Quando mio zio era vivo, tante volte pregò mio padre di smettere di fumare per il bene della sua salute. Mio padre non ascoltava le sue ripetute richieste. Ma il giorno in cui mio zio morì, mio padre disse: "Che tipo di amore ho per lui se non riesco a smettere di fumare?" Quel giorno smise di fumare per sempre. Non toccò mai sigarette o narghilè indiani.
Tra i miei fratelli e sorelle, nessuno era interessato al fumo. Uno dei nostri servitori istigò Mantu a fumare. Mantu era fuori, seduto su un'altalena. Dopo aver inalato il fumo di sigaretta per alcuni secondi, la testa del mio povero fratello iniziò a girare. Cadde dall'altalena e si fece male. Il suo occhio destro era gravemente danneggiato.
Quando mia sorella maggiore, Arpita, scoprì che Mantu fumava e che era caduto e si era fatto male, gli ordinò di entrare in casa. Lo portò in una delle stanze e chiuse la porta dall'interno. Poi iniziò a picchiarlo a sangue. Mantu piangeva e piangeva. In confronto all'altezza di Mantu, era come una nana! Lui era molto più forte di Arpita, ma per rispetto della sorella maggiore non reagì. Doveva accettare le sue percosse. Poi ha giurò che non avrebbe mai più fumato. Quella fu la sua prima e ultima volta in cui fumò.
Fortunatamente, io non ho mai voluto fumare. Quando vidi il destino di mio fratello per mano di mia sorella, dissi: "Chi vuole essere picchiato?" È così che ho imparato la lezione sul fumo nella mia vita.From:Sri Chinmoy,Mio fratello Chitta, Agni Press, 1998
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