Un dono progressivo di sé e una fiducia assoluta in Dio possono facilmente sfidare la forza dell'impossibilità nel proprio cammino spirituale.
Marcia avanti di soli tre passi e Dio è vinto. Ora quali sono i tre passaggi? Il primo passo è l'aspirazione. Il secondo passo è il dono di sé. Il terzo passo è confidare in se stessi, confidare nel Divino.
Nelle prime fasi della pratica spirituale, lasciare tutto al Divino e pensare che lo sforzo personale non sia necessario è ballare prima di poter camminare.
La Tapasya [disciplina intensa o austera] dice all'aspirante: "Ti farò vedere Dio." La resa dice all'aspirante: "Ti farò vedere da Dio."
La fede è l'unica chiave che sia la Tapasya che la Resa possiedono per aprire la porta di Dio.
In ultima analisi, nessuna distinzione può mai essere fatta tra Tapasya e Resa. La resa, quando è completa ed efficace, è il risultato e nient'altro della più ardua Tapasya.
Più completa è la resa dell'aspirante, più luminoso è il sorriso del suo essere psichico.
La resa è affettuosamente influenzata dall'essere psichico. La Conoscenza è coraggiosamente influenzata dalla Volontà.
La resa è la rete più adatta per intrappolare il Divino. È allo stesso tempo saggezza e potere in azione.
L'obbedienza spontanea è il guscio. La resa consapevole è il riso.
La resa esigente dice a Dio: "Padre, io ti guardo. Sii felice di guardarmi. Guardiamoci l'un l'altro." La resa devota dice a Dio: "Padre, non ho bisogno di guardarti. Tu guardami e basta. Questo funzionerà."
Ci sono tre modi per soddisfare il bisogno di un'anima: o l'aspirante si fa avanti per vedere il Divino; o il Divino si fa avanti per farSi vedere dall'aspirante; o sia l'aspirante che il Divino avanzano simultaneamente l'uno verso l'altro.
Quando l'aspirante affama amaramente la sua mente piana di interrogativi e nutre sontuosamente la sua resa, Dio dice: "Il tempo è maturo. Vengo."
La resa non può mai essere una conquista di un giorno. Allo stesso modo la realizzazione, una volta raggiunta, non è una meraviglia di un giorno.
Sebbene la regolarità nella pratica spirituale possa sembrare meccanica, è una benedizione costante dall'Alto e mostra lo sviluppo di una certa forza interiore.
Vedere Dio solo durante la tua resa in meditazione è dichiarare che Dio è assente da te più di quanto sia presente.
La vera meditazione ha libero accesso all'Essere interiore. La vera autoconsacrazione ha libero accesso alla giusta coscienza e attitudine.
Quando la mente e il vitale chiudono gli occhi per sempre, la resa, la forza interiore, apre gli occhi per sempre.From:Sri Chinmoy,Il Respiro dell'Eternità, Sri Chinmoy Lighthouse, 1972
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