"Quando sono stato insincero con te, figlio mio?"
"Maestro, perdonami. Quello che intendevo dire, è che di solito non vai in profondità dentro di te per rispondere alle mie domande."
"Figlio mio, le mie risposte dipendono dal tipo di domande che mi fai. Dipendono interamente dal tipo di domande che mi fai."
"Va bene, Maestro, oggi ti farò alcune domande molto serie. La mia prima domanda è: quanti anni o incarnazioni ci sono voluti al tuo Maestro per realizzare Dio?"
"Sette lunghe incarnazioni."
"Sette lunghe incarnazioni? Non posso crederci!"
"Chi vuole che tu ci creda? Chi ti sta chiedendo di crederci?"
"Scusami, Maestro. La mia seconda domanda è: quanti anni o quante incarnazioni hai impiegato tu, per realizzare Dio?"
"Tre veloci incarnazioni."
"Ti ci sono volute tre incarnazioni per realizzare Dio? Sei un così grande Maestro! Com'è possibile che ti ci siano volute tre incarnazioni?"
"Cosa c'è di sbagliato in questo, figlio mio?"
"Niente, Maestro... ma tre intere incarnazioni? Ad ogni modo, sono molto contento che il mio Maestro abbia realizzato Dio in sole tre incarnazioni, mentre il suo Maestro ci ha impiegato sette incarnazioni.
"Sei quindi orgoglioso del tuo Maestro?"
"Certo che lo sono! Sono certo che tu hai superato di gran lunga il tuo Maestro. Pertanto, dovrei essere più orgoglioso di te di quanto non lo sia!
Il Maestro rivolse al suo discepolo un dolce sorriso e disse: "Amo la tua saggezza innocente!"
"Maestro, questa è la mia terza domanda: quante incarnazioni ci vorranno perché io realizzi Dio?"
"Solo una breve incarnazione."
"O Maestro, ora hai perso di nuovo tutta la tua serietà! Come posso realizzare Dio in una sola incarnazione, quando a te ci sono volute tre incarnazioni e al tuo Maestro ci sono volute sette incarnazioni? È impossibile!"
"Perché, figlio mio? Perché?"
"Maestro, non ti ho mai capito e non ti capirò mai."
"Non devi capirmi. Devi solo credermi. Lascia che ti renda la mia filosofia più semplice e chiara. Prendiamo il mio Maestro come un abitante del villaggio. L'abitante di un villaggio non ha tante opportunità di studiare come uno della città. Con grande difficoltà va a scuola. Con grande difficoltà impara, e diventa un uomo di conoscenza. Questo è stato il caso del mio Maestro. Ma io ero come un cittadino. Naturalmente ho avuto più opportunità di studiare, del mio Maestro. Quindi non ho avuto tante difficoltà come lui, a studiare e diventare un uomo di conoscenza. Ora, tu sei mio figlio spirituale. Sei come un cittadino. Hai tutte le opportunità possibili per andare a scuola e diventare un uomo colto. Quindi per te sarà facile acquisire conoscenza.
"Ma Maestro, continuo a non capirti."
"Non mi capirai mai. Ho deciso d'ora in poi di capire tutto per te al posto tuo.
"Maestro, non voglio davvero eguagliarti in spiritualità!"
"Figlio mio, voglio che tu non solo mi eguagli in spiritualità, ma che mi superi."
"Maestro, da parte tua questo è un desiderio molto gentile e benedetto, e da parte mia il pensiero non è altro che pura stupidità e assurdità."
"Figlio mio, il mio Maestro ha realizzato Dio, io ho realizzato Dio, e tu realizzerai Dio. Ora, io ho superato il mio Maestro. E come io ho superato il mio Maestro, anche tu supererai me."
"Ma Maestro, come oserò benedirti? Sai perfettamente che un figlio non ha il diritto di benedire suo padre, per quanto grande diventi e per quanto ignorante e analfabeta sia suo padre."
"Figlio, mi stai dando la saggezza terrena. Io voglio darti la saggezza Celeste. Quando un figlio realizza Dio, può perfettamente benedire suo padre, poiché è in costante contatto con l'Altissimo. Quando benedice suo padre, in quel momento è proprio come se Dio stesso stesse benedicendo suo padre."
"Ma Maestro, se sia il figlio che il padre sono ugualmente realizzati, come può il figlio benedire il padre?"
"Perché no? Possono benedirsi a vicenda. E come ho detto prima, non dovresti solo eguagliarmi, ma superarmi. Quindi, senza la minima esitazione possibile, posso dire che avrai il diritto di benedirmi."
"O Maestro, ti ho soddisfatto in migliaia di modi, centinaia di volte. Certo, è stata la tua compassione che mi ha fatto avere successo ogni volta. Mi hai reso un tuo discepolo incondizionato. Sarà mai possibile per me, Maestro, chiederti di diventare incondizionato verso di me, anche solo una volta in questa vita?"
"Figliolo, sono sempre stato incondizionato. Se non fossi stato incondizionato da quando ti ho accettato come mio vero discepolo, a questo punto mi avresti lasciato. E questo vale non solo per te, ma per tutti i miei figli spirituali. Sono sempre stato un Maestro incondizionato per i miei discepoli. Dio stesso mi ha insegnato questa lezione suprema e segreta. Se non fossi stato incondizionato, nessun discepolo sarebbe stato o sarebbe potuto rimanere con me nemmeno per un giorno."
"Maestro, questa volta ti credo davvero. Ma esaudirai la mia ultima preghiera sulla Terra?"
"Certo che lo farò."
"Allora, Maestro, non permettermi mai di essere tuo pari, e neanche sognare di superarti. Io desidero essere sempre ai tuoi piedi. Desidero baciare per sempre la polvere dei tuoi piedi. Mi hai ripetutamente detto che sei venuto al mondo per rendere tutti felici. Stando così le cose, per favore rendimi felice. Per favore, attieniti alla tua filosofia secondo cui stiamo tutti progredendo incessantemente verso l'Aldilà sempre-trascendente. Proprio come ora sei molto più avanti di me, vorrei che tu rimanessi sempre molto più avanti di me. Tu canti il canto della tua più alta autotrascendenza dalla tua stessa altezza, e lascia che io canti costantemente il canto della mia autotrascendenza dalla mia stessa altezza."
"Figlio, in questo mondo, quando due persone non sono d'accordo, per creare un compromesso è sempre consigliabile che uno si arrenda. Quindi mi arrenderò alla tua filosofia massimamente affascinante, dal momento che non sei disposto ad arrenderti alla mia Realizzazione massimamente illuminante."
MSR 1. 11 gennaio 1974↩
Venu era un uomo molto ricco. Era un commerciante di diamanti di professione, e aveva anche ereditato una grossa somma di denaro al momento della morte di suo padre. Venu rinunciò ai suoi affari, raccolse tutti i suoi soldi e li offrì al suo Maestro spirituale. Poi lui e tutta la sua famiglia andarono a vivere nell'ashram del Maestro.
Il Maestro diede a Venu un enorme affetto e un'attenzione speciale. Alcuni discepoli pensavano che il Maestro stesse facendo questo solo a causa del denaro che Venu gli aveva dato. Altri pensavano che non era per i soldi, ma per l'amore devozione e resa alla volontà del suo Maestro, che Venu fosse diventato così vicino al Maestro. Venu e tutti i membri della sua famiglia erano apprezzati da centinaia di persone nell'ashram per la loro semplicità, sincerità, gentilezza e profondo sentimento per la vita spirituale. Erano anche estremamente vicini l'uno all'altro. In effetti, era una famiglia straordinariamente felice.
I giorni passarono in settimane, le settimane in mesi, i mesi in anni, e venne il giorno in cui fu tempo per la famiglia di Venu di festeggiare il suo sessantesimo compleanno. Erano nell'ashram da dieci anni, perciò questo compleanno aveva un significato speciale per loro. Quel significato era aggiunto alla gioia e alla gloria del propizio sessantesimo compleanno di Venu. Ma ahimè, il loro cuore di luce, delizia e gioia, fu catturato dalla notte di distruzione! Proprio il giorno del suo compleanno Venu fu attaccato dal colera e in tre ore la morte lo portò via. L'intera famiglia precipitò in un mare di dolore.
Il Maestro era semplicemente scioccato dalla brusca dipartita di Venu dalla scena terrena. Invitò tutta la famiglia ad andare da lui per ricevere conforto. La moglie di Venu, suo figlio e sua figlia andarono dal loro Maestro versando lacrime piene d'anima. Il Maestro li benedisse uno per uno. Disse alla moglie di Venu: "Rekha, tu hai perso tuo marito e io ho perso il mio figlio spirituale. Non so quale perdita sia più grande!" Quindi il Maestro disse al figlio e alla figlia di Venu: "Vostro padre è nel mio cuore. Io ho due case: una è qui sulla Terra; l'altra è in Paradiso. Presto lo porterò nella mia altra casa con il mio potere occulto e spirituale. Come sapete, uso raramente il mio potere occulto, ma in questo caso sono più che disposto a usarlo, perché l'anima di Venu è estremamente cara al mio cuore.
"Vi dirò un'altra cosa: vostro padre tornerà tra cinque anni. Nascerà sotto la mia guida interiore in una famiglia molto spirituale. Tutto questo lo farò perché la sua anima mi è estremamente cara. E vi assicuro che quando il bambino verrà nel mio ashram, ve lo farò sapere." Sentendo tutto ciò, la famiglia colpita fu molto consolata. Le preziose parole del Maestro avevano placato il loro dolore. Tornarono a casa e condivisero la notizia segreta con tutti coloro che venivano a consolarli.
Passarono tre anni. Ansiosa di rivedere suo padre, la figlia di Venu, Mula, chiese al Maestro spirituale se suo padre avesse già assunto una nuova incarnazione. Il Maestro disse: "Sì, Venu ha assunto una nuova incarnazione e tra due anni lo vedrai qui nel mio ashram." L'intera famiglia di Venu era molto entusiasta di questa notizia benefica e iniziarono a contare i giorni. Due anni dopo, una famiglia spirituale venne all'ashram con un figlio di due anni. Il nome di questo bambino era Kush. I giovani marito e moglie pregarono il Maestro di dare al loro bambino un nome spirituale, e il Maestro gli diede il nome Venu.
