La spiritualità è una fuga dalla realtà? No, mai! Chi scappa? Colui che sente di aver fatto qualcosa di sbagliato. Colui che sente che il mondo interiore o il mondo esteriore hanno motivo di punirlo. Un ladro vuole scappare perché ha rubato qualcosa, ma il cercatore aspira sempre a fare la cosa giusta. Un cercatore che alla fine diventerà un santo non ruba nulla a nessuno. Sta pregando per far discendere Pace, Luce e Beatitudine in misura infinita.
Chi sente che la sua realtà è insufficiente, insignificante, cercherà di fuggire dalla realtà stessa. Ma la vera Realtà è onnipervadente; nessuno può sfuggire a quella Realtà. L'irreale in noi vuole fuggire dal reale in noi. L'irreale in noi vede i suoi difetti, le sue deficienze, i suoi limiti; quindi, cerca di fuggire dalla vasta Realtà-esistenza. Ma l'irreale in noi purtroppo non sa che la vera Realtà è onnipervadente; ha un'esistenza onnipresente.
L'animale in noi vuole divorare l'umano in noi. Sente che divorando l'umano in noi può raggiungere la soddisfazione. L'umano in noi dubita dell'esistenza della luce divina; quindi, cerca di sfidare la divinità dentro e fuori di noi. Sente che sfidando la divinità e dubitando, sospettando e ignorando la divinità può trarre soddisfazione. Questa idea è assurda. Come è impossibile per l'animale in noi distruggere totalmente l'umano in noi, così l'umano in noi non può dubitare per sempre, non può rovinare per sempre il brillante fulgore della luce divina dentro di noi. L'umano in noi non sarà mai distrutto dall'animale perché l'umano in noi sta piangendo per qualcosa di superiore, per la luce superiore, per la pace interiore. Naturalmente un giorno, immancabilmente, l'umano in noi sarà inondato di luce superiore e di pace interiore. E l'umano in noi non potrà dubitare o rovinare per sempre la purezza della divinità dentro di noi, proprio perché la divinità dentro di noi è infinita, eterna e immortale. L'umano in noi prima o poi si arrenderà al divino che è in noi, proprio come l'animale in noi deve arrendersi all'umano che è in noi.
La vera spiritualità deve accettare il mondo così com'è. Se la spiritualità vuole aspettare il miglioramento del mondo o se la spiritualità vuole un mondo migliore in cui offrire la sua luce, allora la spiritualità dovrà aspettare per tutta l'Eternità. Ma la spiritualità in noi è saggia. Non aspetta. Sa che il mondo si sta evolvendo e progredisce. Ogni individuo sta progredendo. Alcuni stanno progredendo lentamente, mentre altri stanno progredendo velocemente e altri ancora stanno progredendo molto, molto velocemente. Colui che ha intenso un pianto interiore correrà naturalmente velocissimo.
Dobbiamo accettare il mondo e cambiare il volto del mondo, trasformare il mondo del desiderio nel mondo dell'aspirazione e trasformare il mondo dell'aspirazione nel mondo dell'illuminazione e della perfezione. Noi dobbiamo sempre cantare il canto dell'accettazione. Dobbiamo cantare il canto dell'accettazione dentro il corpo, dentro il vitale, dentro la mente, dentro il cuore. Tutto ciò che ci è dato da Dio, l'Autore di ogni bene, deve essere utilizzato correttamente, per servirLo nel Suo proprio Modo. Se cantiamo l'altro canto, che chiamiamo il canto della rinuncia, dobbiamo essere estremamente attenti. La rinuncia è una parola molto complicata e una parola molto significativa nella nostra terminologia spirituale. Negli ultimi quattromila anni i cercatori indiani e alcuni dei Maestri spirituali indiani hanno cantato il canto della rinuncia. Se cominciamo a rinunciare, scopriremo presto che non c'è niente in noi a cui non dobbiamo rinunciare alla fine per raggiungere la soddisfazione. Oggi sentiamo che il nostro corpo è imperfetto e ignorante; quindi, rinunciamo al corpo. Domani sentiremo che il nostro vitale è aggressivo e non divino, quindi cercheremo di rinunciare al vitale. Dopodomani sentiremo che la nostra mente è senza luce, impura, oscura, e rinunceremo alla mente. Il giorno dopo vedremo che il nostro cuore è molto debole; non può resistere alla tentazione; perciò, rinunceremo al cuore. In questo modo rinunceremo a tutto ciò che rivendichiamo come nostro. Ma se rinunciamo a tutto ciò che abbiamo o a ciò che interiormente siamo, come faremo a vedere il volto della soddisfazione? È semplicemente impossibile. Ecco perché dobbiamo camminare lungo l'altra strada, la strada dell'accettazione.
Dobbiamo sapere che abbiamo un'anima, che è una scintilla della Divinità più elevata, dentro di noi. Quest'anima ha luce in misura illimitata e quest'anima dimora nei più intimi recessi del nostro cuore. Grazie alla nostra aspirazione possiamo sentire la luce dell'anima nel nostro cuore, e dal cuore possiamo far scendere la luce dell'anima nella mente; dalla mente possiamo portarla nel vitale e dal vitale nel fisico.
Un cercatore è colui che vuole compiacere Dio, che vuole compiacere il reale in se stesso, che vuole fare la cosa prioritaria per prima. La prima cosa è amare Dio e compiacerLo. Il reale in noi è Dio e nessun altro. Accettando ciò che abbiamo in questo momento e ciò che rappresentiamo sulla terra, alla fine realizziamo la divinità dentro di noi e la realtà dentro di noi.
