chinmoy risponde, parte 15, Agni Press, 1999
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