Ben presto la famiglia del defunto Venu venne a conoscenza di questo Venu. Ancora una volta Mula andò dal Maestro e gli chiese se questo Venu avesse qualche legame con suo padre. Il Maestro disse: "Non solo ha la connessione più profonda, ma questo Venu altri non è, che tuo padre." Sentendo questo, Mula tornò a casa in fretta e condivise la notizia con sua madre e suo fratello Tushar. Erano tutti entusiasti, e andarono immediatamente a visitare il nuovo Venu. Rekha prese dell'uva per suo marito-bambino, Tushar prese un flauto giocattolo per suo padre-bambino e Mula prese un pastello per suo padre-bambino.
La giovane madre di Venu salutò la famiglia con grande affetto e con tutto il calore naturale del suo cuore. Anche lei era emozionata quando seppe la notizia. Poiché il Maestro stesso aveva dato questa notizia, nessuno ebbe ombra di dubbio sulla sua veridicità.
Ogni giorno Rekha veniva a visitare Venu. Dava da mangiare al bambino frutta e dolci deliziosi e spesso gli portava giocattoli costosi. La madre di Venu e la sua ex moglie diventarono molto amiche. Anche il figlio e la figlia di Venu venivano spesso a trovare il padre-bambino e gli offrivano dei giocattoli. Avevano un'enorme gioia giocando con lui.
Ma solo una cosa infastidiva un po' Tushar. Non notava nulla nel bambino Venu che gli facesse sentire che questo bambino era stato suo padre in precedenza. Così un giorno Tushar andò dal suo Maestro e disse: "Maestro, perdonami. Non nego la tua visione interiore. Sei il più grande Maestro vivente sulla Terra. Ma come mai non vedo niente di mio padre in questo bambino? La sua faccia non assomiglia affatto a quella di mio padre. I suoi movimenti e i suoi gesti non sono in alcun modo come quelli del padre."
Il Maestro rispose: "Figlio mio, l'anima non è vincolata da nulla. L'anima ha tutto il diritto di assumere una diversa coscienza e un diverso modo di vivere ogni volta che entra nel mondo fisico. L'anima di tuo padre non sentiva la necessità di assumere e rivelare le stesse qualità che aveva prima. La sua è un'anima molto progressiva. Si preoccupa solo del nuovo sempre-trascendente. Nuova pace, nuova luce e nuova altezza stanno entrando in questo bambino. Ciò che realmente desideri e di cui hai bisogno è il più alto raggiungimento di tuo padre e non la somiglianza esteriore."
Tushar toccò i piedi del suo Maestro e disse: "Maestro, hai rimosso tutti i dubbi dalla mia mente. Hai aumentato immensamente la fede del mio cuore in te. D'ora in poi non discuterò mai più con te né dubiterò di te. La mia vita d'ignoranza la metto ai tuoi piedi di Luce."
Ahimè, la vita umana non è sempre tranquilla. Dopo qualche tempo, la madre di Venu e la sua ex moglie litigarono. Sua madre, osservando il modo in cui Rekha stava guadagnando l'amore e l'affetto di suo figlio, sentiva che Rekha le avrebbe portato via Venu. Notò che suo figlio si era affezionato più a Rekha che a lei, sua madre. A volte egli piangeva inconsolabilmente quando non vedeva Rekha intorno a lui. Questo addolorò e irritò profondamente sua madre. Così scrisse una triste lettera al Maestro spiegando dettagliatamente tutto della sua situazione molto deplorevole.
Il Maestro la consolò e chiese a Rekha di smettere di andare tutti i giorni a casa di Venu. Poteva andare a trovare il marito-bambino, che a quel tempo aveva quattro anni, solo in rare occasioni. A Venu mancava la sua più cara amica quando lei non andava, e lui piangeva per lei e diceva a sua madre che voleva vederla ogni giorno come prima. Impotente, la madre di Venu scrisse un'altra lettera al Maestro, portando alla sua attenzione la deplorevole situazione della famiglia. Nel frattempo, anche Rekha si sentiva infelice perché non poteva visitare regolarmente il marito-bambino.
Dopo aver ricevuto la seconda lettera dalla madre di Venu, il Maestro le disse che avrebbe chiesto a Rekha di non andare mai a visitare Venu. E questo fu solo l'inizio della loro sofferenza. Il Maestro disse che entrambe le parti dovevano rimanere totalmente separate. Chiese alla madre di Venu di dire al ragazzo che Rekha aveva lasciato l'ashram. C'erano settemila discepoli che vivevano nell'ashram, quindi Venu avrebbe impiegato alcuni anni per scoprire che la sua amica non se n'era andata. Il Maestro quindi ordinò severamente a Rekha di non andare più a casa di Venu. Disse: "Per quarant'anni hai goduto della compagnia di tuo marito. Ora lascia che questa povera donna goda della compagnia di suo figlio per quarant'anni. Dio è sempre gentile e giusto. Avevi Venu; ora lascia che lo abbia lei."
La mente umana e il dubbio sono amici inseparabili. Tushar iniziò di nuovo a dubitare del Maestro. Certo, questo bambino era suo padre, sosteneva. Ma com'era possibile, si chiese, che il bambino non lo impressionasse in alcun modo? Non aveva mai avuto alcun sentimento interiore per il ragazzo. Pensava che qualcosa non andasse. Nel frattempo, a casa, sua madre era infelice perché il Maestro le aveva proibito di vedere il suo ex marito. Anche sua sorella, Mula, era estremamente triste per questa situazione, e Tushar non era in grado di consolare nessuna delle due. Chi poteva consolarle dopo che il Maestro aveva preso questa decisione irrevocabile? Alla fine gli venne in mente un'idea. Decise di andare a visitare un altro Maestro spirituale di grande eminenza, di cui aveva sentito parlare molto da amici e conoscenti. Questo Maestro aveva un ashram molto piccolo, con solo quaranta discepoli, rispetto al Maestro di Tushar che aveva migliaia di discepoli.
Così un giorno Tushar andò all'ashram di questo Maestro e chiese di avere un colloquio con il Maestro. L'intervista fu concessa. Tushar raccontò la sua triste storia al Maestro spirituale e gli chiese se tutto ciò che il suo Maestro aveva detto sul bambino fosse vero.
Il Maestro spirituale disse: "Prima di tutto, devo dirti che è del tutto irrilevante se il bambino fosse o meno tuo padre. In ogni caso non potrai rivendicarlo come membro della tua famiglia. Eri curioso di sapere di tuo padre. Ora guarda dove ti ha portato la tua curiosità. Alla miseria! Mi dispiace particolarmente per tua madre. Quando torni a casa, dì a tua madre che da quando ha accettato la vita spirituale, solo Dio è suo marito, figlio, padre, madre, fratello e sorella. Dio è il suo tutto. La mia filosofia dice che il passato è polvere. Dal momento che il suo passato non le ha dato la Realizzazione di Dio, non dovrebbe guardare nel magazzino del passato, ma nella casa del tesoro del futuro d'oro, il futuro che le darà Amore, Luce e Compimento in misura illimitata. Sai perfettamente che la curiosità non è spiritualità. Ma Dio mi ha dato un cuore compassionevole. Poiché tua madre ha sofferto molto per questa situazione, la consolerò in modo speciale. Se hai fiducia in me, allora sposati il prima possibile. Tra un anno porterò l'anima di tuo padre nella tua famiglia. Potrò dimostrare a te, a tua madre e a tua sorella che questa volta è proprio tuo padre che è entrato nella tua famiglia."
Tushar si inchinò davanti al Maestro spirituale e gli toccò i piedi. Poi tornò a casa e raccontò a sua madre questa incredibile storia. Rekha organizzò immediatamente il matrimonio di suo figlio. In tre settimane trovò per lui una ragazza bellissima e spirituale. Dopo un anno di matrimonio, la moglie di Tushar fu benedetta con un figlio.
Quando il figlio di Tushar aveva un anno, era solito allungare le mani e benedire Rekha, sua nonna, molto affettuosamente. Questo era esattamente ciò che Venu faceva a sua moglie ogni mattina e sera. Quando il bambino aveva due anni, smise di bere latte. Quando sua madre e sua nonna cercavano di dargli da mangiare il latte, diceva: "Niente latte! Niente latte!" La sola vista del latte lo rendeva triste e arrabbiato. Rekha ricordava che suo marito aveva sempre odiato il latte.
Un giorno, quando il bambino aveva quattro anni, chiamò sua nonna: "Rekha." Tutti rimasero stupiti nel sentire il nome "Rekha" poiché nessuno in famiglia l'avrebbe chiamata con il proprio nome tranne suo marito. Il figlio non poteva chiamare sua madre per nome, né la figlia o la nuora. Il bambino non aveva mai sentito il nome di sua nonna. Ma disse a sua nonna: "Rekha, che ne hai fatto dei soldi?"
Rekha, che era sopraffatta, gli chiese: "Quali soldi?"
"Non ti ricordi che nella mia camera da letto, proprio sotto il mio lettino, tu ed io abbiamo scavato una buca, e lì abbiamo messo un piccolo bicchiere in cui tenevamo ventimila rupie per i nostri figli?"
Rekha, povera Rekha! Si era completamente dimenticata dei soldi. Prese il bambino tra le braccia e lo portò nel punto di cui aveva parlato. Tushar scavò una buca nello stesso punto e scoprì un grosso bicchiere con dentro ventimila rupie.
Quando aveva sette anni, il bambino chiese a sua nonna: "Rekha, dov'è il nostro Signore? Voglio andare a trovarlo." Ora, Venu aveva sempre chiamato il suo Maestro 'Signore' ed era l'unico in famiglia a farlo. "Voglio andare a trovarlo. Desidero andare a vedere il mio Signore."
A nome di suo figlio, Tushar scrisse una lettera al suo Maestro. A questo punto, il Maestro aveva sentito parecchie storie sorprendenti sul figlio di Tushar, e aveva anche sentito parlare del Maestro che Tushar aveva visitato. Leggendo la lettera di Tushar, il Maestro s'infuriò. Scrisse una brutta lettera a Tushar, dicendo che lui e tutta la sua famiglia dovevano lasciare l'ashram quel giorno stesso. Tushar, sua madre, sua moglie e sua sorella non erano affatto dispiaciuti. Al contrario, erano contenti di poter lasciare l'ashram in tutta tranquillità, senza creare ulteriore imbarazzo per il loro Maestro. Già molto prima, si erano completamente convinti che questo bambino fosse una reincarnazione del loro amato Venu. A questo punto, erano più che ansiosi di andare dall'altro Maestro e diventare suoi discepoli.