Ora abbiamo due vite, la vita del desiderio e la vita dell'aspirazione. La vita-desiderio sente che l'appagamento dei sensi, purificati o meno, è tutto. La vita di piacere è tutto per la vita di desiderio. Per la vita-aspirazione, la vita-piacere non è tutto. Al contrario, non è assolutamente nulla. La vita della gioia è tutto. La vita-piacere è qualcosa che ci costringe segretamente a negare la vera Realtà in noi. La vera Realtà è l'unità onnipervadente e inseparabile. La vita di gioia ci insegna apertamente come stabilire un'unità inseparabile con il mondo in generale. Nella vita di piacere incombe costantemente il senso di separatività. Il piacere è nella limitata esistenza terrena. E la gioia è nell'illimitata esistenza libera del Cielo.
Quando un cercatore inizia a pregare e meditare, consciamente o inconsciamente, sente la necessità della vita-aspirazione. Molte volte un cercatore prega e medita inconsciamente; quindi, non marcia continuamente, a volte si ferma. Ma quando diventa cosciente, cammina o corre sempre lungo la strada, ventiquattr'ore su ventiquattro. E vede dentro di sé una vita diversa, non una vita umana, che abbraccia sessanta, settanta o ottanta anni, ma una vita che trascende sia la vita umana che la morte umana. Quando il cercatore inizia a camminare consapevolmente lungo la strada dell'Eternità, lentamente, costantemente e infallibilmente, raggiunge la sua Meta prefissata.
Quando il cercatore raggiunge ila sua Meta, con sua grande sorpresa scopre che la sua Meta non è altro che un nuovo punto di partenza. Come mai? La sua fame interiore è aumentata. La vita che ha visto ed è divenuto non gli basta. Ha bisogno di più luce, abbondante luce, infinita Luce. Quando un bambino è all'asilo, la sua destinazione è la scuola elementare. Quando è alle elementari, la sua destinazione è il liceo. Quando è al liceo, la sua destinazione è il college. E quando è al college, la sua destinazione è l'università. Quando termina il suo corso universitario, non è ancora soddisfatto, nonostante abbia una laurea magistrale o un dottorato di ricerca, perché sa che non c'è fine al suo sapere. Vuole scoprire di più sul mondo: più verità, più conoscenza. Sa che non c'è fine alle cose che può imparare. Questo succede nella vita comune, la vita della conoscenza umana. Nella vita della saggezza divina, che è infinitamente più potente, che tratta dell'Eternità, dell'Infinito e dell'Immortalità, si deve essere continuamente uno studente. Come il grande filosofo Socrate dobbiamo diventare eterni studenti.
La vita spirituale è la vita dell'amore e della soddisfazione. L'amore che otteniamo dalla nostra vita spirituale è l'amore che cresce, risplende e scorre. A differenza dell'amore umano, che strangola e viene strangolato mentre cerca di possedere qualcosa o qualcuno, l'amore divino cresce e sboccia continuamente dentro di noi. L'amore divino è un fiore; la sua offerta è il suo profumo. Quando il cercatore annusa la fragranza, sente che il suo essere interiore è purificato e la sua esistenza esteriore è purificata.
La soddisfazione può essere raggiunta in due modi: attraverso la distruzione e attraverso la perfezione. L'animale in noi e l'umano in noi cercano di trarre soddisfazione dalla distruzione. L'umano in noi vuole divorare il mondo della realtà. L'umano che è in noi inventa bombe per distruggere il mondo e quindi sia l'animale che l'umano sentono che avranno soddisfazione. Ma il divino in noi sa che la soddisfazione, la vera soddisfazione, non si ottiene mai distruggendo la realtà. Di fatto, la vera Realtà non può mai essere distrutta. Non solo è onnipresente, ma è anche onnipotente. Il divino trova invece soddisfazione nel perfezionare la realtà limitata che scopre qui sulla terra. Solo così si può ottenere la soddisfazione divina, la soddisfazione duratura.
Il mondo è il Sogno di Dio. E il Sogno di Dio e la Realtà di Dio sono inseparabili. Dio non può esistere solo con la Sua Realtà, senza avere un Sogno. Di nuovo, non può esistere solo con il Suo Sogno. Il Suo Sogno e la Sua Realtà sono come la Sua Anima e il Suo Corpo. Il Corpo, diciamo, è la Realtà e l'Anima è il Sogno. Il Sogno cosmico corre costantemente, vola, si tuffa su piani inesplorati. Ha stretto amicizia con l'Infinito, l'Eternità e l'Immortalità. La Realtà cosmica è statica; contiene la Visione cosmica. È come un ballerino che ha bisogno di qualcosa su cui stare in piedi per ballare. Dio ha bisogno della Realtà per compiere il Gioco cosmico, che è la manifestazione della Sua Visione o Sogno cosmico.
Spiritualità e realtà sono inseparabili. La spiritualità è il cielo dentro di noi e la realtà è il mare dentro di noi. Nella coscienza del cielo riceviamo il messaggio della gioia. Quando la gioia entra nella libertà, vediamo che la libertà è diventata il Volto del Supremo trascendentale. Quando la libertà entra nella gioia, vediamo che la gioia è diventata il Sorriso del Supremo trascendentale. Ogni cercatore ha dentro di sé la vita di libertà e la vita di gioia. Quando pratica la preghiera, la concentrazione e la meditazione, presto sorge il giorno in cui scopre di essere stato eternamente proprio ciò che ha cercato a lungo. Quando la sua barca di sogno lo porta sulla sponda della Realtà, vede che quella sponda della Realtà non è altro che la sua stessa Realtà dimenticata.
AUM
EBJ 7. 9 giugno 1975, 15:00.↩
From:Sri Chinmoy,Viaggio verso la Terra e viaggio verso il Cielo, Agni Press, 1975
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