Satyagraha: lo zelo per la verità

Ci sono due parole, satya e agraha. Sa­tya è la verità e agraha è il desiderio di seguire i principi della verità, il proprio zelo per la conoscenza della verità. Se uno è entusiasta e desideroso di seguire i principi della verità, allora è satyagraha. A volte in India, i lavoratori delle fabbri­che scioperano perché sono scontenti dei loro capi, o alcuni individui che sono di­sturbati dalle politiche del governo di­giunano per diversi giorni per raggiun­gere i propri scopi. Quindi dicono che stanno seguendo la satyagraha.

Ci sono due parole nella vita del Ma­hatma Gandhi: ahimsa e satyagraha. Le persone confondono sempre questi due termini, ma essi non sono affatto la stes­sa cosa. Ahimsa è la nonviolenza. Abbia­mo sempre a cuore l'ahimsa, perché Dio è tutto amore. Dentro di noi ci sono mol­te cose contro cui dobbiamo combattere. Dobbiamo combattere contro l'ignoran­za, il dubbio, la paura, le preoccupazioni e le ansie perché queste cose interior­mente ci ostacolano. Ma la lotta esterio­re, dal punto di vista spirituale, dovrebbe essere evitata.

Di nuovo, può essere Volontà del Su­premo che combattiamo esteriormente, come quando il Signore Krishna chiese ad Arjuna di combattere per sradicare l'ignoranza. Ma il combattimento è ne­cessario solo in occasioni speciali, quan­do è la specifica Volontà di Dio. In gene­rale, non dovrebbe esserci violazione dell'autorità, perché questo distrugge il nostro equilibrio interiore. Qui non mi schiero in politica, né mi riferisco a con­flitti specifici in luoghi specifici. No, è dal punto di vista puramente spirituale che vi dico questo.

Quando cerchiamo di seguire la verità creata dall'uomo, sentiamo di dover giu­stificare questa verità con la nostra men­te razionale. Qualcuno dirà che il suo sti­pendio non è abbastanza alto; quindi se­condo la sua verità, sente che dovrebbe scioperare per ottenere salari più alti. In questo modo, si atterrà alla propria ve­rità. Ma chissà se la sua richiesta è giu­stificata o meno? Ma nella vita spirituale, quando si parla di satyagraha, ha un si­gnificato diverso, si riferisce alla verità spirituale. Qui pensiamo al divino cerca­tore che, con costante gioia interiore, cammina sulla via della verità e dedica tutta la sua vita alla verità.

Nel satyagraha ordinario, cerchiamo di ottenere la verità con le buone o con le cattive. Continueremo a digiunare, o faremo sciopero, e in questo modo cer­cheremo di portare a termine la cosa. Ma il vero satyagraha, dal punto di vista spi­rituale, non è così. Lì vogliamo vedere la verità attraverso la resa alla Volontà di Dio. Il cercatore vuole perseguire la ve­rità, ma mentre persegue la verità sente la necessità di arrendersi alla Volontà di Dio. Sente che è la Volontà di Dio che gli sta dando la capacità di seguire la via della verità, ed è la Volontà di Dio che gli darà la capacità di vedere la verità.

Nel satyagraha ordinario, l'individuo vive ventiquattr'ore al giorno senza la verità, ma per soddisfare le esigenze del suo fisico, vitale e della sua mente, vuole mostrare al mondo che sta seguendo il sentiero della verità e offrendo luce al mondo. Questo non è affatto spirituale. Ma nel satyagraha spirituale, si vede la verità e si anela ad essere la verità stessa; si vuole soltanto essere il tedoforo della verità. Poi ci si attiene alla verità e si offre la propria vita alla verità. Non si supplica Dio per la realizzazione dei pro­pri desideri. Ci si arrende e si dice a Dio: "Se è Tua Volontà, fai tale cosa per me. Se non è Tua Volontà, non farla. Voglio solo appagarti."

Quindi nella vita spirituale, satyagra­ha significa resa, totale e devota, alla Vo­lontà della Verità, e questa Verità è Dio. Il nome di Dio è Verità. Come possiamo ottenere la Verità? Non per forza, non per coercizione, ma solo per aspirazione costante e resa costante alla Volontà del­la Verità, alla Volontà di Dio.

From:Sri Chinmoy,Mahatma Gandhi: il cuore della vita, Agni Press, 1994
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