Pochi giorni dopo, l'ex Maestro di Tushar attaccò con veemenza il nuovo Maestro con tutto il suo potere occulto. Ma l'ex Maestro non poteva competere con l'attuale Maestro. L'ex Maestro disse interiormente al nuovo Maestro: "A causa tua, ho perso una famiglia spirituale. A causa tua, settemila miei discepoli hanno cominciato a perdere fiducia in me."
Il nuovo Maestro di Tushar rispose: "Hai recitato il tuo ruolo ed io ho esposto il tuo inganno al mondo. Tu hai più di settemila discepoli, mentre io ho solo quaranta discepoli. Ma ti avverto! Non sfruttare i cuori innocenti e sinceri! Altrimenti, Dio ti esporrà ancora e ancora attraverso altri strumenti come me.
"Hai pensato di essere una grande figura spirituale perché hai settemila discepoli; mentre io, povero me, con solo quaranta discepoli, non potevo avere alcuna importanza. Ti dico, non è il numero di discepoli, non la quantità, ma la qualità che conta e ti dico, a causa del loro sincero anelito interiore e della loro vita pura, i miei discepoli hanno superato di gran lunga i tuoi. Il tempo lo dimostrerà."
"Non è l'ego in me che sta parlando; è la luce della Saggezza che parla. Non c'è competizione tra te e me, e non può esserci competizione tra i miei figli spirituali e i tuoi figli spirituali. I miei figli ed io stiamo camminando lungo una strada; tu e i tuoi figli camminate su un'altra strada. La nostra strada è illuminata dal sole proprio perché siamo semplici, sinceri, dediti, e totalmente consacrati alla nostra meta. Senza dubbio la tua meta e la nostra meta sono la stessa, ma il sentiero che stai percorrendo è molto lungo e stretto perché sei consapevolmente e deliberatamente sposato con l'inganno, l'oscurità e l'ignoranza. La maggior parte dei tuoi figli vive nel mondo del lusso e del piacere. Ma la vita spirituale è una vita di dedizione a se stessi e non una vita di godimento. Sii sincero con te stesso. La tua sincerità darà vita alla sincerità dei tuoi figli. La sincerità è la nostra salvaguardia eterna."
"Il mio ultimo avvertimento per te è questo: se sfrutti di nuovo i cuori innocenti, non solo perderai tutti i tuoi discepoli, ma tutti ti supereranno nel vero mondo spirituale, il mondo della Realizzazione interiore. E quel che è peggio, dovrai ottenere la tua liberazione, salvezza e illuminazione da uno dei tuoi discepoli in un lontano futuro. E, per certo, questo avverrà tra centinaia di anni, quando sarai diventato completamente sincero e devoto."
"Dio, con la Sua infinita Munificenza, mi ha benedetto con un potere occulto e spirituale che supera di gran lunga il tuo. Pertanto, oggi devi accettare questa deplorevole sconfitta per mia mano. Hai un po' di potere occulto. Ma la semplice acquisizione del potere occulto, non importa quanto grande, non indica che si è un'anima realizzata in Dio. Tu ne sei un fulgido esempio. Per te la Realizzazione di Dio è ancora lontana. Il mio unico consiglio per te è questo: l'inganno e la Realizzazione di Dio sono due eterni estranei.
MSR 2. 11 gennaio 1974↩
Un giorno, con i suoi cinquanta intimi discepoli, il Maestro Kudal andò a una festività religiosa. Migliaia di cercatori e centinaia di discepoli con i loro rispettivi Maestri andarono a questa festività. I discepoli di vari Maestri cantavano canti spirituali e mettevano in scena rappresentazioni spirituali. Era un raduno colossale. Quel pomeriggio, per strada, all'improvviso Kudal si avvicinò a una bella ragazza di diciassette anni che era con i suoi genitori e gridò: "Madre, madre, sei qui! Eri mia madre nella tua ultima incarnazione. Madre, benedicimi. Sono tuo figlio, Kudal."
I discepoli di Kudal all'inizio rimasero stupiti, perché non avevano mai riscontrato prima questo tipo di comportamento nel loro Maestro. Sushila, la ragazza, era imbarazzata e scioccata. Sua madre pensava che Kudal fosse pazzo. Suo padre si arrabbiò e minacciò Kudal.
Quando i discepoli di Kudal videro che il loro Maestro veniva minacciato dal padre della ragazza, un discepolo gli disse: "Come osi insultare il nostro Maestro? Il nostro Maestro è un grande yoghi! Se oserai ancora insultarlo, ti manderemo all'altro mondo! Cinquanta dei suoi discepoli sono qui ora. Se non vuoi credere a ciò che dice il nostro Maestro, non crederci. Se tua figlia non vuole benedire il nostro Maestro, non benedica il nostro Maestro, ma tu sei uno stupido. Il mondo intero vuol essere benedetto dal nostro Maestro, lui è uno yoghi della massima grandezza. Vuol essere benedetto da tua figlia semplicemente perché lei è stata la sua madre fisica nella sua ultima incarnazione. Il figlio fisico, non importa quanto grande ed elevato sia, non importa quanto sia divino, offre la sua amorevole devozione a sua madre. Non attribuire motivi non-divini a un Maestro del suo calibro!" Il padre di Sushila disse ai discepoli: "Per l'amor di Dio, vorrei solo riportare mia figlia a casa. Basta con questo Kudal, questo furfante spirituale! Ho sempre saputo che la spiritualità era un'amica intima della stupidità."
Ma, intanto, qualcosa stava accadendo nel cuore di Sushila. Durante lo sfogo rabbioso del discepolo, aveva guardato Kudal in modo molto affettuoso e pieno d'anima. Quando suo padre e sua madre la condussero via, cominciò a piangere. Disse a suo padre: "Padre, hai insultato un grande Maestro spirituale. Insultare un Maestro spirituale è un peccato terribile. E sento fortemente che ero sua madre nella mia vita precedente."
Immediatamente la madre di Sushila gridò: "Basta, basta così! Lui è un furfante e tu sei una sciocca! Non voglio che tu sia ingannata da un falso Maestro!"
Il padre aggiunse: "Non è solo un furfante e un bugiardo, ma anche un personaggio immorale. Il modo in cui è venuto da te, figlia mia, e ti ha parlato per strada, è stato assolutamente disgustoso. I suoi modi non erano altro che insensibili."
Sushila disse ai suoi genitori: "Se continuate a parlare male di questo grande Maestro spirituale, non vi parlerò più."
All'improvviso la madre disse: "Mi è venuta una magnifica idea! Andiamo dal nostro Maestro e chiediamogli se quello che l'altro ci ha detto, è vero."
Il padre acconsentì immediatamente, dicendo: "Sì, è un'ottima idea. Indubbiamente il nostro Maestro è infinitamente più grande e più alto di questo Kudal, che ora Sushila sembra essere sul punto di accettare come suo..."
Sushila disse ai suoi genitori: "Se continuate a parlare male di questo grande Maestro spirituale, non vi parlerò più."
Sua madre s'infuriò e la rimproverò: "Vergogna, vergogna! Come osi paragonare il nostro Maestro a quello sciocco!"
"Madre, non chiamarlo sciocco, perché dentro di me sento che è davvero buono e grande."
Suo padre, con voce ironica, disse: "Anche divino, senza dubbio."
Sushila disse ai suoi genitori: "Perché mi state tormentando? Andiamo dal nostro Maestro e risolviamo i nostri problemi."
La madre rispose: "Perdonaci. Andiamo."
Al loro arrivo a casa del loro Maestro, il padre sbottò: "Maestro, oggi è stato il giorno più infausto e difficile della mia vita. Quel Kudal, che si definisce un grande Maestro, ha creato un terribile problema nella nostra famiglia! Migliaia di persone stanno gioendo della la festa religiosa e noi volevamo fare lo stesso. Ahimè, all'improvviso una forza ostile ha voluto attaccarci. Questa forza ostile non era altri che Kudal, il grande bugiardo. Maestro, sai cosa ci ha detto? Ci ha detto che la nostra carissima Sushila era sua madre nella sua ultima incarnazione! E la cosa più dolorosa è che Sushila ci crede. Per favore, Maestro, dicci una volta per tutte che era tutto falso. Una volta che lo saprà da te, Sushila non sarà così attaccata a lui e affascinata da lui."
Il Maestro andò nel profondo. Quindici minuti dopo uscì dalla sua trance e disse: "Kudal aveva ragione, perfettamente ragione." La madre scoppiò in lacrime, il padre andò su tutte le furie e Sushila cadde ai piedi del Maestro con travolgente gratitudine.
Singhiozzando, la madre disse al Maestro: "Maestro, è già quasi impossibile per noi tenere nostra figlia a casa. Ora sono sicuro che andrà a unirsi a Kudal. Rovinerà la nostra figlia più cara. È la nostra unica figlia. È l'unica figlia della nostra famiglia."
Il padre disse: "Impossibile! Finché sarò sulla Terra, non permetterò alla mia Sushila di avvicinarsi a lui."
Sushila disse sorridendo: "Vedremo."
Allora il padre disse al Maestro: "Maestro, siamo venuti da te per essere salvati. Invece di salvarci, hai completamente distrutto la nostra famiglia. Te lo dico io, tu e Kudal siete due falsi Maestri, impensabili e insopportabili. Ho avuto grande fiducia in te, in me stesso e in Dio. Ora rinuncio alla vita spirituale per sempre. Stanotte darò fuoco alla tua casa e ridurrò tutto in cenere!"
Il Maestro rispose: "Figlio mio, puoi fare tutto quello che vuoi con la mia casa e con la mia vita, ma io dirò sempre la verità. Non uscirò mai di un centimetro dalla verità."
"Ma non vedi che la tua verità ha distrutto tutta la mia famiglia?" gridò il padre. "Che tipo di verità è quella che distrugge una famiglia dolce, amorevole e affettuosa? Odio il tuo senso della verità e ti odio letteralmente!"
Quella notte, il padre di Sushila mantenne la sua disumana promessa di dare fuoco alla casa del suo Maestro. Nel cuore della notte, lo sfortunato Maestro dovette rifugiarsi nel suo giardino. Davanti ai suoi occhi, la sua casa fu rasa al suolo. Eppure la sua compassione e il suo perdono prevalsero.
Al mattino presto, il Maestro spirituale di questo Maestro venne da lui occultamente durante la sua meditazione e disse: "Figlio mio carissimo, la compassione è buona, il perdono è buono, ma devi sapere che la saggezza è altrettanto buona. La verità è impareggiabile e incomparabile. Ma sul piano fisico, se usi sempre la verità nella sua forma originaria... l'ignoranza del mondo trova estremamente difficile sopportarla. Il mondo si oppone a colui che offre la verità. Quindi, a volte, il silenzio è la migliore verità, e non la rivelazione della propria realizzazione."
