Quando preghiamo, cerchiamo di elevare la nostra coscienza all'Altissimo. Proviamo a salire. In quel momento non guardiamo avanti, indietro o di lato. La nostra intenzione è solo quella di salire. Quando meditiamo, tuttavia, copriamo in lungo e in largo il mondo con la nostra coscienza. In quel momento siamo come un uccello che dispiega le ali e vola nel cielo. Quando meditiamo, diffondiamo la nostra coscienza sempre più ampia e raggiungiamo l'Altissimo. Ma la preghiera non è così. È a una punta, come una freccia che sale. C'è un'attenzione concentrata nella nostra preghiera, mentre quando dispieghiamo le nostre ali in profonda meditazione, entriamo nella realtà con un cuore ampio.
La realizzazione deve avvenire non solo nell'individuo ma anche nella collettività. Molto spesso preghiamo per la nostra salvezza. Ma quando meditiamo, non lo facciamo. Quando meditiamo, la nostra coscienza si allarga. Inconsciamente o consciamente cerchiamo di portare il mondo intero nel profondo della nostra meditazione. Poi, quando raggiungiamo l'Altissimo, sentiamo di aver portato con noi il mondo intero. La nostra meditazione è come un transatlantico che può ospitare molte persone. Ma possiamo anche andare alla Meta in una barchetta con la nostra preghiera. Con la preghiera la maggior parte delle volte vediamo che solo l'individuo può andare a destinazione in modo mirato. Con la meditazione può andare la collettività. La preghiera fondamentalmente coinvolge 'me' e 'mio'. Ma quando meditiamo, la nostra coscienza si espande e abbraccia il mondo intero.From:Sri Chinmoy,Cinquanta Battelli-Libertà verso una Sponda d'Oro, parte 6, Agni Press, 1975
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