Un venerdì sera, quando mio padre era tornato dalla città, mi vantavo di aver imparato ad arrampicarmi sul mango in giardino. Lui non mi credeva, così volevo dimostrargli che potevo farcela. Presi un grosso machete e corsi in giardino. Volevo arrampicarmi sull'albero e tagliare un piccolo ramo dalla cima per mostrarglielo.
Non appena salii in cima, la prima cosa che feci fu tagliarmi un grosso tendine al polso. Mi misi a piangere e il servo che mi aveva seguito nel giardino si arrampicò e mi portò da mio padre. Mio padre era sempre calmo e tranquillo; la qualità della sua anima era la pace. Ma questa volta era così sconvolto che mi schiaffeggiò. Poi disse a Chitta, Mantu, ai domestici e al cuoco di correre tutti a chiamare un dottore. C'erano tre o quattro medici nel villaggio, così disse: "Chiunque trovi uno dei dottori per primo, lo porti qui!" Quando arrivò un dottore, disse che non era così grave. Ma mio padre era sconvolto perché sanguinavo copiosamente.
Mai, mai mio padre si arrabbiò con me. Riceveva da mia madre sul mio comportamento tutti i tipi di lamentele, ma era così indulgente con me e si schierava sempre dalla mia parte. Non mi ha mai picchiato, mai tranne quella volta.From:Sri Chinmoy,Mio fratello Chitta, Agni Press, 1998
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