"Guarda come la sincerità di Kudal è stata fraintesa. E la tua sincerità è stata accolta con ingratitudine e distruzione. Ti dico, sebbene la sincerità sia della massima importanza, a volte il silenzio è l'unica medicina che può curare questo mondo di ignoranza. Dici la verità quando è ispiratrice, incoraggiante, illuminante e fruttuosa. Ma nei casi in cui la verità creerà incomprensioni smisurate, e indicibili sofferenze, il silenzio è di gran lunga la migliore verità, l'unica verità."
MSR 3. 11 gennaio 1974↩
I discepoli di questo Maestro gli erano estremamente affezionati ed erano estremamente orgogliosi della sua Pace, Luce, Beatitudine e Potere interiori. Rispettavano le sue idee sul denaro e provvedevano a tutti i suoi bisogni materiali, che erano pochissimi, senza costringerlo ad avere a che fare con il denaro. Inoltre, la maggior parte di loro abbracciava con tutto il cuore le opinioni del loro Maestro e avevano a che fare con il denaro il meno possibile.
A Luva, un discepolo molto vicino al Maestro, piaceva essere sempre il migliore, e sfruttava abbastanza spesso la compassione amorevole del Maestro. Il Maestro aveva ripetutamente affermato che non avrebbe accettato denaro per le interviste che concedeva a discepoli, cercatori e ammiratori. Non avrebbe accettato denaro nemmeno per i suoi discorsi spirituali. Ma alla fine di ogni colloquio con il Maestro, Luva lo supplicava di accettare del denaro come offerta d'amore. Il Maestro considerava Luva un figlio viziato e con riluttanza accettava denaro da lui.
A causa del suo trattamento speciale nei confronti di Luva, il Maestro fu vittima di spietate critiche da parte di alcuni dei suoi discepoli, e questo fu piuttosto doloroso per lui. Ma il Maestro pensava che poiché Luva aveva molte buone qualità che ad altri mancavano gravemente, poteva condonare la richiesta infondata e insistente del suo caro discepolo. Fortunatamente, c'erano anche alcuni discepoli che erano estremamente devoti al Maestro e che sentivano che c'era una ragione speciale per cui il Maestro trattava Luva in questo modo. Per loro, il modo in cui il Maestro trattava qualsiasi discepolo o chiunque sulla Terra era semplicemente perfetto.
Lo sfruttamento del Maestro da parte di Luva in materia di denaro durò tre lunghi anni. Poi, finalmente un giorno egli disse a Luva: "Luva, non accetterò più denaro da te dopo averti concesso un colloquio. Ogni settimana, come al solito, ti concederò un colloquio, ma l'adempimento dei miei consigli nella tua vita di aspirazione è l'unico compenso o offerta d'amore che desidero." Luva era sbalordito. Ma sentiva che questa volta il Maestro stava usando la sua volontà adamantina. Sentiva che sarebbe stato inutile discutere o supplicare il Maestro, perché questa volta il Maestro non si sarebbe arreso alle sue richieste emotive. Tuttavia, Luva era riluttante a rinunciare all'idea di offrire denaro al suo Maestro.
Pochi giorni dopo il Maestro disse a Luva: "Vieni domani mattina per un colloquio. Ma ricorda, non portare denaro con te." La mattina dopo il Maestro concesse a Luva un'intervista molto significativa. Alla fine dell'intervista chiese: "Bene, Luva, hai portato dei soldi con te?" Luva esitò per un momento e poi porse al Maestro una banconota da cento dollari.
Il Maestro prese i soldi con tristezza. Poi si infuriò e disse a Luva: "Ora ho le mani che mi prudono, i miei palmi stanno bruciando! Ti ho detto molte volte che non posso toccare i soldi. Il denaro è una forza ostile. Ora devo lavarmi accuratamente le mani con acqua e sapone." Luva era triste e felice. Era triste perché aveva creato tanto disagio al Maestro, ma felice perché il Maestro aveva accettato ancora una volta il suo denaro. E poteva ancora affermare di essere speciale.
La settimana successiva il Maestro concesse a Luva un altro colloquio. Alla fine del colloquio il Maestro gli chiese se avesse portato del denaro con sé. Con voce tremante Luva rispose: "Sì, l'ho fatto."
"Dov'è?" chiese il Maestro.
"È dentro la mia tasca."
Il Maestro disse: "Mi addolora profondamente dirti che stai inquinando l'atmosfera spirituale della mia casa portando denaro nella mia stanza di meditazione. Pertanto, non ti concederò più colloqui in casa mia. Puoi entrare per meditare, ma ogni settimana, quando ti concederò un'intervista, sarà fuori di casa mia, in giardino."
Quindi il Maestro tagliò tutte le tasche della camicia di Luva e disse: "D'ora in poi, quando ti concederò interviste, indosserai solo questa camicia che non ha tasche. Così non sarai in grado di portare soldi con te. Sono totalmente disgustato da te. Stai costantemente violando la mia regola."
La settimana successiva, il Maestro e Luva stavano avendo una discussione molto spirituale sotto un albero di mango in giardino. Durante questa intervista Luva ebbe nel suo cuore un'esperienza solida e concreta, di Luce e Delizia. Era sopraffatto dalla gioia e più e più volte offrì la sua sincera gratitudine al Maestro.
Quando il colloquio finì, il Maestro, come al solito, chiese a Luva se avesse portato del denaro con sé. Ma prima che Luva potesse rispondere, un enorme ramo si staccò improvvisamente dall'albero di mango e cadde proprio sul Maestro. Il Maestro, essendo un uomo anziano, non riuscì ad allontanarsi in tempo, ma Luva era riuscito a scappare. Immediatamente il discepolo tornò indietro per aiutare il suo Maestro. Vedendo che il Maestro era gravemente ferito e privo di sensi, Luva divenne estremamente spaventato e sconvolto. Corse a chiamare il miglior medico disponibile, per il suo amato Maestro.
Quando arrivò, il dottore scoprì presto che il caso del Maestro era estremamente grave, era gravemente ferito alla testa. Il dottore era molto famoso, e anche molto costoso, a causa della sua insuperata capacità in medicina. In due mesi riuscì a curare completamente il Maestro. Luva pagò tutte le spese del medico.
Dopo la sua guarigione, il Maestro disse a Luva: "Figliolo, questa volta il tuo denaro mi ha salvato la vita, non la mia luce interiore e il mio potere spirituale. Desidero dirti che il semplice potere del denaro non può elevare la coscienza umana nemmeno di un centimetro, e se la coscienza umana non viene elevata e trasformata in coscienza divina, l'uomo rimarrà sempre non-divino e mezzo animale. Ma alla fine mi son reso conto che quando il potere del denaro è necessario per servire il potere spirituale, il potere del denaro dovrebbe essere accettato con gratitudine amorevole e benefica. Solo allora il potere spirituale, che è il potere dell'amore e il potere dell'unità, può fare il suo lavoro, e trasformare l'uomo di oggi nel Dio di domani."
MSR 4. 11 gennaio 1974↩
Al termine dell'incontro l'insegnante di italiano, che si chiamava Mihir, disse: "Dio ha voluto che questa nostra comunità spirituale fosse divina, ma purtroppo il nostro leader spirituale sta trasformando la giovane generazione in una generazione di scimmie invece che in una generazione di Dio." Immediatamente il pubblico iniziò a protestare con veemenza. Lo contestarono senza pietà, e Mihir dovette lasciare la sala nella massima umiliazione.
Quella notte, verso mezzanotte, un giovane sfondò la porta della casa di Mihir e gli puntò una pistola contro. "Come osi parlare male del nostro Maestro spirituale!" Disse. "Creatura ingrata, bestia spudorata! Vivi qui nella nostra comunità spirituale, eppure hai l'audacia di parlar male del nostro Maestro! Non è colpa del nostro Maestro se non siamo ancora totalmente divini. Ha lavorato duramente per renderci divini, ma noi amiamo l'ignoranza. Non è il Maestro che sta facendo di noi delle scimmie, ma la nostra stessa vita che ama l'ignoranza. Inutile dire che tu sei sulla stessa barca! Se diventeremo tutti scimmie, tu non farai certo eccezione. Ma contraddico totalmente la tua affermazione che stiamo diventando scimmie. No, abbiamo fatto notevole progresso e continueremo a fare progresso, lentamente, costantemente ed efficacemente. Comunque, non sono venuto qui a quest'ora della notte per farti una lunga predica. Sono venuto qui per toglierti la vita!"
Mihir era terrorizzato. "Per favore, ti prego di risparmiarmi la vita" balbettò. "Non criticherò mai più il nostro Maestro!"
Il giovane esitò. Poi disse: "Questa volta il perdono è concesso, ma ti avverto che non sarà offerto di nuovo."
Purtroppo, pochi giorni dopo Mihir annunciò agli studenti di una delle sue classi: "Avrei potuto scrivere poesie spirituali molto migliori di quelle che ha scritto il Maestro. È perché non mi interessano molto le poesie spirituali e mi manca l'inclinazione, e perché non ho tempo, che non ne ho scritte. Se avessi scritto poesie, avrei superato di gran lunga il genio poetico del nostro Maestro!"
Gli studenti non credevano alle loro orecchie. Due studenti corsero sul palco e uno di loro lo colpì brutalmente sul naso mentre l'altro lo tirò con veemenza per l'orecchio. La sofferenza dell'insegnante avrebbe potuto esser meglio sentita che descritta! Diversi studenti si recarono subito dal presidente della comunità spirituale e raccontarono tutta la vicenda.
Il presidente disse: "Non devo parlarne con il Maestro. Sono io che devo agire. Vai a dire al tuo professore di italiano che tra un quarto d'ora i miei inservienti saranno a casa sua per accompagnarlo alla stazione ferroviaria in modo che possa tornare al suo paese natale."
Con o senza il suo consenso, Mihir fu messo sul treno, e le autorità dell'ashram si considerarono libere da lui. Tuttavia lui non tornò nella sua città natale, ma si recò in una grande città, dove fece domanda per un lavoro presso il più grande giornale della città. Ottenne il lavoro e dopo un po' diventò lo scrittore più prolifico del giornale. Scrisse molto, sia in inglese che in italiano. In sei anni, i dirigenti del giornale lo nominarono caporedattore.
Ora, Mihir non aveva dimenticato la sua umiliazione nella comunità spirituale. Molto spesso inventava storie non-divine sul suo ex Maestro spirituale e sul suo ashram. Naturalmente, a volte c'era del vero dietro i suoi attacchi spietati, perché aveva vissuto nell'ashram dall'età di dieci fino a trentacinque anni, e lo conosceva bene. Infine, scrisse una biografia del suo ex Maestro, ovviamente senza chiedergli il permesso. Nella maggior parte delle sezioni del libro la sua immaginazione si scatenava, e quando il libro uscì, le autorità dell'ashram lo citarono in giudizio.
Mentre il caso era in tribunale, Mihir corruppe sette dei suoi ex fratelli discepoli perché gli fornissero le storie più sensazionali, ma private, sulla comunità spirituale. Queste storie le pubblicò sul suo giornale, nonostante fosse già stato citato in giudizio dalla comunità spirituale. I proprietari del giornale erano molto contenti di lui. Grazie al suo giornalismo sensazionalistico, il giornale guadagnava diverse migliaia di nuovi abbonati.
Un giorno apparve sul giornale un articolo sulla causa dell'ashram. Conteneva accuse di un discepolo del Maestro contro Mihir, e accusava l'editore di calunnia e inganno. Le autorità giornalistiche si schierarono tutte dalla parte del loro direttore e lo difesero strenuamente. Per fortuna o purtroppo, l'editore vinse la causa. Ahimè, durante questo periodo il Maestro stesso iniziò a soffrire dei disturbi più gravi, quindi l'umore nell'ashram era molto basso. Le autorità della comunità spirituale volevano portare la questione davanti a un tribunale superiore. Ma il Maestro disse: "Non credo che servirà a niente. Se avete altri suggerimenti, comunque, per favore ditemeli."
Uno di loro disse: "Maestro, sappiamo che hai un grandissimo potere occulto. L'hai usato moltissime volte. Ti prego di usarlo ancora una volta. Questa volta usa il tuo potere occulto per paralizzare la mano destra di quel furfante in modo che non possa mai più scrivere!"
Il Maestro disse: "Non ha bisogno di una mano per scrivere. Anche se non scrive, qualunque cosa voglia dire contro di me può dettarla al suo segretario. Potranno comunque pubblicarlo sul giornale."
I discepoli allora dissero: "Maestro, allora fai qualcosa al suo cervello. Con il tuo potere occulto, danneggia il suo cervello in modo che non possa pensare correttamente. Rendilo senile in modo che non possa più criticarti."
Il Maestro disse: "Bene, si può fare..." Quindi usò il suo vasto potere occulto e danneggiò il cervello dell'editore. "Inoltre" disse ai suoi discepoli "ho fatto qualcos'altro che vi piacerà ancora di più! L'ho reso cieco da un occhio."
Essendo diventato parzialmente cieco e totalmente senile, il professore non poté più lavorare al giornale. Dovette dimettersi, ma le autorità del giornale furono estremamente gentili e comprensive. Continuarono a dargli il suo stipendio regolare e gli dissero che lo avrebbero fatto finché fosse rimasto sulla Terra.
Ora, la segretaria di Mihir era una ragazza molto devota al suo capo. Semplicemente non riusciva a spiegare il suo improvviso difetto cerebrale e la sua cecità. Alla fine decise di andare da un famoso occultista che viveva nella stessa città dell'ex Maestro di Mihir, e a lui raccontò tutta la triste storia, per quanto ne sapeva, dall'inizio alla fine.
L'occultista, il cui nome era Khudhu, vide chiaramente che l'ex Maestro era il responsabile della cecità e del danno cerebrale dell'editore, e si sentì estremamente dispiaciuto per il pover'uomo. Interiormente si avvicinò al Maestro spirituale e gli disse: "Che Maestro spirituale sei? Se le persone parlano male di te, le punisci senza pietà! Il perdono non è il primo requisito nella vita spirituale? Comunque, visto che tu non hai perdonato questo signore anziano, nemmeno io ti perdonerò." Quindi Khudhu usò tutto il suo potere occulto e diede al Maestro spirituale un colpo molto grave.
Nel giro di pochi minuti il Maestro morì, ma appena prima di lasciare la scena terrena, disse tre volte: "Khudhu, Khudhu, Khudhu."
All'inizio i suoi discepoli, nel loro estremo dolore, rimasero semplicemente sconcertati dall'ultima parola del loro Maestro, ma alla fine capirono che il Maestro si riferiva al grande occultista Khudhu. Alcuni di loro si precipitarono nella minuscola casa di Khudhu ed entrarono nella sua stanza. Quando videro il volto di Khudhu rimasero semplicemente paralizzati dalla paura. Non lo videro come un vero essere umano, ma come una tigre vorace. Eppure, nonostante la loro paura, caddero ai piedi di Khudhu e dissero: "Siamo sicuri che sei tu che hai ucciso il nostro Maestro. Poiché hai il potere di uccidere, hai anche il potere di far rivivere. Per favore, riporta in vita il nostro Maestro."
Khudhu disse: "Sì, ho il potere, ma non userò il mio potere per far rivivere il vostro Maestro. L'ho ucciso perché è stato estremamente ingiusto con il povero Mihir. Con il suo potere occulto lo ha reso cieco e gli ha distrutto il cervello. Così ora, con il mio potere occulto, l'ho ucciso. Ma per voi non è una perdita. Ora che siete venuti a sapere che il mio potere occulto è di gran lunga superiore a quello del vostro Maestro, potete diventare tutti miei discepoli. Vi insegnerò come acquisire il potere occulto. Anche voi, come me, potrete fare miracoli e mettere ai vostri piedi il mondo intero!"
I discepoli del Maestro gridarono: "O grande Khudhu, cosa faremo? Ci hai resi orfani!"
"Ma vi ho appena detto che ora potete trovare vostro padre in me. D'ora in poi, posso essere il vostro padre spirituale" disse Khudhu.
I discepoli si sentivano estremamente tristi e infelici. Dissero: "Non importa quanto sei grande, anche se sei il più grande occultista vivente sulla Terra, non possiamo diventare tuoi discepoli. Il nostro Maestro è il nostro Maestro. Rimarremo leali e fedeli a lui fino al nostro ultimo respiro."
"Che Maestro avete avuto!?" chiese Khudhu. "Non aveva nemmeno una goccia del latte della bontà umana. Posso perdonare tutti voi perché so che siete persone [spiritualmente -n.d.t.] ignoranti. È vero, avete istigato il vostro Maestro a punire Mihir. Ma perché lui ha ascoltato la vostra richiesta? E peggio: perché ha fatto del male al pover'uomo anche più di quanto voi gli chiedeste? Ecco cosa farò. Farò rivivere il vostro Maestro a condizione che voi possiate darmi la piena certezza che quando lo aiuterò a riprendere conoscenza, la prima cosa che farà sarà baciare la polvere dei piedi di Mihir."
Immediatamente i discepoli esclamarono: "Oh no! Impossibile! È al di sotto della dignità del nostro Maestro toccare i piedi di quel mascalzone!"
Khudhu disse: "Voi lo chiamate mascalzone, ma in che modo il vostro Maestro è superiore a lui? Potete giustificare la punizione che il vostro Maestro gli ha inflitto? Ha parlato male di voi e del vostro Maestro, ma ciò non significa che il vostro Maestro potesse arrivare al punto di distruggerlo. Poiché non volete accettare la mia proposta, uscite subito da casa mia. Non voglio avere niente a che fare con voi!"
Ma uno dei discepoli disse a Khudhu: "O occultista della massima grandezza, cosa accadrebbe se resuscitassi il nostro Maestro e lui toccasse i piedi del nostro ex fratello spirituale?"
Khudhu rispose: "Sono contento che tu lo chiami fratello, ma devi sapere che il tuo Maestro non deve semplicemente toccare i piedi di quest'uomo, ma baciare letteralmente la polvere dei suoi piedi." A questo punto, tutti i discepoli nascosero la testa tra le mani, pieni di vergogna e disgusto. Ma Khudhu continuò: "Nel momento in cui il vostro Maestro tocca la polvere dei piedi di Mihir, il suo ex discepolo riacquisterà la vista e il suo cervello tornerà normale."
Uno dei discepoli disse: "O Khudhu, perché il nostro Maestro deve affrontare questa umiliazione? La nostra supplica non è sufficiente? Non ti basta la nostra preghiera ai tuoi piedi per perdonare il nostro Maestro? Se sei un Maestro spirituale più grande di lui, non dovresti mostrare più compassione di lui?"
Khudhu disse: "Avete ragione. La vendetta non risolve mai nessun problema. Solo la Luce può risolvere tutti i problemi umani. Perdono il vostro Maestro. Lo riporterò in vita e curerò io stesso Mihir. Il più alto Potere spirituale del Supremo punirà a suo modo i poteri inferiori e subordinati. Essi, a loro volta, puniranno quelli ancora più bassi. Dal più alto punto di vista, non ho fatto la cosa giusta, quando ho punito il vostro Maestro. Avrei dovuto permettere al Supremo di trattare con lui a Modo Suo, o almeno avrei dovuto aspettare il messaggio interiore del Supremo prima di agire io stesso. La Divina Compassione e la Luce-Saggezza sono le più alte forme di azione. Solo la Divina Compassione e la Luce della Saggezza possono crescere e sbocciare."
MSR 5. 16 gennaio 1974↩
La discepola rispose: "Maestro, Maestro, questa mattina mia figlia e tre sue amiche sono uscite per un'escursione in macchina e hanno avuto un grave incidente. Tutte e quattro le ragazze, ora sono prive di sensi in ospedale. Il dottore dice che c'è ben poca speranza. Sono venuta a chiederti di salvare mia figlia e le sue tre amiche.
Il Maestro disse: "Snigdha, tu sei mia discepola, mia carissima discepola, e quindi posso cercare di salvare la vita di tua figlia. Ma non voglio essere responsabile della vita delle altre tre ragazze."
"Maestro, cosa penseranno di me le persone quando vedranno che solo mia figlia viene salvata dal tuo potere spirituale? E cosa penserà la gente di te? Non penseranno che entrambi siamo molto cattivi? La gente non penserà che ci prendiamo cura solo dei nostri cari? No, Maestro, devi salvare anche le vite delle altre tre ragazze. Non voglio che tu salvi solo mia figlia. Sono una madre e so cos'è il cuore di una madre. So che se queste tre ragazze muoiono, le loro madri e i loro padri avranno tutti il cuore spezzato. Per il resto della loro vita saranno assolutamente infelici. Perciò, Maestro, per il tuo infinito amore e compassione, per favore usa il tuo potere per salvare tutte le ragazze. E se non vuoi farlo, allora non voglio nemmeno che mia figlia venga salvata. Che vadano tutte in Paradiso. Sono sicura che lì Dio si prenderà cura di loro."
Il Maestro rimase in silenzio e Snigdha si unì alla meditazione. Pochi minuti dopo un altro discepolo entrò piangendo e singhiozzando. Il Maestro chiese informazioni sulla sua sofferenza.
Il discepolo rispose: "Maestro, mio figlio, il mio unico figlio è stato attaccato dal colera. È questione solo di un'ora o due prima che ci lasci per il Paradiso. I medici mi hanno già detto che il suo caso è semplicemente senza speranza. Il cuore di sua madre si spezza per il dolore. Sono venuto qui per il tuo compassionevole aiuto. Molte volte hai salvato i membri della mia famiglia da imminenti calamità. Anche questa volta, salvaci. Per favore, salva mio figlio. Ti sarò grato per tutta la vita!"
Il Maestro disse: "Mi dispiace, Dinesh. Sei mio discepolo, e sarei stato più che pronto a curarti se tu stesso fossi stato attaccato dal colera. Ma tuo figlio non ha accettato la nostra strada. Non si cura nemmeno della vita spirituale. Pertanto, non posso essergli di alcun aiuto."
"Maestro, Maestro, è il mio unico figlio. Ho tre figlie, ma lui è il mio unico figlio. Vuoi dire che devo perderlo? Per favore, non essere così crudele con me! Maestro, sono pienamente consapevole dei tuoi poteri occulti. Per favore, fammi un favore, e questa sarà assolutamente l'ultima cosa che dovrai fare per me. Per favore, salva mio figlio e lascia che io prenda il suo colera. Ho già vissuto una lunga vita, per un vecchio come me partire da questo mondo non significa niente. Ma mio figlio, che ora è nel pieno della sua giovinezza, deve godersi il mondo e offrire il suo obolo al mondo. Maestro, ti prego, per favore concedimi quest'ultimo dono. Fa' che io muoia immediatamente di colera e guarisci mio figlio da questo attacco fatale.
Il Maestro rimase in silenzio. Pochi istanti dopo un giovane discepolo entrò e si inchinò al Maestro.
Era calmo e tranquillo. Il Maestro gli disse: "Mahesh, tu sei la terza persona che è arrivata in ritardo oggi. I primi due avevano seri problemi in famiglia. Cosa ti ha impedito di arrivare in orario?"
"Maestro, anch'io ho un problema serio. Ieri sera mio padre ha avuto un grave ictus. Il suo caso è molto serio, ma lascio il suo destino interamente alla Volontà di Dio e alla tua Volontà. Sono sicuro che tu e Dio farete ciò che è meglio per lui, per la sua anima."
Il Maestro disse: "Mahesh, sono estremamente orgoglioso della tua resa incondizionata. Come vorrei avere più discepoli come te!"
"Maestro, dal momento che ho lasciato ai tuoi piedi il destino di mio padre, dal momento che ho fatto questa resa incondizionata, non vuoi dirmi cosa accadrà? Mio padre sopravviverà o no?"
"Mahesh, figlio mio, perché tanta curiosità? Da un lato vuoi che prevalga la Volontà di Dio e la mia volontà, ma dall'altro sei preso dal desiderio di conoscere la sorte di tuo padre. Non è questa una deplorevole contraddizione?"
"Maestro, hai appena detto che mi sono arreso incondizionatamente e che sono l'unico che ha fatto questo tipo di resa. Senza dubbio ti ho compiaciuto. Maestro, mi ci sono voluti sette lunghi anni per compiacerti a modo tuo. Dato che ti ho compiaciuto in una situazione così grave, non vorresti accettare di compiacere me dicendomi cosa gli succederà?"
"Va bene, Mahesh, appagherò la tua curiosità. Domani tuo padre morirà."
Mahesh immediatamente scoppiò in lacrime e gridò: "Impossibile! Mio padre non può morire! Devi curarlo. Se non lo curi ti lascerò. Non solo: parlerò male di te! Dirò alla gente che mi hai ricattato. Dirò loro che mi hai preso migliaia di dollari con la promessa che mi avresti dato la salvezza e la Realizzazione, e ora che non ho più soldi mi hai gettato fuori dall'ashram!"
I discepoli erano semplicemente scioccati da tutto questo. Un giovane si alzò, afferrò Mahesh e tentò di buttarlo fuori dalla stanza di meditazione. Ma il Maestro lo interruppe.
"Basta basta! Il mio perdono è infinitamente più potente del mio senso di giustizia. Lascia stare Mahesh."
Poi si rivolse a Snigdha, la cui figlia era stata coinvolta nell'incidente d'auto, e disse: "Snigdha, il tuo cuore magnanimo merita una considerazione speciale da parte mia. Salverò tua figlia e le sue amiche con il mio potere occulto e spirituale. Ma ti dico, se tu avessi lasciato il loro destino alla volontà di Dio, sarei stato estremamente felice e orgoglioso di te."
Quindi il Maestro disse a Dinesh: "Vuoi sacrificare la tua stessa vita per salvare tuo figlio. Questo tipo di sacrificio è abbastanza insolito. Dare la propria vita per qualcun altro è davvero molto raro. Sono veramente orgoglioso di te per il tuo sacrificio, e quindi salverò tuo figlio con il mio potere occulto. Ma una cosa voglio dirti: sarei stato infinitamente più orgoglioso di te se avessi offerto alla Volontà di Dio la sorte di tuo figlio."
Alla fine il Maestro parlò a Mahesh. "È infinitamente meglio desiderare sinceramente, che fare una falsa resa incondizionata. Sai che il tuo atto di inganno sarà ridicolizzato da tutti. Ma ti perdono, figlio mio. Arrendersi incondizionatamente è sempre stata la cosa più difficile sulla Terra. Ancora una volta, desidero illuminarti con la mia compassione. Non rinunciare alla vita spirituale solo perché mi hai ingannato oggi, solo perché le persone ti criticheranno per qualche tempo. Sii sincero. Nessuno sforzo sincero finisce nel nulla. In un lontano futuro sei destinato a fare una vera resa incondizionata, perché senza di essa nessun essere umano ha mai raggiunto o raggiungerà mai l'Altezza trascendentale."
Poi il Maestro chiese a tutti i discepoli di avvicinarsi a lui uno per uno per la sua benedizione.
MSR 6. 16 gennaio 1974↩
Gokul scoppiò in lacrime e disse: "Maestro, Maestro, questo non potrà mai accadere! Non potrò mai lasciarti e non ti lascerò mai. Tu sei la mia vita. Tu sei la mia anima. Tu sei la mia meta. Tu sei il mio tutto!"
Il Maestro disse: "Figlio, due leoni non possono vivere insieme in uno solo covo, uno deve andare altrove. Qui non avrai l'opportunità di prosperare."
"Maestro, chi vuole fiorire? Non io! Niente affatto! Sono venuto al mondo solo per servirti, non per eguagliarti. È stato un tuo errore che mi ha permesso di eguagliarti. Ti chiedo davvero di scusarmi, ma non credo realmente di eguagliarti sul piano spirituale!"
"Non mi credi? Non sai che è un grande insulto non credere al tuo Maestro?"
"Maestro, tu sei l'amore del mio cuore. Ti credo in tutto il resto. Solo quando dici che ti ho eguagliato nella vita spirituale ho delle riserve."
"Figliolo, desidero dirti che non credere in tutto ciò che dico e faccio, è altrettanto sciocco che non credere in alcuna delle cose che dico o faccio."
"Maestro, Maestro, per favore non sgridarmi. Ti credo, e crederò implicitamente in tutto ciò che dici e fai."
Il Maestro rivolse a Gokul un ampio e benedicente sorriso.
"Maestro, posso chiederti un favore?"
"Certo, figlio mio. Se è nelle mie capacità, esaudirò senza dubbio il tuo desiderio."
"Maestro, nel tuo ashram ci sono molti che stanno letteralmente morendo dalla voglia di uscire e aprire ashram per te."
"Gokul, non posso permettere ad ognuno di aprire un ashram per me. So qual è il loro livello."
"Maestro, vorrebbero disperatamente aprire dei centri per te e tu non permetti loro di farlo, mentre io desidero solo essere sempre ai tuoi piedi, ma tu vuoi mandarmi ad aprire un ashram... che ironia della sorte, Maestro!"
"Figliolo, c'è una grande differenza tra la richiesta del Maestro a un particolare discepolo di aprire un ashram per lui, e il desiderio del discepolo di aprire un ashram per il Maestro senza il suo permesso. Coloro che aprono un ashram per il Maestro senza il suo esplicito permesso, il più delle volte sono guidati dal loro cieco ego. A nome del Maestro esaltano segretamente il proprio ego e soddisfano furbamente i propri scopi segreti. In questo caso, ti chiedo di aprire un tuo ashram, a tuo nome, e non mio."
"Maestro, in questo caso è infinitamente peggio."
"Niente affatto, figlio mio. So che hai realizzato la più alta Verità, proprio come ho fatto io molti anni fa. Dato che hai realizzato la Verità, sei più che qualificato per gestire un tuo ashram e accendere la fiamma dell'aspirazione in migliaia di sinceri cercatori, come ho fatto io negli ultimi due decenni."
"Maestro, per me aprire un mio ashram e non un tuo ashram, sotto la tua guida, è semplicemente impossibile."
"Mi sembra di capire che sei pronto ad aprire un ashram a 'mio' nome..."
"Non esattamente, Maestro. Ma se vuoi che io faccia una scelta tra aprire di un ashram a mio nome od uno a tuo nome, è inutile dire che accetterò immediatamente di aprire un ashram per te. Ma se vuoi che io scelga tra stare ai tuoi piedi come un cane fedelissimo e lasciare l'ashram per aprirne uno per te, cercherò senza fallo di stare ai tuoi piedi per tutta la vita."
"Figlio, non capisci che se le persone qualificate non offrono il loro servizio a chi ne ha bisogno, questo nostro mondo non sarà mai inondato di Pace e Luce?"
"Maestro, lo capisco perfettamente. Ma l'umano in me è tanto attaccato a te quanto il divino in me è devoto a te. È semplicemente impossibile per me andare a vivere altrove."
"Figliolo, visto che sei così riluttante ad ascoltare la mia richiesta, questa volta ti lascerò andare. Ma ti riporterò tre volte in questo mondo a lavorare per Dio; mentre se questa volta mi ascolti, dovrai lavorare per Dio solo per pochi anni. Perché farò sì che questa incarnazione sia assolutamente l'ultima per te."
"Maestro, è così? Allora sono pronto ad uscire e lavorare per Dio e per te negli ultimi anni della mia vita. Ma devi mantenere la tua promessa che non dovrò tornare nel mondo, poiché ci hai detto che tu non prenderai più incarnazioni. Desidero essere sempre ai tuoi piedi. Ma Maestro, ti dico, come mi è difficile lasciarti, così ti sarà difficile sbarazzarti di me, perché sono il tuo eterno cane!"
"Figliolo, tu non sei il mio cane ma il mio Dio, che non può mai lasciarmi, non importa in quanti modi cerco di farmi lasciare da te. Figlio, non è il discepolo che è in te a non volermi lasciare, ma il Dio sempre affettuoso che è in te che non vuole lasciarmi e non potrà mai lasciarmi. Figlio, arrendermi a te, è vincere su un piano di coscienza infinitamente più alto, ed è rivendicarti come il mio Orgoglio dell'Eternità, il mio Cuore dell'Infinito, ed il mio Sorriso dell'Immortalità."
MSR 7. 16 gennaio 1974↩
"Mascalzone! Cos'hai fatto?"
"Cosa ho fatto, Maestro? Mi sono appena seduto sul tuo letto, solo per un fugace secondo, e per questo sei così sconvolto?"
"Mascalzone! Come ti sei permesso?"
Il Maestro rimuove il lenzuolo e inizia a farlo a pezzi.
"Maestro, Maestro, non strapparlo! Ora vado al negozio e ti compro un nuovo lenzuolo. Lascialo per favore!"
Il discepolo va al negozio e compra un lenzuolo nuovo. Poi lo offre al Maestro.
"Grazie, ma non farlo più."
"Maestro, ci hai detto molte volte che sei lo spazzino e che noi possiamo sempre gettare le nostre impurità dentro di te. Come mai questa volta, quando mi sono seduto sul tuo letto per un secondo, ti sei arrabbiato così? Significa che non prendi davvero le nostre impurità, lo dici solamente..."
"Sciocco! Dico sempre la verità. Ma, ascolta: ogni notte parlo con Dio nel mio letto. Ci sediamo insieme e parliamo, e anche gli dei cosmici siedono sul mio letto. Il mio letto è come un santuario sacro. L'hai contaminato con la tua impurità."
"O Maestro, non sapevo che Dio e gli dei cosmici sedessero sul tuo letto. Mi dispiace di averlo fatto. Ma sono anche orgoglioso di essermi seduto sul tuo letto dove ogni notte siedono Dio e gli dei cosmici! Maestro, puoi punirmi; non importa quale punizione tu voglia infliggermi, sarò felice di accettarla."
Il Maestro diventa furioso. "Non ti darò alcuna punizione, ma non devi più entrare nella mia camera da letto!"
"Maestro, Maestro, dimmi una cosa. Mi sono seduto sul tuo letto, vero. Allora perché vuoi gettare solo il lenzuolo? E le coperte, il cuscino, il materasso?
"Sì, hai ragione. Ma cosa posso fare? Non ho i soldi per sostituirli."
"Allora, Maestro, vado al negozio a prenderti nuove coperte, una nuova federa, un nuovo cuscino, e tutto nuovo."
Il Maestro dice al discepolo, che è un giovane di trentotto anni: "Solo tu puoi fare questo genere di sciocchezze!"
"Sì, Maestro, mi dispiace molto averti creato un tale problema."
Il discepolo esce e compra un cuscino nuovo, coperte nuove, un materasso nuovo, tutto nuovo per il Maestro, e glieli presenta.
"Grazie."
"Prego, Maestro. Ma Maestro, e il letto? Anche lì è entrata la mia impurità, non è vero?"
"Sì, è entrata, ma non ho i soldi per comprare un letto nuovo."
"Oh Maestro, non ti preoccupare. Te ne offrirò uno."
Il discepolo esce e compra un letto nuovo e lo dona al Maestro.
Il Maestro è estremamente felice. Dice: "Ti ringrazio profondamente."
"Maestro, c'è una cosa che non capisco."
"Non capirai mai niente."
"Maestro, è la mia mano che ha toccato il tuo lenzuolo nuovo, il tuo cuscino, la tua federa, le tue coperte, e il tuo materasso. Tutto ciò che appartiene a questo nuovo letto, la mia mano l'ha già toccato una volta. Quindi, Maestro, non sono impuri? Le cose che userai ora sono tutte impure, vero? Come le userai? È solo perché sono nuove?
"No, non è perché sono nuove. Tu sei l'impurità incarnata, specialmente tu. Ma io ho il potere di purificare tutto ciò che tocchi."
"Ma, Maestro, poche ore fa, quando mi sono seduto sul tuo letto, sei diventato furibondo! Avresti potuto purificarlo allora invece di prendere tutte queste cose nuove. Non mi dispiace spendere soldi per te. Al contrario, è un grande onore per me offirti cose materiali. Ma allora avresti potuto facilmente purificare il tuo letto e non avresti dovuto prendere tutte queste cose."
"Vedi, in questo mondo quando uso qualcosa regolarmente, essa incarna la mia coscienza, la mia luce, la mia purezza, il mio potere. Tutto ciò che è divino è incarnato da quella particolare cosa. Ora, ho usato questo vecchio letto negli ultimi quattro anni. Nel momento in cui ti sei seduto sul mio letto, la tua coscienza impura e non divina è entrata nella pura, divina coscienza del letto. Perché dovrei prendermi la briga di purificare il letto? Se tu avessi avuto un po' di rispetto e devozione per me, non ti saresti mai sognato di sederti sul mio letto."
"È vero, prendo le tue impurità, prendo impurità da ogni discepolo. Ma ciò non significa che il discepolo potrà profanare coscientemente e deliberatamente il luogo o la cosa che già incarna la mia solida purezza e divinità. Una cosa è che il Maestro prenda coscientemente e deliberatamente le impurità da un discepolo; un'altra cosa è che il discepolo distrugga deliberatamente, per pura malizia, la purezza dei beni del Maestro."
"Maestro, ti dirò il mio supremo segreto. Avevo un desiderio sincero. Volevo offrirti un nuovo letto, un nuovo lenzuolo, un nuovo cuscino e materasso, e nuove coperte, tutto nuovo, perché pensavo che se avessi accettato la mia offerta tutti ne sarebbero venuti a conoscenza e tutti mi avrebbero apprezzato e ammirato, e sarei stato esaltato nei cieli! Avrei potuto dire: 'Il mio Maestro sta usando il letto che gli ho offerto. È così gentile con me.' Ho pensato che questo sarebbe stato un modo semplice per ottenere apprezzamento e ammirazione dai miei fratelli e sorelle discepoli. Per me spendere pochi dollari non è niente: come sai, Maestro, mi hai benedetto con la ricchezza materiale. Quindi, Maestro, questo è il motivo per cui mi sono seduto sul tuo letto."
"Sciocco! Mi hai deliberatamente ingannato! Quando cerchi di ingannare qualcuno, a volte puoi avere successo e a volte fallire. Ci sei riuscito questa volta con me. Ma se tu fossi stato sincero fin dall'inizio, se mi avessi pregato di accettare da te un letto nuovo, credi che te lo avrei rifiutato? No. Quando sei sincero ottieni non solo quello che vuoi, ma anche qualcosa di più, qualcosa che va oltre la tua immaginazione."
"Maestro, cosa mi avresti dato se fossi stato sincero?"
"Figlio mio, se tu fossi stato sincero fin dall'inizio, avrei detto: 'Questa è una splendida idea. E ti darò il mio letto per uso tuo. Molti dei cosmici, così come Dio stesso, si sono seduti e hanno parlato con me su questo letto. Ora te lo offro con le nostre più profonde benedizioni.’ Quindi, se sei sincero, non solo ottieni quello che vuoi, ma è probabile che tu ottenga qualcosa di infinitamente di più, qualcosa che va ben oltre la tua immaginazione. Sii sincero."
MSR 8. 16 gennaio 1974↩
"Chi vuoi uccidere?" chiese il Maestro.
"Quella nepalese!"
"Cosa ti ha fatto?"
"Incredibile e insopportabile! Frequenta altri uomini. Maestro, tu sai che ci siamo separati qualche anno fa perché non andavamo d'accordo. Ma anche se non siamo più sposati, ci tengo ancora a lei!"
"Ora che sei separato da lei, che diritto hai di occuparti della sua vita personale?"
"Legalmente non ho alcun diritto. Ma moralmente e spiritualmente, sento di averne il diritto."
"Non hai alcun diritto. Sei legalmente divorziato da lei. Tu hai la tua vita e lei ha la sua."
"Ma Maestro, mi addolora così profondamente che lei si incontri con altri uomini!"
"Figlio mio, si è aperto un nuovo capitolo sia nella tua vita che nella sua. Non puoi seppellire il triste passato nell'oblio? Tu dici di avere obblighi morali e spirituali nei suoi confronti. È assurdo da parte tua accarezzare un'idea del genere a questo punto. Lei appartiene a Dio, e anche tu appartieni a Dio."
"Maestro, è vero che io appartengo solo a Dio. Ma lei appartiene a Dio e anche ad alcuni uomini. Non avrei mai saputo che potesse essere così poco-divina. Maestro, perché non la cacci via dal tuo ashram?"
"Se la caccio via, prima o poi dovrò farlo anche con la maggior parte dei miei discepoli, se non tutti. Cacciar via non servirà a niente. Anche cacciare i suoi fidanzati non servirà a niente. Mandar via tutti i miei discepoli, tutti i miei discepoli privi di aspirazione che sono nel mondo emotivo, non servirà a nulla. Tu e lei siete ugualmente colpevoli: lei per la sua vita emotiva e tu per il tuo attaccamento indebito, infondato e irrealistico a lei. Dovresti essere devoto solo a Dio. Non dovresti essere attaccato a nessuno."
"Ma Maestro, ogni mattina lei rovina la mia coscienza. Ogni mattina quando inizio a meditare, lei entra nella mia mente. Cattura tutto il mio essere e rovina tutta la mia aspirazione."
"Lei entra nella tua mente o tu entri tu nella sua coscienza?"
"Ti assicuro, Maestro, è lei che entra in me."
Il Maestro scoppiò a ridere: "Senti da che pulpito viene la predica!"
"Non penso a lei, Maestro. È lei che pensa a me e non riesco a liberarmi di lei. È lei che bussa alla mia porta mentale. Per pura cortesia apro la porta e quando la faccio entrare mi sento completamente perso."
"Sciocco! È la tua cortesia o è la tua debolezza che ti fa aprire la porta e la fa entrare?"
"Maestro, se è la mia debolezza, allora come mai non mi hai dato la forza per superare questa debolezza? Sono stato tuo discepolo per così tanto tempo. Soffro molto della mia vita emotiva, della mia vita di attaccamento."
"Soffri perché non vuoi rinunciare a quel tipo di vita."
"Maestro, è molto facile per te dirmi di rinunciare alla mia vita emotiva e vitale."
"Non dico che sia un compito facile, ma se ci provi puoi farlo."
"Maestro, ci sto provando da così tanto tempo. Ora vedo che non c'è speranza, non c'è scampo per me."
"Figlio mio, la speranza c'è tutta. E non devi scappare. Non sei un ladro. Rafforza la tua vita di aspirazione, ed ecco! tutte le tue debolezze scompariranno."
"Maestro, l'aspirazione è una cosa e la tentazione è un'altra. Per tua grazia ho imparato questo. E sei tu che ci hai insegnato che il potere dell'aspirazione è infinitamente più forte del potere della tentazione. Ma come mai la tentazione vince così spesso? Maestro, mi sembra che tu sbagli nella tua valutazione dell'aspirazione e della tentazione."
"Figlio mio, non sbaglio minimamente. Con il tuo potere di aspirazione realizzi Dio l'Onnipotente. Con il tuo potere di tentazione realizzi esseri umani deboli e mortali. Puoi quindi vedere quale potere è infinitamente più grande."
"Maestro, ora capisco perché dici che il potere dell'aspirazione è infinitamente più grande del potere della tentazione. Ma come mai non mi hai dato il potere di aspirazione in misura enorme, in modo che io possa realizzare Dio l'Onnipotente, l'Onnisciente e l'Onnipresente?"
"Figliolo, il potere dell'aspirazione te l'ho dato. Quel potere sta crescendo in te. A poco a poco la sua capacità sta aumentando. È semplicemente una questione di tempo, e poi la tua aspirazione funzionerà in modo molto potente, a pieno regime.
"Figliolo, il tuo problema non è la tua ex moglie nepalese. Il tuo problema è il tuo attaccamento alla vita di piacere ignorante. Una volta che avrai rinunciato alla tua vita di piacere, che è una vita di distruzione, la vita di soddisfazione busserà alla porta del tuo cuore. Tu non sei il corpo; sei l'anima. Tu non sei l'anima; sei la Meta. Dimentica la coscienza del corpo e diventerai la delizia dell'anima. Ricorda sempre la gioia dell'anima e raggiungerai l'altezza di Dio."
"Allora getterò immediatamente il mio fardello nepalese nel tuo mare di compassione, Maestro!"
"Figliolo, sono così felice che tu lo stia facendo! In cambio ti porterò nel mare dell'Illuminazione a nuotare con me."
"Maestro, sono così felice che realizzerò Dio prima della nepalese."
"Figliolo, dal momento che la tua 'realizzazione che ha a che fare con la nepalese' non finirà mai, come ti aspetti che io ti conceda la Realizzazione di Dio?"
"Maestro, Maestro, perdonami! Ora sono interamente tuo. Non voglio che nessuno si frapponga tra noi."
Il Maestro lo benedisse con tutta la gioia e l'orgoglio del suo cuore e disse: "Anche la nepalese ha il diritto di rivendicare Dio come proprio. Quindi non devi metterti tra Dio e la nepalese."
"No, non lo farò, Maestro. Ti do la mia parola d'onore."
"Figliolo, allora ti assicuro con la mia anima che:
L'Amore di Dio sarà tuo,
La Luce di Dio sarà tua,L'Orgoglio di Dio sarà tuo,
La Perfezione di Dio sarà tua,Tutta tua.
MSR 7. 16 gennaio 1974↩
Un giorno una discepola appartenente al primo gruppo venne dal Maestro piangendo. Il Maestro le chiese: "Kaushiki, cosa ti è successo? Perché piangi così pietosamente?"
Kaushiki disse: "Maestro, oggi il mio cuore è tutto sincerità. Oggi la mia mente è tutta confessione."
"Ma sai che non sono un prete cristiano" disse il Maestro. "Non accetto confessioni. Non credo in quel tipo di confessione."
"Ma Maestro, non credi nell'illuminazione?"
"Certo che ci credo."
"Allora, Maestro, per favore illuminami oggi."
"Certamente ti illuminerò. Dimmi di cosa soffri."
"Maestro, dieci anni fa ho lasciato mio marito per correre molto più velocemente nella vita spirituale. Mio marito ed io avevamo provato a correre insieme, ma non riuscivamo a correre verso la nostra meta alla stessa velocità. Non lo biasimo in alcun modo; semplicemente non ha funzionato bene, anche se abbiamo cercato in tutti i modi di correre insieme il più veloce possibile. Molto spesso ci dici, Maestro, che la vita matrimoniale è una vita di doppia forza e doppia capacità. Una volta che due persone si sposano, hanno quattro occhi, quattro mani, quattro gambe, tutto in doppia quantità. Insieme possono correre più veloci verso la meta. Ma purtroppo a volte capita che due delle quattro gambe si indeboliscano o si feriscano senza una ragione apparente. Le due gambe buone possono simpatizzare pienamente con le gambe deboli; ma arriva un momento in cui le gambe buone perdono tutta la loro empatia, premura e pazienza. Diventano disgustate dalla loro deplorevole situazione e trovano estremamente difficile restare con le gambe difettose. Sentono che questa esperienza dell'unione di due anime può ritardare il loro progresso spirituale verso la Realizzazione ultima. Quindi decidono che la separazione è di gran lunga la soluzione migliore, anzi l'unica, se vogliono correre verso il loro obiettivo piuttosto che condurre una vita di stagnazione."
Il Maestro disse: "Sono così orgoglioso della tua saggezza, Kaushiki, ma come mai stai soffrendo anche adesso? La saggezza che hai condiviso con me in questo momento ha affascinato tutto il mio essere. Sono così contento di te e così orgoglioso di te. Ma dimmi, cosa ti fa piangere così amaramente? Dimmi, e vediamo se posso esserti d'aiuto."
"Maestro, dieci lunghi anni fa ho lasciato mio marito, ma anche adesso non riesco a dimenticarlo. Maestro, come sai non sto in alcun modo incolpando mio marito. Quando le tristi esperienze della nostra vita comune entrano nella mia mente, tutto il mio essere rabbrividisce all'idea stessa dell'unione. Ma ciò che in realtà mi infastidisce ora, è un senso di colpa perché la mia mente vaga, consciamente e inconsciamente, a proposito e a sproposito, su altri uomini. Ora, quando sono in uno stato d'animo profondamente contemplativo, vedo chiaramente che mio marito non era in alcun modo inferiore a questi uomini a cui ora sono interessata. Ma quando sono in una coscienza comune, quando sono tentata dal mondo dei desideri e perdo il senso della discriminazione, sento che il nuovo sarà di gran lunga migliore del vecchio. Non importa quanto buono o superbo possa essere il vecchio, anelo al nuovo. Ma so che il nuovo bisogno, non sempre offre un vero appagamento nella vita.
"Come mai, Maestro, non riesco a conquistare il mio cuore emotivo e la mia mente dubbiosa, il mio vitale distruttivo e corpo letargico? A volte sento di poter andare avanti da sola e correre più veloce come un cervo, e a volte l'insicurezza del mondo intero mi cattura il cuore, e mi arrendo impotente al mondo del diluvio di emozioni!"
Il Maestro benedisse la sua cara discepola e disse: "Apprezzo e ammiro profondamente la tua sincerità. Ora desidero dirti una cosa, mia Kaushiki. È vero che hai lasciato tuo marito perché hai capito che avresti potuto andare più veloce se fossi rimasta sola. Questa è stata la tua realizzazione, e non lo nego. È anche vero che a volte non hai bisogno di nessuno tranne che del tuo Pilota Interiore, il Supremo. Ho ragione?"
"Sì, Maestro, hai ragione al cento per cento. Molte volte nella mia vita durante questi ultimi dieci anni, ho sentito di aver bisogno di una sola persona, che è la mia sicurezza, che è il mio tutto, e questo è il Pilota Supremo nel mio cuore."
Il Maestro disse: "Ora ti dirò perché le tue sofferenze non sono finite. La tua sofferenza non è finita perché la tua mente orgogliosa a volte ti fa sentire che sebbene tu non abbia bisogno di nessuno, il mondo ha bisogno di te. Non vuoi ammirare gli altri, perché senti di avere più qualità positive di loro. Ma segretamente vuoi che gli altri ti guardino e ammirino la tua bellezza, la tua capacità, il tuo amore, la tua devozione, la tua resa a Dio. Da un lato, è al di sotto della tua dignità essere tutt'uno con loro e apprezzarli e amarli. Dall'altro, segretamente, come un mendicante, desideri il loro apprezzamento e ammirazione.
"Io ti dico, figlia mia, in questo mondo, o dai e prendi, o non dai e non prendi. Se vuoi apprezzamento e ammirazione dal mondo, se ritieni che sia l'unico modo per essere felice e rendere la tua vita significativa e fruttuosa, allora devi anche dare apprezzamento e ammirazione al mondo. Se invece non vuoi dare al mondo alcuno dei tuoi apprezzamenti, e allo stesso tempo non aneli ad avere alcun apprezzamento dagli altri, allora arriverai a sentire che Dio è tutto per te e che tu sei tutta per Dio. Non hai bisogno di alcun essere umano che ti dia gioia o che riceva gioia da te. Dio solo è la tua gioia e tu sei la gioia di Dio. Allora, ti dico, non soffrirai mai di tentazioni e frustrazioni."
"Ci sono due modi per raggiungere la Meta: attraverso l'accettazione totale oppure attraverso il ritiro cosciente, purificato e illuminato, il ritiro dal mondo dei sensi. Ritiro non significa autodistruzione. È solo dal tumulto emotivo che ci ritireremo. Non lo faremo per paura, non per disgusto, non per senso di smarrimento, ma per una scelta consapevole, purificata e illuminata. Questo è un modo per raggiungere la Meta; e l'accettazione totale è l'altro. Quindi, figlia mia, fai la tua scelta."
Revisione della traduzione: agosto 2023
MSR 10. 22 gennaio 1974↩
From:Sri Chinmoy,Il Maestro si arrende, Vishma Press, New York, 1974
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